GENERALI, SEGNATEVI QUESTA DATA: LUNEDÌ 27 SETTEMBRE. QUEL GIORNO, IL BOARD DELLA COMPAGNIA TRIESTINA È CONVOCATO PER DECIDERE SE FARE O MENO UNA “LISTA DEL CDA”, IN VISTA DEL RINNOVO DEI VERTICI PREVISTO AD APRILE 2022. I SOCI FORTI (CALTAGIRONE, DEL VECCHIO E BENETTON) PREMONO PER UN CAMBIAMENTO IMMEDIATO DEL MANAGEMENT. IN ATTESA DI SAPERE CHE COSA FARÀ IL FANTASISTA NAGEL (CON MEDIOBANCA ASSEDIATA DAGLI ARZILLI CALTA E DEL VECCHIO), LA RICONFERMA DI DONNET RESTA POSSIBILE MA TUTT'ALTRO CHE SCONTATA

-

Condividi questo articolo


PHILIPPE DONNET GENERALI PHILIPPE DONNET GENERALI

Francesco Spini per "La Stampa"

 

Il confronto definitivo se fare o meno una «lista del cda», in vista del rinnovo dei vertici delle Generali previsto ad aprile 2022, è rimandato al consiglio del 27 settembre, entro cui si proverà a trovare un punto di equilibrio tra i grandi azionisti.

 

gabriele galateri di genola philippe donnet gabriele galateri di genola philippe donnet

Ieri però il cda della principale compagnia assicurativa del Paese, riunito per licenziare i conti dei primi sei mesi che saranno presentati oggi al mercato, avrebbe iniziato ad affrontare il nodo-lista. La discussione sarebbe stata lunga e articolata.

 

Leonardo Del Vecchio Leonardo Del Vecchio

In particolare dai cosiddetti soci privati come Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin di Leonardo Del Vecchio, ma anche da Crt e da un esponente di Assogestioni sarebbe giunta la richiesta al presidente Gabriele Galateri di non procedere a colpi di maggioranza, così da non far trasformare la «lista del cda» in una mera espressione del primo socio, leggasi Mediobanca.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Ora si comincerà a studiare il dossier: Galateri dovrà approfondire con Consob i passaggi da fare per impostare l'iter per la lista, proprio in vista di settembre. Tutta la partita, però, ruota attorno alle future strategie e a chi le dovrà mandare avanti.

 

L'attuale ad Philippe Donnet punta a convincere soci e mercato con conti che, anche oggi, non dovrebbero deludere le attese degli analisti che prevedono in media per Trieste un utile netto 1,46 miliardi, al raddoppio rispetto allo stesso periodo di un anno, quando avevano inciso voci straordinarie e svalutazioni legate al covid), un risultato operativo verso la soglia dei 3 miliardi e una raccolta premi superiore ai 37 miliardi.

GENERALI GENERALI

 

E dalla sua ha anche un andamento del titolo che, dal suo primo piano strategico del 2016 al 30 luglio, mostra una performance complessiva, inclusi i dividendi, del +93%, contro il 75% e il 27% delle concorrenti Allianz e Axa.

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

In consiglio il manager francese si è presentato assai determinato nel rivendicare i risultati raggiunti e avrebbe incassato anche i complimenti di buona parte dei consiglieri per i conti. Il più freddo sarebbe stato Caltagirone, che guida il fronte di chi vorrebbe una svolta per la compagnia. La riconferma di Donnet resta possibile ma tutt' altro che scontata.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

I risultati gli garantiscono la fiducia del primo azionista del Leone, quella Mediobanca che ha quasi il 13% del capitale. Ma che a sua volta è circondata, dentro e fuori, dagli azionisti che invece chiedono a gran voce un cambio di passo del Leone. Si tratta appunto di Caltagirone (secondo socio col 5,6%) e di Del Vecchio (terzo col 4,82%) i quali sono ben piazzati anche in Mediobanca dove totalizzano una potenza di fuoco prospettica vicina al 25%.

matteo del fante poste italiane 4 matteo del fante poste italiane 4

 

Questi soci, con il supporto di Benetton e Crt, chiedono una strategia di svolta in fatto di acquisizioni, digitale e taglio di costi. La quadra andrà trovata con Mediobanca, pronta al dialogo se non altro per evitare l'avvio di una guerriglia finanziaria dagli esiti imprevedibili. Gli azionisti italiani sono pronti a vagliare diverse possibilità per il futuro del Leone. Un rinnovo, magari a tempo, di Donnet è possibile ma allo stato complicato.

carlo cimbri carlo cimbri

 

Da tempo circolano pure nomi alternativi: si parla di Matteo Del Fante, oggi ad di Poste Italiane, del numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, di Marco Morelli, presidente esecutivo di Axa Investment Managers. Senza tralasciare possibili scelte interne come Giovanni Liverani, a capo della filiale tedesca del Leone o di Gaetano Cirinà, che guida le regioni il Centro Est Europa, o Marco Sesana, a capo dell'Italia.

 

Quelli che si annunciano sono due mesi densi di contatti per trovare una sintesi tra i grandi soci che possa piacere anche ai fondi per lo più internazionali ai quali fa pur sempre capo il 40,62% delle Generali.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...