olaf scholz economia tedesca germania

LA GERMANIA CAMBIA O SI SUICIDA (E UCCIDE TUTTA L’EUROPA) – IL GOVERNO TEDESCO HA DAVANTI A SÉ DUE STRATEGIE PER SFANGARE LA DRAMMATICA CRISI IN CUI SI TROVA IL PAESE: O SI CONCENTRA COME NEGLI ANNI ’90 SULLA RIDUZIONE DEI COSTI UNITARI DEL LAVORO, FRENANDO CRESCITA SALARIALE E CONSUMI INTERNI, OPPURE CERCA DI COLMARE IL DIVARIO DELLA SUA INDUSTRIA ORMAI ARRETRATA CON MASSICCI INVESTIMENTI – DOPO LA RIUNIFICAZIONE, LA GERMANIA SI SALVÒ SOLO GRAZIE AI CAMBI FAVOREVOLI DELL’EURO…

Estratto dell’articolo di Lucio Baccaro* per "il Fatto quotidiano”

*Direttore del Max Planck Institute di Colonia

 

olaf scholz

La Germania sta affrontando una crisi che va oltre la tipica recessione economica. Siamo probabilmente a un punto di svolta per il modello di crescita basato sulle esportazioni che ha sostenuto l’economia tedesca dalla metà degli anni Novanta fino al periodo del Covid.

 

Le scelte che le élite tedesche prenderanno avranno conseguenze importanti per l’intera Europa. Le attuali difficoltà di Volkswagen sono un segnale particolarmente visibile, ma non isolato, di problemi più profondi che interessano tutti i settori chiave dell’economia tedesca.

 

putin merkel

I comparti energivori come quello chimico e siderurgico faticano a riprendersi dallo choc provocato dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto aumentare drasticamente i costi dell’energia. Il settore automobilistico, responsabile da solo del 16% della crescita tedesca tra il 1995 e il 2018, stenta a tenere il passo con la concorrenza di produttori cinesi e coreani nel cruciale segmento dei veicoli elettrici.

 

A questo si aggiungono le crescenti tensioni geopolitiche: le pressioni per ridurre la dipendenza economica dalla Cina – attualmente uno dei principali mercati di esportazione per l’industria tedesca, oltre che il più dinamico – non giovano certo a un’economia fortemente orientata al commercio internazionale.

 

olaf scholz angela merkel

Per le élite tedesche si delineano due possibili strategie. La prima interpreta la crisi come un problema di competitività dei costi, concentrandosi sulla riduzione dei costi unitari del lavoro. In quest’ottica si inserisce la recente minaccia di Volkswagen di chiudere tre stabilimenti in Germania.

 

[…]  La seconda strategia ipotizzabile è molto diversa e consiste nel ribilanciare il modello di crescita, stimolando la domanda interna e in particolare gli investimenti, e rafforzando l’intervento dello Stato nell’economia.

 

scholz lindner

La prima strategia non è nuova, essendo già stata adottata negli Anni 90 per rispondere allo choc della riunificazione. In quel periodo, le aziende manifatturiere tedesche richiesero ai sindacati deroghe agli accordi di settore in cambio della tutela dell’occupazione, spesso minacciando di delocalizzare la produzione nell’Europa centrale e orientale se i lavoratori non si fossero adeguati.

 

Questi accordi […] indebolirono il sistema di contrattazione collettiva tedesco, riducendo il tasso di sindacalizzazione e la copertura contrattuale, frenando la crescita salariale e rallentando, di conseguenza, i consumi interni e le importazioni. Tuttavia, contribuirono ad accrescere la competitività di costo delle aziende tedesche.

 

muro di berlino

Un fattore importante fu la fissazione dei cambi e l’introduzione dell’euro, che impedì ai partner europei […] di aggiustare i cambi nominali, producendo così un tasso di cambio reale favorevole per l’export tedesco. Il risultato fu che la Germania riuscì a uscire dalla sua stagnazione con una crescita quasi esclusivamente trainata dalle esportazioni, ma il prezzo pagato fu l’accumulo di squilibri nelle partite correnti: un accumularsi di surplus per la Germania e di deficit ripetuti per altri Paesi periferici, squilibri che furono alla radice della crisi dell’Eurozona dei primi anni 2010. […] Tuttavia, nell’attuale contesto economico, è improbabile che la sola riduzione dei costi possa rilanciare la crescita trainata dalle esportazioni.

 

I CANCELLIERI TEDESCHI

Le sfide che oggi deve affrontare l’industria manifatturiera tedesca non riguardano tanto i costi, quanto piuttosto la competitività non legata al prezzo. La manifattura tedesca […] appare ora fuori sincrono. È in ritardo su temi cruciali come la transizione alle energie rinnovabili e la digitalizzazione, inclusa l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi.

 

Colmare questi divari richiede massicci investimenti. Si potrebbe anche sostenere che la mancanza di pressioni dal lato del lavoro abbia condotto a un preoccupante livello di compiacimento e a un impegno insufficiente verso l’innovazione.

 

olaf scholz a Solingen

In Germania esiste attualmente un ampio consenso, sia politico che economico, sulla necessità di incrementare gli investimenti pubblici, resi urgenti dall’insufficienza o dal deterioramento delle infrastrutture, dai trasporti alle reti digitali. Le imprese richiedono anche a gran voce il supporto statale per affrontare la doppia transizione verde e digitale, sebbene preferiscano ricevere sussidi pubblici piuttosto che l’adozione di politiche industriali che ne limiterebbero la discrezionalità.

 

Nonostante il consenso sulla necessità di cambiare passo, una parte significativa dell’élite tedesca resta tuttavia esitante, preferendo l’approccio tradizionale della riduzione dei costi.

 

Per esempio alcune voci critiche contestano le recenti espansioni della protezione sociale, come l’introduzione del salario minimo e del Bürgergeld (una forma di reddito minimo), sostenendo che queste misure riducano gli incentivi al lavoro. […]

 

merkel putin

Tuttavia, le prospettive di una rinascita del modello export-led sono incerte. Occorre chiedersi quali sarebbero i mercati di sbocco. La domanda europea non si è ancora pienamente ripresa, frenata dalle misure di austerità imposte dopo la crisi dell’euro, mentre l’accesso ai mercati asiatici […] è limitato, non solo a causa del ritardo tecnologico della Germania nelle aree digitali e verdi, divenute centrali per la domanda in quei mercati, ma anche per via delle crescenti tensioni geopolitiche.

 

helmut kohl angela merkel

[…] Da un lato, alcuni leader, specialmente tra socialdemocratici e verdi, chiedono di reintrodurre la “regola aurea” per rilanciare gli investimenti escludendoli dal computo del deficit pubblico. Dall’altro, esponenti liberali e cristiano-democratici spingono per misure di austerità che riducano la spesa pubblica per i consumi, liberando così risorse per nuovi investimenti senza aumentare il bilancio complessivo.

 

La scelta della Germania tra austerità e investimenti pubblici avrà ripercussioni di vasta portata per l’Europa intera. Per economie come l’Italia e la Francia, che restano in condizioni fragili, una nuova stagione di austerità guidata dalla Germania potrebbe rivelarsi destabilizzante […]. Al contrario, un maggiore stimolo agli investimenti in Germania e un allentamento dei vincoli di bilancio potrebbero avere effetti positivi in tutta Europa.

 

Un aumento della domanda interna tedesca beneficerebbe le economie vicine, mentre programmi europei di investimento in digitalizzazione, tecnologie verdi e infrastrutture – magari finanziati da debito comune, come proposto dal rapporto Draghi – rafforzerebbero le capacità di innovazione dell’Europa nel suo complesso.In definitiva, la risposta della Germania a questa crisi economica non definirà solo il suo futuro, ma anche la traiettoria economica dell’intera Europa.

angela merkel olaf scholz muro di berlinoangela merkel olaf scholz

 

putin con il suo labrador in un incontro ufficiale con angela merkel angela merkel STASI MURO DI BERLINO

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…