rocca salimbeni mps monte paschi roberto gualtieri giuseppe conte

INCREDIBILE: LO STATO NON TROVA COMPRATORI PER MONTEPASCHI - VENDERE LA BANCA COSTEREBBE OLTRE 10 MILIARDI ALLE CASSE PUBBLICHE, E IL GOVERNO ITALIANO CHIEDERÀ A BRUXELLES E FRANCOFORTE ALTRO TEMPO PER USCIRE DAL CAPITALE. I CINQUESTELLE ACCAREZZANO ANCORA L' IDEA DI UNA BANCA PUBBLICA. MA PIÙ PASSA IL TEMPO E PIÙ COSTA

 

Gianluca Paolucci per “la Stampa

 

Toccherà al viceministro Pier Paolo Baretta trovare una soluzione per Monte dei Paschi.

Oppure, come appare sempre più probabile, sarà lui a trattare con Bruxelles per comprare altro tempo. Intanto, il costo per le casse pubbliche dell' avventura Mps, tra la perdita del titolo e le eventuali compensazioni, lievita sempre più e potrebbe superare i 10 miliardi.

giampiero bergami

Per rendere possibile la vendita, il «temporary framework» della Ue sugli aiuti di Stato varato per l' emergenza Covid potrebbe consentire al Tesoro di farsi carico di una quota tra 6 e 7 miliardi dei 10 miliardi di rischi legali che gravano sul gruppo bancario e che adesso rappresentano una cifra che fa scappare qualunque compratore.

 

Poi ci sono i problemi operativi: Mps, con 24,7 miliardi di rafforzamenti patrimoniali dal 2007 a oggi, ha accumulato perdite per 22,4 miliardi in dieci anni, continua a perdere e la lunga strada del risanamento è quantomeno piena di buche.

 

Il Mef si trova a gestire partita sempre più complicata. Il decreto per l' uscita del Tesoro, già bollinato, è fermo da due mesi a Palazzo Chigi in attesa che si chiarisca il quadro politico. Al momento, le posizioni sono queste: Gualtieri e la struttura tecnica del ministero premono per trovare un partner in tempi brevi; i Cinquestelle accarezzano ancora, più o meno convintamente, l' idea di una banca pubblica; il Pd vorrebbe far slittare l' uscita del Tesoro dall' azionariato, sulla stessa linea dei sindacati, preoccupati dagli inevitabili tagli che qualunque ipotesi di aggregazione porterebbe con sé.

 

Pier Paolo Baretta

Il neo governatore toscano, Eugenio Giani, ha dato voce a questa linea in una delle sue prime uscite pubbliche dopo la vittoria elettorale. D' altra parte le stime di esuberi in caso di integrazione sono tutte sopra le 10 mila teste da tagliare. Un numero del quale nessuno vuole assumersi il costo politico.

 

E qui veniamo al secondo punto che poi è il primo: i soldi. Bruciata dalle indiscrezioni la strada di Banco Bpm mentre era ancora in fase di gestazione, il Tesoro ha cercato fin da luglio una sponda con Unicredit. Ma il numero uno Jean Pierre Mustier ha messo subito in chiaro che avrebbe potuto valutare l' operazione solo a patto di avere un impatto neutro sul capitale. Il modello è quello di Intesa per l' acquisizione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Qui in realtà i soldi (pubblici) necessari sono molti di più.

 

Eppure, Unicredit sembra sulla carta il candidato ideale, per via del badwill di Mps e dei 3,6 miliardi di crediti fiscali (Dta) fuori bilancio che rappresentano uno dei pochi asset veri della banca senese e che Unicredit potrebbe sfruttare in pieno per via delle prospettive di utili futuri.

monte dei paschi di siena

 

Il Monte ha un badwill di circa 4 miliardi che, come indicato dalle linee guida della Bce, possono essere portati a capitale della nuova banca consolidata dopo l' acquisizione. Le stime degli analisti indicano in due miliardi circa le spese per l' integrazione. Mentre altri 1,5/2 miliardi servirebbero per ristabilire il Cet1 di Unicredit, ora al 14,54%, una volta acquisita Mps (che ha un Cet1 del 12% dopo lo scorporo di Amco).

 

E il tesoretto del badwill è già andato. Poi però c' è il capitolo dei rischi legali: sono 10 miliardi di cause aperte, la maggior parte classificata come «soccombenza probabile» (ovvero ad alto rischio di perdere la causa), per le quali al momento sono accantonati appena 500 milioni. L' ultima richiesta è arrivata dalla Fondazione Mps, 3,8 miliardi per gli aumenti di capitale del 2008 e 2011, anche questi ad alto rischio di perdita. Quando all' ad Guido Bastianini è stato chiesto in Commissione Banche perché sia stata classificata così, la seduta è stata secretata.

 

Se anche il Tesoro si facesse carico di circa 7 miliardi (il pro quota del suo 68% di capitale) ne resterebbero circa 3 sui quali andrebbero effettuate comunque ulteriori coperture.

 

mustier

Esclusa Unicredit, fuori dal gioco Banco Bpm anche per ragioni dimensionali, scomparsa Ubi Banca e di conseguenza Intesa che l' ha appena acquisita e deve integrarla, resta ben poco. Cioè, resterebbe Mediobanca, che ha una solida posizione di capitale e praticamente non ha sportelli perché non è una banca retail ma si occupa di tutt' altro. Così al Tesoro hanno pensato di chiedere anche a piazzetta Cuccia, che di Mps è storicamente il consulente, recentemente rinominato. Ma Piazzetta Cuccia smentisce in modo «categorico» qualunque interesse.

 

Così, la soluzione più semplice sembra essere la riedizione di un grande classico: spostare la scadenza per l' uscita dal 2021 all' anno successivo.

La Commissione europea, dai primi sondaggi, sarebbe peraltro ben orientata a concedere la proroga.

Questa soluzione però non risolve il problema della banca, che continua a perdere soldi. Nell' ultimo semestre altri 1,1 miliardi, con ricavi in calo e costi ridotti ma ancora elevati rispetto ai concorrenti.

 

Nell' attesa di soluzioni che non si vedono, Mps è già costata 4,5 miliardi al Tesoro: è la differenza tra quanto speso nel salvataggio per portarsi al 68% e il corso del titolo, che dall' ingresso del Mef ha perso due terzi del valore. Aggiungendo a questi i 6/7 miliardi di rischi si arriva a superare i 10 miliardi, un conto politicamente insostenibile per qualunque governo.

Una perdita per ora solo teorica, che emergerà con la cessione ma non sparirà prendendo altro tempo.

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…