vittorio grilli dario scannapieco pietro labriola tim

GRILLI TELEFONICI - ORMAI È LAMPANTE CHE L’OFFERTA DI KKR SULLA RETE TIM VIENE VISTA COME FUMO NEGLI OCCHI NON SOLO DA CDP MA ANCHE DA UNA PARTE DEL GOVERNO. L’OPERAZIONE KKR, CHE STA ATTRAVERSANDO LE STANZE DEL POTERE ROMANO, È SCATENATA DALL’EX MINISTRO VITTORIO GRILLI, BANCHIERE DI JPMORGAN. IL MOTIVO DI TANTA AGITAZIONE È SEMPLICE: LA RETE È UN AFFARE CHE RENDE DAPPERTUTTO, TRANNE CHE IN ITALIA - LE IPOTESI SU FSI A FIANCO DI KKR – PER VIVENDI, TOGLIENDO TIM DAL LISTINO, IL RIASSETTO SAREBBE PIÙ SEMPLICE. E CON IL 24,5% DEL CAPITALE PUÒ ESERCITARE UN POTERE DI INTERDIZIONE DECISIVO IN ASSEMBLEA...

DAGOREPORT

VITTORIO GRILLI

Ormai è lampante che l’offerta sulla Rete Unica di Tim, promossa dal fondo americano KKR, viene vista come fumo negli occhi non solo dalla Cdp di Scannapieco ma anche da buona parte del governo Meloni.

 

D’altronde Cdp non ha bisogno dei capitali di un socio, anche facente parte di un paese alleato, perché basterebbe emettere un bond per preservare al paese un asset strategico come la Rete Unica. Inoltre, essendo un fondo finanziario e non industriale, KKR potrebbe dopo 5 anni vendere la sua partecipazione a chicchessia. E allora, non va dimenticato, che tale quota azionaria è nel capitale di un asset strategico del paese.

 

L’operazione KKR, che sta attraversando le stanze del potere romano, è scatenata dall’ex ministro Vittorio Grilli, ora vispo banchiere della banca d’affari newyorkese JpMorgan. Il motivo di tanta agitazione è semplice: la Rete è un affare che rende dappertutto, tranne che in Italia.

 

dario scannapieco

LA SPINTA DEL GOVERNO LE IPOTESI SU FSI A FIANCO DI KKR

Estratto dell'articolo di Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”

 

L’accelerazione impressa dal governo al riassetto di Tim, con l’assunzione diretta da parte di Palazzo Chigi della regia sull’operazione di cessione della rete, dovrebbe portare entro quattro settimane a definire il percorso lungo il quale procedere.

 

L’obiettivo del governo, come ha ribadito ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, «è quello di una rete pubblica o meglio di una rete a controllo pubblico». Il blitz di Kkr se da un lato sembrava aver messo a rischio il piano dell’esecutivo, in realtà ha creato le condizioni per arrivare a un definitivo chiarimento, che è quello che intende fare Palazzo Chigi affiancando un soggetto pubblico al fondo Usa nell’offerta sulla rete.

 

PIETRO LABRIOLA

[...] Il governo ragiona attorno allo schema ipotizzato da Kkr, che ha presentato a Tim un’offerta non vincolante per comprare la rete, includendo nel perimetro FiberCop — di cui ha già il 37,5% — e i cavi internazionali di Sparkle, senza indicare quote percentuali e lasciando aperta la possibilità del coinvolgimento dello Stato.

 

Il mercato puntava su una contro offerta da parte di Cassa depositi e prestiti insieme al fondo Macquarie, con cui controlla Open Fiber, ma la richiesta arrivata da Palazzo Chigi a Kkr di prorogare la validità della proposta fino al 28 marzo [...] allontana questa ipotesi, che potrebbe però lasciare il posto a un coinvolgimento della Cassa nell’offerta.

 

MELONI URSO

La partecipazione di maggioranza in Open Fiber pone tuttavia problemi di Antitrust [...]. L’opzione di affiancare la Cassa al fondo Usa è sul tavolo, ma ci sarebbero altre alternative [...].

 

[...] Alcune fonti riferiscono di colloqui tra Palazzo Chigi e il Fondo strategico italiano guidato da Maurizio Tamagnini per studiare la costituzione di un veicolo in cui convogliare i capitali di enti previdenziali e società che gravitano nell’orbita pubblica da associare a Kkr con una quota di minoranza.

 

Maurizio Tamagnini

Una soluzione che eviterebbe un coinvolgimento diretto dello Stato garantendo il controllo pubblico sulla rete per mezzo di patti parasociali sulla governance e regole fissate attraverso l’esercizio del Golden power. La soluzione arriverà entro quattro settimane, salvo slittamenti che non sono da escludere [...]. Il primo azionista del gruppo telefonico, Vivendi, sarebbe sempre dell’idea che togliendo Tim dal listino il riassetto sarebbe più semplice. E con il 24,5% del capitale può esercitare un potere di interdizione decisivo in assemblea. Vista la situazione il consiglio di Tim che si riunirà domani sarà interlocutorio.

vincent bollore

 

Ieri intanto il presidente del gruppo, Salvatore Rossi, ha parlato ai manager elogiando il lavoro del ceo Pietro Labriola, a cui ha riconosciuto il merito di «evitare di mettere la polvere sotto il tappeto anche a costo di dire verità scomode. Questo mi rende ottimista».

kravis kkrkkr

SALVATORE ROSSI - TIM

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