carlo de benedetti

GEDI D’ARGILLA – VI RICORDATE DELL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA SULLE BABY PENSIONI DEL GRUPPO DI “REPUBBLICA”? I MAGISTRATI SONO PRONTI A CHIEDERE IL RINVIO A GIUDIZIO PER I DIRIGENTI E PER LA SOCIETÀ, ALL’EPOCA GUIDATA DALLA FAMIGLIA DE BENEDETTI – LE ACCUSE SONO PESANTISSIME: SI VA DALLA TRUFFA AGGRAVATA AI DANNI DELLO STATO PER AVER INDOTTO IN ERRORE L'INPS, ALL'ACCESSO ABUSIVO A SISTEMA INFORMATICO ALLA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DA REATO. PER “MASSIMIZZARE I PROFITTI” L'AZIENDA AVREBBE MANDATO IN PENSIONE DIPENDENTI CHE NON NE AVEVANO DIRITTO, ANCHE SOTTO I 55 ANNI

Fabio Amendolara e François De Tonquédec per “La Verità”

 

carlo de benedetti 2

Le brutte notizie per il gruppo Gedi non finiscono mai. Mentre i suoi giornalisti sono impegnati a cercare di esorcizzare la vittoria annunciata della destra alle prossime elezioni, la magistratura è pronta a chiedere il rinvio a giudizio per i suoi dirigenti e per la stessa società.

 

La Procura di Roma ha notificato nelle ultime settimane avvisi di chiusura delle indagini a decine di dipendenti o ex dipendenti di Gedi, editore, tra gli altri, della Repubblica, della Stampa e del Secolo XIX, quando era guidato dalla famiglia De Benedetti (sino a fine 2019, quando è stato ceduto alla Exor della famiglia Agnelli-Elkann).

 

SEDE GRUPPO GEDI

Le accuse sono pesantissime ed erano state anticipate tra dicembre e gennaio da questo giornale: si va, a vario titolo, dalla truffa aggravata ai danni dello Stato per aver indotto in errore l'Inps, all'accesso abusivo a sistema informatico alla responsabilità amministrativa da reato (per cinque aziende della holding), ai sensi del decreto legislativo 231.

 

Per «massimizzare i profitti» l'azienda avrebbe mandato in pensione dipendenti che non ne avevano diritto, anche sotto i 55 anni. Il 9 dicembre scorso il gip di Roma Andrea Fanelli, ha ordinato di «congelare» il presunto corpo del reato ovvero l'illecito profitto che Gedi avrebbe conseguito grazie all'abbattimento del costo del personale quantificato dai pm in 38,9 milioni di euro.

 

carlo de benedetti in collegamento

Denari che il giudice ha fatto cercare nelle casse di Gedi (12,8) e di altre aziende della holding (la concessionaria pubblicitaria Manzoni -8,7-; Elemedia -3,6; Gedi news network -6,4-; Gedi printing -7,4-). All'epoca il gruppo ha aperto in tutta fretta un conto ad hoc per evitare l'aggressione ai beni immobili dei quattro principali indagati: l'ex ad del gruppo Monica Mondardini (attuale amministratore delegato del gruppo Cir), il capo delle risorse umane Roberto Moro, il suo vecchio vice Romeo Marrocchio (poi passato al Sole 24 ore), il direttore generale della divisione Stampa nazionale Corrado Corradi (ora, stando al suo profilo Linkedin, ad e direttore generale di Gedi news network).

 

monica mondardini carlo de benedetti

Nel decreto di sequestro erano elencati i 101 indagati (due nel frattempo erano deceduti), tra presunti prepensionati a sbafo (80, compresi 16 dirigenti), manager accusati di truffa (17), sindacalisti ritenuti complici (almeno sei, per lo più della Cgil), funzionari Inps sospettati di infedeltà (due) e altre figure minori (due). Dall'avviso di chiusura delle indagini si capisce che le accuse non sono cambiate e adesso tutti i personaggi coinvolti rischiano il processo. Dopo aver ricevuto la notifica gli indagati hanno tempo 20 giorni per farsi interrogare o presentare memorie.

 

Ma visto il periodo estivo i termini si sono allungati. Al termine di tutte le notifiche il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall'Olio chiederanno, salvo cataclismi, il rinvio a giudizio per la maggior parte delle persone coinvolte.

 

RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI

Le frodi sarebbero state, stando alla ricostruzione degli inquirenti, fondamentalmente quattro: fittizi demansionamenti di dirigenti a quadro per fargli ottenere i requisiti previsti dalla normativa di settore per i prepensionamenti; illeciti riscatti di annualità (a spese dell'azienda) asseritamente lavorate, per le quali non risultavano i relativi versamenti contributivi (i libretti di lavoro sarebbero stati truccati); utilizzo come collaboratori esterni, nelle stesse società del gruppo, di dipendenti prepensionati in quanto falsamente indicati come esuberi; trasferimenti di personale eseguiti (in svariati casi solo «cartolarmente») per poter accedere «indebitamente» agli scivoli previsti per la sede/società di destinazione.

 

Mondardini

Nello specifico, «le investigazioni della polizia giudiziaria», sostiene l'accusa, avrebbero consentito di raccogliere «gravi indizi» nei confronti di 83 presunte posizioni illecite, così distinte: 16 dirigenti fittiziamente demansionati; 44 dipendenti che hanno illecitamente riscattato periodi contributivi; 20 dipendenti fittiziamente trasferiti/transitati; tre dipendenti prepensionati che hanno continuato il rapporto di lavoro come collaboratori esterni.

 

L'innesco ai prepensionamenti considerati illeciti era stato raccontato agli inquirenti da Michela Marani, responsabile del controllo di gestione del gruppo: «Intorno al 2007/2008, in concomitanza con una progressiva riduzione dei margini del gruppo, gli azionisti De Benedetti (ingegner Carlo e Rodolfo) hanno chiesto all'allora vertice aziendale [] di individuare una serie di interventi, prevalentemente sui costi, volti a preservare la marginalità del gruppo». La decisione finale «di procedere con i prepensionamenti veniva presa direttamente», sempre secondo la teste, «dalla Mondardini».

 

carlo de benedetti

E in occasione della discussione finale del documento di budget, raccontò la testimone, «era presente anche la proprietà». In quell'occasione sarebbe stato illustrato l'intero piano di ristrutturazioni: compresa la parte sulla riduzione del costo del lavoro, compresi i prepensionamenti. Ma i De Benedetti, che non risultano indagati, non sarebbero stati messi a conoscenza degli escamotage illeciti.

 

corrado corradi foto di bacco

Per i magistrati a inchiodare la Mondardini ci sarebbe un'intercettazione ambientale del 12 luglio 2018, captata all'interno di un ristorante romano. Al tavolo, oltre all'ex ad di Gedi, ci sono anche il direttore generale Corradi, il capo del personale Moro e l'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro. L'analisi degli investigatori è questa: «È sembrata proseguire la direzione, di fatto, del gruppo Gedi, da parte della Mondardini, eseguita per il tramite del direttore generale Corradi e del responsabile delle risorse umane Moro, anche dopo la nomina del nuovo amministratore delegato Laura Cioli». È Mondardini a raccontare la genesi del parere pro veritate redatto dal professor Arturo Maresca e depositato insieme alle memoria difensiva di Gedi e della stessa Mondardini.

 

RODOLFO DE BENEDETTI MONICA MONDARDINI JOHN ELKANN

Stando a quanto riportò ai commensali Mondardini, Maresca avrebbe affermato: «Dottoressa questi sono artifizi... alcuni sono artifizi... perché voi dovevate trasferirli fisicamente». Mondardini continuò a raccontare come si svolse la conversazione con il prof: «Gli ho detto: professore, la magistratura prudente, a tal punto che se non c'è proprio nulla... mobilitano 103 finanzieri?».

 

E sempre riferendosi alla chiacchierata con Maresca, aggiunse: «Si siede e mi dice: "Beh certo dottoressa, bisognerebbe dimostrare che tutto questo personale sia trasferito". Ho detto: "Perché, lei crede che io sarei qui se fossero trasferiti realmente?"». Parole che devono essere apparse agli inquirenti come una confessione.

Monica Mondardini

Ultimi Dagoreport

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?