john elkann

I GIORNALI FRANCESI FANNO LA OLA PER LA FALLITA INTEGRAZIONE FCA-RENAULT: ''GLI EREDI AGNELLI CON GRANDE CINISMO FINANZIARIO AVEVANO APPENA DISTRIBUITO 2 MILIARDI DI DIVIDENDO STRAORDINARIO DOPO AVER VENDUTO TUTTI I GIOIELLI DEL GRUPPO, FIAT NON INVESTE PIÙ IN RICERCA E NON HA NUOVE AUTO, HA FATTO SOLO PROMESSE NON MANTENUTE. ELKANN AVEVA UN BISOGNO DISPERATO DI QUESTA FUSIONE, RENAULT FA BENE A DIFENDERE IL RAPPORTO CON NISSAN''. PROPRIO I GIAPPONESI HANNO DATO IL COLPO DI GRAZIA

 

1. IL ''WALL STREET JOURNAL'' RICOSTRUISCE PASSO DOPO PASSO L'AFFAIRE FCA-RENAULT: I MANAGER FRANCESI SI SONO FERMATI DAVANTI ALLA PESANTE ASTENSIONE DEI GIAPPONESI, CHE NELL'OVATTATO CODICE DI COMPORTAMENTO NIPPONICO VUOL DIRE CONTRARIETÀ NETTA

https://www.wsj.com/articles/how-fiat-chryslers-proposed-merger-with-renault-crashed-11559860056

 

 

2. VIDEO - ''LE POINT'' BRINDA ALLA FALLITA FUSIONE: ''GLI AGNELLI AVEVANO CON GRANDE CINISMO FINANZIARIO APPENA VENDUTO MAGNETI MARELLI E DISTRIBUITO OLTRE 2 MILIARDI DI DIVIDENDI. DAL 2014 SI OCCUPANO DI VENDERE PEZZI, SGRASSARE I COSTI MA ANCHE TAGLIARE GLI INVESTIMENTI PER AUMENTARE LA REDDITIVITÀ E FARE PROMESSE NON MANTENUTE. PER QUESTO VOLEVANO CHIUDERE A TUTTI I COSTI E NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE''

 

 

 

https://www.lepoint.fr/automobile/pourquoi-la-rupture-de-renault-avec-fca-est-une-tres-bonne-nouvelle-06-06-2019-2317409_646.php

 

…Dentro Fiat, a parte la mono-coltura della 500 declinata in tutte le salse, restano solo la Panda, la Tipo trasformata in versione semi-lowcost e il veicolo commerciale Doblò. Ultimamente c'è stato giusto l'annuncio di una Fiat 500X ibrida e dell'Alfa Romeo Tonale, sul pianale della Jeep Renegade. Niente di cui far sognare le folle, visto che Fiat annunciava nel piano 2014-2018 un salto nelle vendite da 4,5 a 7 milioni, mentre in realtà è passata a…4,74 milioni!

 

 

 

3. SOLDI, ESUBERI E IL NODO NISSAN. PERCHÉ PARIGI FA SCAPPARE FCA

Ettore Boffano per il “Fatto quotidiano

 

manley elkann

E adesso, pover'uomo? Tutto da rifare, potrebbe dire di John Elkann lo scrittore tedesco Hans Fallada dopo la rottura notturna del "fidanzamento" tra Fca e Renault. Perché al di là del primo giudizio di Borsa (Fca sopra la parità a Milano, Renault con un crollo del 6% a Parigi, Nissan e Mitsubishi punite a Tokyo con un -1,7 e un -5,8), sono proprio il gruppo italo-statunitense e il suo capo, il nipote di Gianni Agnelli, a trovarsi in mezzo al guado del contraccolpo della mancata fusione con i francesi, da cui Fca si è sfilata mercoledì notte. Una situazione resa ancora più simbolica dall' approssimarsi del primo anniversario (il 25 luglio) della scomparsa di Sergio Marchionne, il "demiurgo" dell' acquisto di Chrysler.

 

Elkann deve fare così i conti col fallimento di un azzardo che lascia irrisolti tutti i problemi: la necessità di finanziamenti per i nuovi modelli, il deficit sul mercato europeo e, soprattutto, l' urgenza di rimediare, grazie all' apporto di Nissan-Mitsubishi, al gap tecnologico sul fronte dell' auto del futuro: elettrica e poi a guida autonoma. Ed è proprio nel "non ruolo" di Nissan, e nel contrasto in corso tra i giapponesi e francesi sulla storica alleanza dopo l' arresto a Tokyo dell' ex manager Carlos Ghosn (su cui anche Renault ha chiesto l' intervento della magistratura), che va individuato il vero tallone d' Achille della trattativa.

jean dominique senard con hiroto saikawa

 

Oltre che nella indubbie pressioni del governo francese (primo azionista di Renault col 15%) Ma che cosa può essere accaduto? Il duro comunicato finale di Fca, non lascia trasparire nulla se non un esplicito attacco al governo transalpino: "Non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche".

 

Così come fa anche il messaggio inviato ieri da Elkann a tutti i dipendenti del gruppo: "Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle". Parole seguite da una rivendicazione della correttezza del proprio comportamento: "La scelta non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della società e di coloro che lavorano qui. Persino la miglior proposta ha poche possibilità di successo se le sue fondamenta si rivelano instabili".

 

Carlos Ghosn, Dieter Zetsche, Sergio Marchionne

Qualcosa di più filtra invece da Parigi, soprattutto dal ministro dell' Economia Bruno Le Maire, vero artefice della strategia dei "paletti" messi sul terreno da parte francese, e ben oltre le stesse dichiarazioni di "delusione" e di "disappunto" del gruppo automobilistico di Bercy che pare invece quasi rammaricarsi per lo stop subito. In una nota, Le Maire aveva precisato di aver lavorato "in maniera costruttiva", fissando quattro condizioni: "Il mantenimento dell' alleanza Renault-Nissan, la salvaguardia di posti e stabilimenti in Francia, una governance rispettosa degli equilibri, nonché la partecipazione alla futura società franco-tedesca per le batterie elettriche. Un accordo è stato trovato su tre di esse. Restava da ottenere un sostegno esplicito di Nissan. Lo Stato ha quindi preferito uno slittamento di cinque giorni". A cui Fca ha detto no.

thierry bollore' carlos ghosn 1

 

Anche Le Maire, però, ha omesso di parlare dei problemi più conflittuali sottesi, oltre alla "questione Nissan", al confronto. A cominciare (un altro scoglio fondamentale) dal concambio tra il valore dei due gruppi destinati a fondersi con un 50% a testa, ma con Fca valutata sul mercato azionario più di Renault e la conseguente necessità di un maxi dividendo di 2,5 miliardi di euro agli azionisti (in particolare gli eredi Agnelli).

 

BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN

Nel tira e molla, i francesi avevano replicato con la richiesta di un altro dividendo a proprio favore. Nessuna conferma, invece, ha trovato la voce secondo cui ci sarebbe stata, oltre alla richiesta di una moratoria di 4 anni sulla riduzione del personale, addirittura una penale economica per il gruppo di Elkann in caso di licenziamenti in Francia. L' ultima controversia, quella relativa alla partecipazione di Nissan, è stata poi esplicitata dalla richiesta dei due consiglieri giapponesi in Renault per un prolungamento della trattativa.

Il futuro di Fca per ora è legato solo a ipotesi, alimentate dal bisogno di rispondere alle proprie "debolezze". Elkann ha dunque un piano B che giustifichi il suo orgoglio di ieri?

 

"Continueremo ad essere aperti a ogni opportunità", ha spiegato. Qualcuno ha già rispolverato le voci sulla possibilità di accordi con Peugeot: ma anche lì c' è una partecipazione dello Stato francese, oltre ai fondi cinesi.

 

mike manley john elkann

Resta infine, per l' Italia, il ruolo quiescente del governo Conte, a parte una presa di posizione difensiva di Luigi Di Maio: "L' esito dimostra che quando la politica cerca di intervenire in procedure economiche non sempre fa bene. Se Fca ha ritirato la proposta è perché non ha visto convenienza o per altro che noi non sappiamo".

BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…