philippe donnet luciano cirina cirina' francesco gaetano caltagirone generali

GONG! DONNET SALE SUL RING: “LA CANDIDATURA DI CIRINÀ? NON NE FACCIO UN CASO PERSONALE. L’AZIENDA È STATA TRADITA, E ANCHE IL CDA. L’8 MARZO ERA IN EST EUROPA A PRESENTARE IL PIANO GENERALI, IL 15 È COMPARSO NELLA LISTA CALTAGIRONE” - “I NUMERI DEL LORO PIANO SONO RISCHIOSI E METTONO A RISCHIO I DIVIDENDI. NEL MONDO DELLA FINANZA LA REGOLA BASE È FARE QUEL CHE SI DICE, DIRE QUEL CHE SI FARÀ. IL MERCATO CI DÀ CREDITO PER QUESTO” - “NON HO PAURA, PERCHÉ NON SONO IO L’OGGETTO DELL’OPERAZIONE, MA IL TIPO DI SOCIETÀ CHE GLI AZIONISTI VORRANNO” - “CALTAGIRONE MI DARÀ FILO DA TORCERE IN CDA? NON SAREBBE UNA NOVITÀ”

Andrea Greco per “la Repubblica”

 

PHILIPPE DONNET

Philippe Donnet, lei è amministratore delegato di Generali dal 2016. Per il socio Caltagirone, che vuole Luciano Cirinà al suo posto, è in corso «la guerra d’indipendenza su Generali, poi verrà il Risorgimento». Si vede nei panni del feldmaresciallo Radetzky, che anche l’Imperatore tacciava di regime senile?

«Anzitutto in questo momento tragico, con una guerra vera a due ore di aereo da noi, non possiamo usare le parole come fossero senza peso. Su Generali non c’è una guerra, ma un tentativo di presa di controllo da parte di pochi soci di minoranza.

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

 

Il consiglio ha scelto una strada diversa, che passa per l’indipendenza del cda, una lista con forte maggioranza di consiglieri indipendenti dal profilo internazionale (presidente compreso), e competenze di business, gestione del risparmio, digitale, Esg.

 

Una scelta forte, con la vocazione di rappresentare tutti gli azionisti e avvicinare Generali alle migliori prassi di governance delle grandi aziende internazionali, le public company del capitalismo degli stakeholders. In assemblea due visioni si confronteranno: quella del cda e la visione autocratica di alcuni soci di minoranza».

 

CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA

Se otterrà un terzo mandato ha un piano per ‘pacificare’ Generali?

«Se vince la lista del cda, gli azionisti avranno scelto il team di manager, la strategia e i candidati al cda attuali. E dal termine dell’assemblea sarà mia responsabilità continuare a implementare il piano, con la supervisione del nuovo cda».

 

Se invece vince la lista sfidante, lascerà il gruppo o farà il consigliere?

«Questa è un’ipotesi che oggi non sto considerando».

 

Caltagirone rientrerà in cda: negli ultimi anni le ha dato filo da torcere...

«Non sarebbe una novità: ho portato a casa due piani strategici e conto di farlo una terza volta. Io credo che, comunque, il prossimo cda potrà lavorare meglio, grazie alla qualità dei candidati scelti che avranno tutto l’interesse di tenere fuori dal cda i problemi che stanno al livello degli azionisti.

LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI

 

Vedo una situazione più tranquilla che in passato, anche se mi aspetto che il prossimo cda spinga i manager a fare sempre meglio. Ma non è una guerra, dunque non serve pacificare».

 

I suoi detrattori dicono che non ha operato abbastanza sulle fusioni per rinverdire i fasti del Leone. Vero?

«Ovviamente no! Anzitutto questa idea dei fasti, della grandeur, mi pare un po’ la stessa retorica delle guerre risorgimentali. Io mi occupo di business e di dare soddisfazione a tutti gli azionisti: che non vanno remunerati con i fasti, ma con dividendi. Tutti gli azionisti questi anni hanno incassato buoni dividendi, e su questo non si sono mai lamentati.

luciano cirina

 

Il piano realizzato a fine 2021 fu approvato da tutto il cda, e allocava 3-4 miliardi in acquisizioni, oltre a un quadro strategico per farle. Abbiamo fatto esattamente ciò che avevamo detto. Nel mondo della finanza è la regola base: fare quel che si dice, dire quel che si farà. Il mercato ci dà credito per questo, anche sulle acquisizioni. Pensi che lo scorso novembre il cda Generali ha definito l’acquisto di Cattolica, unica Opa in Italia senza un rilancio o tempi estesi, ‘un capolavoro’».

 

PHILIPPE DONNET GENERALI

Luciano Cirinà era tra dirigenti da lei indicati nel piano di successione. Ci ha lavorato a gomito nove anni, anche sul piano strategico. Si sente tradito dalla sua sfida?

«Ancora una volta non ne faccio un caso personale, non sono un tipo emotivo. L’azienda è stata tradita, per averlo saputo dalla stampa. E anche il cda si è sentito, credo giustamente, tradito. Pensi che ancora l’8 marzo Cirinà era in Est Europa a presentare il piano Generali, e il 15 marzo è comparso nella lista Caltagirone».

 

Leonardo Del Vecchio

Come sono andati gli incontri con i fondi esteri? Che previsioni formula per l’assemblea, vincerà o ha paura?

«A Londra, Boston e New York abbiamo visto tanti investitori istituzionali e hanno espresso tutti grandi apprezzamenti. Sui conti 2021, record di Generali per il terzo anno filato. Sugli obiettivi colti nel piano 2018-2021, malgrado il Covid.

 

Sul nuovo piano Lifetime partner 24, infine per i nomi in lista. Abbiamo sentito, e ci ha fatto molto piacere, solo commenti positivi e di supporto. Per rispetto degli azionisti non faccio previsioni sul voto, rispetterò ogni esito.

 

Mi lasci dire che non ho paura, perché non sono io l’oggetto dell’operazione in gioco, ma il tipo di società che gli azionisti vorranno: se una public company proiettata in un futuro sostenibile o una compagnia controllata da alcuni soci di minoranza. Io come Ceo, azionista e per la credibilità dell’Italia so bene cosa scegliere. Ma le motivazioni trascendono il mio incarico, dunque non ho paura di perderlo».

CLAUDIO COSTAMAGNA LUCIANO CIRINA

 

Il piano di Generali si scontra già con guerra in Ucraina e stagflazione. Dovrete rivederlo al ribasso?

«Siamo abituati a non avere contesti favorevoli intorno: la volta scorsa fu la pandemia, stavolta guerra e inflazione. Ma la reputazione di questo management team è uno dei grandi punti di forza di Generali, e gli investitori nel mondo ce lo riconoscono. Abbiamo condotto in porto gli ultimi due piani strategici in condizioni critiche, lo faremo anche stavolta. Tra l’altro, il piano Generali è il più ambizioso del settore per crescita degli utili, meglio delle rivali Allianz, Axa e Zurich».

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

 

 

Non meglio, però, del piano di Cirinà e Claudio Costamagna, che vede utili in crescita fino al 14 annuo.

«Intanto, più che un piano strategico è un insieme di slide fatte da consulenti che da una parte riflettono delle ossessioni (come sulle acquisizioni) più che delle idee, dall’altra fanno confusione tra ambizione e rischio.

 

luciano cirina

Non sono numeri più ambiziosi del nostro piano: sono solo più rischiosi, e senza remunerare di più gli azionisti anzi, mettendo a rischio i dividendi che invece il nostro piano prevede in costante crescita.

 

Lo ritengo molto pericoloso, anche alla luce del peggioramento macro, con una guerra che non si sa quanto durerà, più inflazione e meno crescita. In questo quadro, proporre agli azionisti un rischio molto più alto con identica remunerazione non ha senso finanziario. Vale anche per le acquisizioni da fare a debito, dopo che il piano Generali 2018-21 lo ha ridotto, con l’assenso pieno del cda».

 

Il contropiano stima risparmi di 600 milioni cumulati, anche con tagli alla holding triestina. Spendete troppo?

«Negli ultimi anni abbiamo ridotto i costi in modo importante, con obiettivi superiori alla media di settore e sempre superati. Ovvio, si può fare sempre di più: e mi sento di dire che i prossimi tre anni proveremo a superare l’obiettivo di riduzione dei costi (2,5-3% in meno sul rapporto costi-ricavi, ndr) malgrado l’inflazione.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Lo posso dire perché so che il nostro piano è realista. La cifra che lei menziona, invece, non è supportata da azioni operative, non contempla l’inflazione, né investimenti per la trasformazione digitale, o i costi per la nuova contabilità Ifrs 17 dal 2023. Ho letto in un’intervista al dott. Costamagna la frase ‘people will suffer’, riferita alla riduzione dei dipendenti: un’affermazione che trovo moralmente sbagliata, denota indifferenza e va contro la sostenibilità. Non vedo proprio la necessità di far soffrire i dipendenti di Generali, che dopo anni di grandi sforzi hanno ottenuto grandi obiettivi».

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”