alessandro profumo

“ARROGANCE” PIU' DI PRIMA - PROFUMO FA SAPERE CHE NON HA ALCUNA INTENZIONE DI MOLLARE LEONARDO. SE VOGLIONO CACCIARMI, IL MEF CONVOCHI IL CDA E LA MAGGIORANZA MI SFIDUCI - PER IL MEF NON È TANTO UN PROBLEMA DI FIDUCIA VERSO PROFUMO MA È PIUTTOSTO UN PROBLEMA DI FIDUCIA DEI MERCATI - MA LA DOMANDA CHE TUTTI SI STANNO FACENDO È LA SEGUENTE: COSA C’ENTRA LEONARDO CON LE BEGHE GIUDIZIARIE DI MPS? - MAIL DI SMENTITA DI LEONARDO

 

LA SMENTITA DI LEONARDO

Caro Dago,

leggiamo sul tuo sito, solitamente ben informato, una ricostruzione del pensiero dell’Amministratore Delegato di Leonardo del tutto infondata.

 

Solitamente non siamo soliti replicare a delle indiscrezioni o a delle voci o esercizi di pura fantasia che vogliono disegnare scenari improbabili. In questo caso, facciamo una eccezione, perchè ci sembra doveroso far sapere a te e ai tuoi lettori che il passaggio dell’articolo “Dal canto suo Profumo, ….., alle persone più vicine in queste ore ha chiarito che non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona di amministratore delegato di Leonardo. Se vogliono cacciarmi, il Mef convochi il consiglio di amministrazione e la maggioranza mi sfiduci” è del tutto privo di ogni fondamento.

 

Grazie per l’attenzione

Stefano Amoroso

Alessandro Profumo

 

 

1 – DAGONEWS

Dopo le pesantissime motivazioni della sentenza sugli ex vertici di Mps («granitiche prove di spiccata capacità a delinquere»), il clima in Leonardo è diventato irrespirabile. Dal canto suo Profumo, tenendo fede al nomignolo di “Arrogance”, alle persone più vicine in queste ore ha chiarito che non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona di amministratore delegato di Leonardo. Se vogliono cacciarmi, il Mef convochi il consiglio di amministrazione e la maggioranza mi sfiduci.

 

PROFUMO E VIOLA

Decisione che la direzione generale del Tesoro, nella persona di Alessandro Rivera, non ha preso bene. Non è tanto un problema di fiducia del Mef verso Profumo ma, essendo Leonardo una azienda che produce armamenti e tecnologie sensibili, è piuttosto un problema di fiducia dei mercati verso Arrogance. Anziché fare un passo indietro e dimettersi, restare attaccato alla poltrona è una decisione, che mette in difficoltà il Paese.

ALESSANDRO RIVERA

 

Ma la domanda che tutti si stanno facendo in queste ore è la seguente: cosa c’entra Leonardo con le beghe giudiziarie di Mps?

 

2. PROFUMO, VIOLA E LE PROVE GRANITICHE DEL PM SU MPS

Da "la Repubblica"

 

Quando una sentenza che condanna una banca (Mps) per errata contabilizzazione dei derivati si motiva con «granitiche prove di spiccata capacità a delinquere», «perseveranza scellerata nell' errore», «rara eloquenza nel concatenare gli eventi» criminosi volti al profitto, fa ombra a tutto un sistema di potere: anche giudiziario.

GIUSEPPE BIVONA

 

La chiamata in correo viene da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, condannati a 6 anni per aggiotaggio e false comunicazioni, che faranno appello per «ripristinare la verità dei fatti e la nostra reputazione»: citano Consob e Banca d' Italia, con cui «il rapporto fu costante», vari esperti e società di revisione.

 

Giuseppe Bivona, l' azionista Mps loro grande accusatore che ha costruito il castello probatorio, ci aggiunge «i governi Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi, che tramite il Tesoro dal 2016 al 2021 si sono opposti all' azione di responsabilità» agli ex vertici, più i tre pm dell' accusa che non accusò: e contro i quali ha fatto esposto ai magistrati ordinari e al Csm.

monte dei paschi di siena

 

L' affare di Stato Mps travolgerà lo Stato o finirà con un buco nell' acqua? Per ora c' è una sentenza, prima c' erano 20 miliardi pubblici e privati persi. Per tutto il resto bisognerà aspettare. Tanto, essendo italiani. E in ogni caso non sarà bello .

 

3. "MPS, VIOLA E PROFUMO INGANNARONO I SOCI" I DUE MANAGER: FALSO, SALVAMMO LA BANCA

Gianluca Paolucci Monica Serra per "la Stampa"

 

ALESSANDRO PROFUMO GIANNI DE GENNARO

Una «spiccata capacità di delinquere» di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, la «intenzione d' ingannare i soci o il pubblico» nonché «l' aspirazione a vedere accresciuto (illegittimamente) il proprio personale prestigio, quali fautori della rinascita della banca (che si dichiarava sanata con i tempestivi interventi correttivi)».

 

Sono «granitiche» le «evidenze probatorie» su cui si basano le «valutazioni» dei giudici della seconda sezione del Tribunale di Milano, che hanno condannato a 6 anni di carcere e una multa di 2,5 milioni di euro ciascuno dei due manager, in qualità di ex presidente ed ex amministratore delegato di Mps, accusati di aggiotaggio e false comunicazioni sociali.

VIGNI MUSSARI

 

Sotto l' esame dei giudici, che hanno ribaltato la richiesta di assoluzione avanzata dalla procura, è finita la gestione finanziaria dopo l' allontanamento dei precedenti vertici - Giuseppe Mussari e Vigni - e la scoperta delle «scellerate operazioni finanziarie» messe in piedi per «abbellire» il bilancio e mascherare il reale onere dell' acquisizione Antonveneta.

 

Nelle motivazioni della sentenza appena depositate, il Tribunale ravvisa la ragione della condanna nell' aver cercato di migliorare il profilo contabile dell' istituto continuando a contabilizzare le operazioni Alexandria e Santorini per mascherare il reale impatto sui bilanci anziché come veri e propri derivati («saldi aperti» delle operazioni invece che «saldi chiusi»).

Luigi Di Maio Alessandro Profumo

 

Una ricostruzione rigettata dalle difese, secondo cui ogni passaggio è stato avallato dalle autorità di vigilanza. «È appena il caso di ricordare - scrivono in una nota Profumo e Viola - che una pena tanto severa mette sullo stesso piano noi, ovvero chi ha adottato un criterio contabile oggi in discussione ma non allora, e coloro che hanno distrutto quello che era il terzo gruppo bancario italiano».

 

Profumo - attualmente ad di Leonardo - e Viola ricostruiscono anche le ragioni del loro arrivo a Siena: «Nel 2012, su invito della Banca d' Italia, abbiamo assunto l' incarico di presidente e di ad di Mps. Il quadro macroeconomico era difficilissimo e la situazione della banca disperata.

 

MPS

Quindi è stata una scelta fatta per spirito di servizio. Profumo ha anche rinunciato al compenso per il suo incarico di presidente. Così - concludono - abbiamo garantito la sopravvivenza di Montepaschi».

 

La verità, proseguono i giudici «è banale come buona parte delle verità». Gli imputati «ben consapevoli della vera natura delle transazioni strutturate e delle correlate immani criticità, con censurabile atteggiamento attendista (agevolato da un certo assenteismo istituzionale)» hanno «riproposto al mercato la medesima soluzione contabile adottata dal precedente management».

VISCO VIOLA MPS

 

Secondo i togati «sussiste il fine di ingiusto profitto, principalmente in favore della banca stessa, parsa navigare in migliori acque grazie al falso, che ne ha accresciuto la percezione di affidabilità».

 

ALESSANDRO PROFUMO

L' arco temporale è quello tra 2013 e 2015, «in pendenza dell' autorizzazione degli aiuti di Stato e nell' imminenza di ingenti aumenti di capitale (per complessivi otto miliardi di euro), eventi tutti conclusisi positivamente per la banca. Colpisce, quale singolare coincidenza, la perfetta concatenazione cronologica degli eventi».

 

Secondo la Lega, le pesanti motivazioni della sentenza «rendono ancora più urgente la nomina di un nuovo ad per Leonardo». Per il deputato Roberto Paolo Ferrari, «la permanenza di Profumo alla guida della società rischia di essere motivo di imbarazzo e ostacolo per l' azienda».

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."