ITALIA ON SALE – COME NEL ’92: SENZA POLITICA, CAMPO APERTO A MAGISTRATURA E POTERI INTERNAZIONALI - AMERICANI, INGLESI, FRANCESI E TEDESCHI VOGLIONO APPROFITTARE DELLA NOSTRA DEBOLEZZA PER METTERE LA MANINE SU FINMECCANICA - GLI USA RIVOGLIONO LA DRS CEDUTA NEL 2008, GLI INGLESI PUNTANO AGUSTA CHE FA AFFARI IN INDIA, I FRANCESI BRAMANO LA WAAS, BERLINO CHIEDE ANSALDO ENERGIA - I SERVIZI SEGRETI: MIRE STRANIERE ANCHE SU INFRASTRUTTURE, BANCHE ENERGIA (ENI-SAIPEM), ASSICURAZIONI E FARMACEUTICA…

Marco Ludovico per il "Sole 24 Ore"

È l'incubo dello «spezzatino» ad agitare gli scenari più foschi del futuro di Finmeccanica. Una sintesi frutto della moltiplicazione, a questo punto naturale e inevitabile, delle pressioni e degli appetiti su una holding che ha subito l'arresto del suo presidente e amministratore delegato, Giuseppe Orsi, con l'accusa di riciclaggio e corruzione internazionale. Secondo gli osservatori, le mire straniere sugli asset strategici si faranno più forti e insistenti. Americani, inglesi, francesi e tedeschi. Come minimo.

Torna dunque di attualità un'ampia relazione dei nostri servizi d'intelligence sulla minaccia alle proprietà italiane delle nostre imprese (si veda Il Sole 24 Ore del 7 dicembre 2012). Un report che traccia le azioni in atto da parte di multinazionali estere per acquisire quote di capitale, se non la proprietà, di aziende italiane. Sono almeno otto le filiere produttive che catalizzano interessi internazionali, di cui alcune in settori strategici.

È in ballo il settore energetico da parte di operatori e fondi esteri nel nostro mercato del gas e dell'elettricità. Quello farmaceutico, con tentativi di acquisizione per sottrarre il know-how italiano. L'alta moda, per conquistare marchi storici. Le infrastrutture: l'obiettivo dei gruppi esteri è di ottenere concessioni demaniali nei porti del Sud Italia. Il comparto industriale e delle energie bio-rinnovabili, infine. Ma sotto tiro ci sono anche le imprese del settore assicurativo, bancario e della difesa.

Quel report, allora, lo diceva con chiarezza: su Finmeccanica ci sono soprattutto interessi francesi e tedeschi. Ma dopo gli eventi giudiziari degli ultimi giorni, traumatici anche sul piano internazionale, il quadro sta cambiando a grande velocità.

Gli americani, intanto. Un capitolo ormai scabroso è quello di Drs, società della Difesa Usa comprata nel 2008 da piazza Monte Grappa per 3,4 miliardi di euro. La compravendita fu dunque stipulata quando a Washington il presidente era George Bush. Oggi con Barack Obama il fatto che Drs sia ancora in mano italiana non è gradito oltreoceano. E ci sono moltissime attività di Drs del tutto secretate dagli Usa, che Finmeccanica neanche conosce.

Le condizioni per modificare questa situazione ormai paradossale, dunque, cominciano a essere molte. Le pressioni americane possono contare, peraltro, sul fatto che le norme anticorruzione negli Stati Uniti sono molto più severe di quelle italiane.

Concreto poi è il malumore degli inglesi per la vicenda Agusta Westland, esposta alle cronache di tutto il mondo per la storia della tangente all'India. L'irritazione di Londra è comprensibile: l'episodio giudiziario rischia di trasformarsi in una mazzata sulle possibilità commerciali dell'azienda, nonostante la qualità produttiva dei suoi elicotteri.

Ci sono poi i francesi, come accennava il report dei nostri servizi di informazione e sicurezza. È intanto accertato l'interesse della Thales per la Waas, azienda di Finmeccanica leader a livello mondiale nel settore dei sistemi subacquei come i siluri. La multinazionale francese potrebbe avere appetiti anche nei confronti di Ansaldo Sts e della Selex. Su Ansaldo Energia, invece, sono note le mire dei tedeschi di Siemens e dei coreani di Samsung.

Questo è lo scenario che si può prospettare oggi su Finmeccanica e che dà ragione, in un certo senso, a quel rapporto d'intelligence del l'anno scorso, trasmesso anche al ministro dello Sviluppo econonomico, Corrado Passera. Un documento che non poteva anticipare lo scenario drammatico dell'azione giudiziaria sul vertice della holding di piazza Monte Grappa, ma sottolineava limiti e fragilità italiane davanti alle mire espansionistiche dall'estero. Dove anche Cina e Russia sono in prima linea.

Del resto la crisi di liquidità delle imprese italiane non potrebbe che trarre giovamento dall'iniezione di capitali freschi. Il punto cruciale, però, è comprendere se i fondi in arrivo dai Paesi stranieri hanno connotati ostili. Se intendono, per esempio, minacciare o alterare gli equilibri nazionali di alcuni settori se non addirittura «svuotare» imprese italiane strategiche. Come rischia di accadere, appunto, con Finmeccanica.

 

 

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