luigi di maio luciano benetton

GIGGINO ABBAIA CONTRO I BENETTON: ''NON SI BARATTANO I MORTI DEL PONTE MORANDI'', MA ATLANTIA BUTTERÀ SOLDI NEL BUCO NERO DI ALITALIA SOLO SE NON PERDERÀ LE CONCESSIONI AUTOSTRADALI - IL FALLIMENTO DELL'EX COMPAGNIA DI BANDIERA NON SAREBBE INDOLORE PER IL GRUPPO: GARANTISCE IL 40% DEL TRAFFICO DI FIUMICINO. MA IL GIOCO VALE LA CANDELA. I PROFITTI DEI CASELLI SONO TROPPO IMPORTANTI

 

1 - ALITALIA, DI MAIO CONTRO ATLANTIA "NON SI BARATTANO I MORTI DEL MORANDI"

Rosaria Amato per “la Repubblica

 

La scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti per Alitalia è passata senza che si profili alcuna soluzione per la compagnia area italiana. Da oggi ogni momento è buono per una nuova proroga, l' ottava. Due o tre settimane, forse più, per definire una situazione che appare di stallo dopo il passo indietro, nei giorni scorsi, di Atlantia e la presa d' atto di Ferrovie che non ci sono ancora le «condizioni necessarie per il consorzio».

 

luigi di maio

Ad animare l' ennesima giornata del conto alla rovescia verso il nulla sono arrivate le parole di Delta, che ha riconfermato il proprio interesse «di vecchia data nel partecipare al rilancio di Alitalia», impegnandosi «a mantenere una forte partnership tra le due compagnie aeree». «Il nostro interesse e la nostra visione sono stati ben espressi alle Ferrovie dello Stato (Fs) e al ministero dello Sviluppo economico e siamo pronti a investire fino a 100 milioni di euro per una partecipazione del 10% in Alitalia», ribadisce il vettore statunitense. Nulla di nuovo, ma una conferma della serietà delle proprie intenzioni.

 

La giornata di impasse registra anche un intervento di tutt' altro tenore di Luigi Di Maio, che si scaglia contro Atlantia accusandola di essersi «fatta avanti» solo per tutelarsi rispetto alla tragedia di Genova: «Il ponte Morandi, e i loro morti, non si barattano con nessuno. Su Alitalia c' è stato sicuramente un comportamento poco serio. Prima Atlantia, del gruppo Autostrade, ha fatto di tutto per entrarci e ora dicono che non ci sono le condizioni». Da Atlantia nessuna risposta, anche perché Di Maio, in quanto ministro degli Esteri, non ha ora alcun ruolo nel dossier Alitalia.

luciano benetton

 

In apparenza rassicurante invece l' intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Ci impegneremo perché ci sia una soluzione industriale. Un salvataggio rabberciato con le toppe lascia il tempo che trova e non offre opportunità di sviluppo ». Parole che lasciano intendere che in questa nuova fase delle trattative il governo voglia assumere un ruolo di protagonista, auspicato, sostengono fonti vicine al dossier, anche dai possibili partner.

 

In particolare i dubbi di Lufthansa, che ha espresso maggiori perplessità, potrebbero essere fugati da assicurazioni concrete da parte dell' esecutivo. «È anche un problema di politica nazionale. Non è solo una questione di immagine la compagnia di bandiera», sottolinea infatti Conte.

Intanto i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil e Ugl confermano lo sciopero indetto per il 13 dicembre.

 

 

2 - IL BIVIO DEI BENETTON INGRESSO NELLA COMPAGNIA O RISCHIO CONCESSIONI

Ettore Livini per “la Repubblica

 

I Benetton si presentano all' ultimo miglio della partita Alitalia tenendo il coltello dalla parte del manico (il loro "sì" è decisivo per salvare la compagnia) ma con un delicatissimo dubbio strategico: come salvare le concessioni autostradali - a rischio ritiro dopo la tragedia del Ponte Morandi - senza mettere nei guai Fiumicino.

L' altro gioiello di famiglia che rischia di pagare un pedaggio salatissimo all' eventuale crac dell' ex compagnia di bandiera.

ponte morandi

 

Atlantia, dal suo punto di vista, ha giocato fin qui la sua partita senza sbagliare un colpo: ha lasciato che la politica si incartasse nel tentativo - inutile - di trovare un compratore per la società. A luglio scorso, con l' operazione salva-Alitalia in altissimo mare, la famiglia di Ponzano Veneto ha fatto "outing": candidandosi a togliere le castagne dal fuoco all' esecutivo Conte 1 sul fronte aeronautico con il chiaro obiettivo di ridurre al minimo i danni su quello delle Autostrade, la vera gallina dalle uova d' oro del gruppo.

 

ATLANTIA

L' obiettivo è stato in parte già raggiunto: la minaccia di ritiro tout court delle concessioni - cavallo di battaglia dei cinque stelle - è stata ridimensionata da Giuseppe Conte, presentando il programma del governo giallorosso, in una più morbida «revisione». I Benetton - per evitare sorprese - vorrebbero mettere subito nero su bianco nei dettagli i termini di questo compromesso prima di aprire il portafoglio per Alitalia (sono stati già soci in passato perdendo oltre 100 milioni).

 

Ma le trattative stanno andando per le lunghe e la dinastia veneta, guarda caso, ha frenato sull' ipotesi di ingresso con il 35% nella compagnia. «Il permanere della situazione di incertezza su Autostrade per l' Italia - ha ammesso Atlantia in una lettera al Mise di inizio ottobre esplicitando il do ut des - non consentirebbe di impegnarsi in un' operazione complessa» come quella di Alitalia. E il passo indietro annunciato alla vigilia del termine per la vendita dell' aerolinea è la conferma implicita che di certezze, sul fronte dei caselli, non ce ne sono ancora.

 

Il rischio per i Benetton è che la linea dura si trasformi ora in un boomerang. Il fallimento di Alitalia non sarebbe indolore per i conti del gruppo. Atlantia controlla tramite Adr il 100% di Fiumicino.

E la ex compagnia di bandiera, per quanto un po' malmessa, garantisce il 40% del traffico sullo scalo della Capitale dove fa volare oltre 16 milioni di passeggeri l' anno. L' eventuale crac della società aprirebbe quindi una voragine nei ricavi dell' aeroporto. E per compensare buchi di questo tipo - come dimostra l' esperienza di Malpensa tradita da Alitalia nel 2007 - ci vogliono almeno 10 anni.

 

AEROPORTO FIUMICINO

La famiglia veneta però non sembra aver dubbi: il gioco, anche se assomiglia un po' a un rischiatutto, vale la candela. I profitti delle Autostrade sono troppo importanti per il gruppo. Le casseforti dei Benetton hanno incassato dal 2012 1,7 miliardi di dividendi grazie ai pedaggi raccolti ai caselli, soldi che servono a compensare le perdite della moda. Mentre Aeroporti di Roma, malgrado il netto miglioramento di servizi e risultati, è ben lontano da quella redditività. Risultato: Atlantia, numeri alla mano, ha alzato in questi giorni le barricate attorno alle concessioni. Pronta ad affrontare il rischio di vedere Fiumicino orfana di Alitalia.

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…