mario draghi

IMPOSTA CHIUSA - ADDIO IRAP! L’IMPOSTA SULLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE VA IN PENSIONE. O MEGLIO: SARÀ ASSORBITA DALL’IRES. È L’UNICO PUNTO DELLA RIFORMA DEL FISCO SU CUI I PARTITI DELLA MAGGIORANZA HANNO TROVATO UN’INTESA. MA RESTA APERTO IL NODO DEL GETTITO (UNA VENTINA DI MILIARDI) - PER IL RESTO, LO SCOGLIO PIÙ DURO È LA REVISIONE DELLE ALIQUOTE IRPEF, CHE PENALIZZANO IL LAVORO DIPENDENTE E IL CETO MEDIO: TRA LA FLAT TAX LEGHISTA AL MODELLO TEDESCO DI PD E LEU C’È MOLTA DIFFERENZA…

Michele Di Branco per "il Messaggero"

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Irap verso la pensione. Dopo 25 anni di attività l' imposta sulle attività produttive, introdotta nel 1996 dal governo Prodi, appare ormai a fine corsa. E' questo uno dei pochi punti fermi del lavoro di sintesi politica che i partiti della maggioranza stanno faticosamente ricercando nell' ambito dell' indagine conoscitiva parlamentare che farà da base per la riforma fiscale che dovrebbe partire entro la fine del 2022.

 

LA ROAD MAP

Irpef Irap Inps

La prossima settimana le commissioni Finanze di Camera e Senato invieranno al governo un documento che conterrà un' ipotesi di riforma ed entro fine luglio, così come chiesto dall' Europa con il Pnrr, l' esecutivo Draghi dovrà presentare una legge delega per avviare il percorso di modifica del sistema tributario italiano.

 

Come detto, le distanze tra i partiti (a cominciare dal tema Irpef) sono molto ampie.

tasse aumenti 2021

 

Tuttavia, tra i punti condivisi a larghissima maggioranza c' è lo stop all' Irap (per anni oggetto di furibonde campagne politiche avverse) che, avverte una fonte impegnata sul dossier, non verrebbe abolita tout-court per non incorrere in una perdita di gettito (vale oltre 20 miliardi e finanzia buona parte della sanità regionale), ma che potrebbe confluire nell' Ires (aliquota attuale al 24%), non solo in un' ottica di semplificazione, ma anche per superare il meccanismo di un' imposta che colpisce anche le imprese in perdita e tassa i fattori della produzione.

 

le imposte nel 2020

L' Irap, che a suo tempo assorbì ben sei balzelli e che viene versata anche dalle pubbliche amministrazioni, ha un' aliquota del 3,9% e la quasi totalità della sua base imponibile è ormai costituita dalla componente reddituale. Una sua confluenza nell' Ires comporterebbe un aggiustamento di questa imposta.

 

i paesi con il fisco tortuoso

Ma la soluzione tecnica è possibile. Molto più complicato, all' interno della maggioranza, trovare una sintesi sull' Irpef. Tutti i partiti concordano sulla necessità di abbassare le tasse sul ceto medio: elemento che, tradotto in termini concreti, significa rivedere il terzo scaglione dell' Irpef, quello fra i 28 e i 55mila euro, sul quale l' aliquota fa un balzo di ben 11 punti percentuali, dal 27% al 38%.

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

 

LE DIVISIONI

Un proposito condiviso che però fatica a trovare una soluzione che metta d' accordo tutti. Leu propone di introdurre una funzione matematica continua in grado di indicare l' aliquota media da applicare al reddito imponibile rispetto al tradizionale sistema a scaglioni. Le detrazioni dovrebbero essere fisse, costanti per tutti i livelli di reddito e per tutti i redditi.

 

La nuova imposta prevede una detrazione rimborsabile del 25% per tutti i lavoratori dipendenti con redditi fino a 8 mila euro. Il Pd punta a correggere il profilo delle aliquote effettive medie e marginali e a ridurre il differenziale di aliquota tra il secondo e il terzo scaglione, cioè fino a 55mila euro. Così come Leu, i dem propongono di ricorrere a una funzione matematica continua che accoppi a ciascun reddito una specifica aliquota media, sulla linea del sistema tedesco.

TASSE IRAP CORONAVIRUS

 

La Lega propone una flat tax incrementale, ovvero propone di applicare un' imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali agli incrementi di reddito realizzati rispetto all' anno precedente. M5s chiede di ridurre da cinque a tre le aliquote, così come Forza Italia che punta a individuare nella seconda aliquota una sorta di flat tax del ceto medio.

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

 

Un punto di partenza potrebbe essere l' adozione di un sistema a reddito duale, limitando la progressività ai soli redditi da lavoro e sottoponendo tutti i redditi da capitale (dividendi, plusvalenze, interessi) ad una comune aliquota proporzionale, vicina a quella minima dell' Irpef.

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

 

CONVERGENZA

Tra le proposte sui quali la maggioranza avrebbe trovato un accordo generale figura l' introduzione di incentivi fiscali al coniuge, all' interno del nucleo familiare, per favorire il lavoro delle donne.

 

Nel corso delle audizioni, tuttavia, è stato però evidenziato che se gli incentivi sono inversamente proporzionali all' aumentare del secondo reddito si rischia per penalizzare le carriere femminili.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…