luciano cirina philippe donnet generali

GENERALI, COSE MAI VISTE - LUCIANO CIRINÀ CON UN COLPO A SORPRESA SI CANDIDA ALLA GUIDA DELL’AZIENDA TRADENDO IL SUO CAPO DONNET; ANZI, SFIDANDOLO A DUELLO NELL’ASSEMBLEA PIÙ CALDA MAI VISTA SINORA - DA LUNEDÌ CIRINÀ, SENZA LASCIARE IL SUO POSTO ATTUALE, ANDRÀ A SPIEGARE AGLI INVESTITORI COME SI PUÒ GESTIRE UNA COMPAGNIA COME GENERALI MEGLIO DEL SUO CAPO. AVENDO CONTRIBUITO, NEI MESI SCORSI, A PREPARARE IL PIANO INDUSTRIALE CON CUI DONNET SI È RICANDIDATO A GUIDARE IL LEONE...

Giovanni Pons per “la Repubblica”

 

LUCIANO CIRINA

Sarà una disfida tra assicuratori e rugbisti ma anche tra Italia e Francia. Il derby tutto interno alle Generali che si sta profilando in vista della prossima assemblea ha un qualche cosa di unico e forse di un po’ anomalo, come d’altronde è spesso accaduto in quel di Trieste.

 

Il numero tre della lista di successione interna, Luciano Cirinà, triestino Doc e con le polizze Generali che scorrono nel sangue, con un colpo a sorpresa si candida alla guida dell’azienda tradendo il suo capo francese e, anzi, sfidandolo apertamente a duello nell’assemblea più calda mai vista sinora nella città giuliana. C’è materia per gli sceneggiatori che potrebbero inquadrare Trieste non solo come storico ponte di collegamento con l’Austria e l’Est Europa, ma anche spartiacque decisivo nella battaglia per il controllo dei gangli finanziari del paese.

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

 

Vent’anni fa, sempre a Trieste, si parlava ancora di finanza laica, impersonificata dalla Mediobanca di Enrico Cuccia, e finanza cattolica il cui esponente di spicco è sempre stato Giovanni Bazoli. Ma nella realtà di oggi queste categorie appaiono superate anche se la corsa per diventare il power broker nazionale è forse più cruenta di un tempo.

mario greco 2

 

Al momento l’unico punto in comune tra i contendenti sembra essere la passione per il rugby, racconta chi li conosce entrambi, per il resto è guerra aperta. Philippe Donnet, amministratore delegato da sei anni e che ha fatto ricchi tutti gli azionisti a suon di dividendi, calato in Italia quando Vincent Bolloré era ancora in auge e Mario Greco risanatore a Trieste, sembra che non si aspettasse il colpo arrivato dal basso.

 

bazoli e figliola

È vero che Cirinà (alla guida delle attività in Austria e nella Cee) è tra i tre manager, insieme a Marco Sesana (capo del business in Italia) e Jean-Laurent-Granier (il numero uno per la Francia), presenti nella tabella di successione della compagnia, cioè tra coloro che hanno le competenze e le carte in regola per poter guidare in futuro l’azienda.

vincent bollore

 

Vent’anni fa, sempre a Trieste, si parlava ancora di finanza laica, impersonificata dalla Mediobanca di Enrico Cuccia, e finanza cattolica il cui esponente di spicco è sempre stato Giovanni Bazoli. Ma nella realtà di oggi queste categorie appaiono superate anche se la corsa per diventare il power broker nazionale è forse più cruenta di un tempo.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Al momento l’unico punto in comune tra i contendenti sembra essere la passione per il rugby, racconta chi li conosce entrambi, per il resto è guerra aperta. Philippe Donnet, amministratore delegato da sei anni e che ha fatto ricchi tutti gli azionisti a suon di dividendi, calato in Italia quando Vincent Bolloré era ancora in auge e Mario Greco risanatore a Trieste, sembra che non si aspettasse il colpo arrivato dal basso.

 

È vero che Cirinà (alla guida delle attività in Austria e nella Cee) è tra i tre manager, insieme a Marco Sesana (capo del business in Italia) e Jean-Laurent-Granier (il numero uno per la Francia), presenti nella tabella di successione della compagnia, cioè tra coloro che hanno le competenze e le carte in regola per poter guidare in futuro l’azienda.

Donnet Caltagirone Del Vecchio

 

Ma lo sgarbo interno non è facile da digerire, visto che Cirinà da settimane flirta con il nemico sedendo sulla sedia di casa. E con il sospetto che non sia un fatto isolato, cioé che Cirinà sia l’espressione di un orgoglio manageriale triestino che ha deciso di giocare le sue carte nel futuro della compagnia.

 

Chissà se l’abile Francesco Gaetano Caltagirone, nella stanza dei bottoni del Leone da oltre un decennio, avendo osservato da vicino ribaltoni clamorosi come quello di Cesare Geronzi e di Giovanni Perissinotto, avendo investito nella compagnia più di 2,5 miliardi di soldi propri, abbia colto al balzo la possibilità di far leva sulle ambizioni di un manager con lo scudo Generali cucito sul petto pur di prevalere sul nemico Alberto Nagel.

luciano cirina

 

Il quale, però, ha dalla sua l’aver saputo navigare con successo nelle acque perigliose del dopo Cuccia e Maranghi, cambiando pelle a quello che una volta era definito il salotto buono della finanza italiana, portandosi con sé il mercato, cioè gli investitori istituzionali che oggi pesano tanto e tra i quali gode di ampia fiducia.

 

Agli osservatori più attenti, non è sfuggito il fatto che sia Donnet che Cirinà siano cresciuti sotto l’ala di Mario Greco, l’assicuratore tutto d’un pezzo chiamato da Nagel e Lorenzo Pellicioli a sostenere il Leone in un momento di chiara difficoltà, ma poi esautorato dopo un solo mandato. Nei suoi primi mesi a Trieste Greco risolse la difficile partita con l’imprenditore ceco Petr Kellner, nelle cui società Perissinotto aveva riversato tutte le attività Generali nell’Est Europa.

 

luciano cirina

Vendendo le partecipazioni finanziarie inutili a partire da Telecom, quelle in tutti i patti di sindacato, e comprando tutte le attività della Ppf di Kellner affidandone la gestione proprio a Cirinà, che fino a quel momento aveva guidato solo l’Austria. Ora i mercati dell’Est sono quelli dove Generali sviluppa il maggior tasso di crescita mentre Donnet, dopo essere stato chiamato da Greco a guidare le attività italiane nel 2014, dal 2016 gli è succeduto come primo della lista.

 

E da lunedì Cirinà, senza lasciare il suo posto attuale, andrà a spiegare agli investitori come si può gestire una compagnia come Generali meglio del suo capo. Avendo contribuito, nei mesi scorsi, a preparare il piano industriale con cui Donnet si è ricandidato a guidare il Leone

Ultimi Dagoreport

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO