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LOCKDOWN, MA PROPRIO DOWN - PER L'ISTAT I CONSUMI POTREBBERO CROLLARE FINO AL 9,9% SE IL BLOCCO DURERÀ FINO A GIUGNO - I SETTORI PIÙ A RISCHIO SONO QUELLI DEGLI ALLOGGI, DELLA RISTORAZIONE, DELLE MANIFATTURE, DELLA VENDITA AL DETTAGLIO E DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI E AMMINISTRATIVE - IL RISCHIO DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI DISOCCUPATI

 

Michele Di Branco per “il Messaggero

 

Uno «shock generalizzato, senza precedenti storici, una vera tempesta» che si abbatte sia sul versante dell'offerta che su quello della domanda. Tanto che è difficile, al momento, calcolare gli impatti sull'economia. Che saranno comunque pesantissimi.

coronavirus Italia

E' l'analisi dell'Istat, contenuta nella tradizionale nota sull'andamento dell'economia italiana a marzo. Nel dettaglio, con un lockdown esteso fino a giugno i consumi potrebbero crollare fino al 9,9% e il valore aggiunto del 4,5%. Una cosa è certa: lo shock sull'intero sistema produttivo sarà «rilevante e diffuso».

 

VALUTAZIONI DIFFICILI

«La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l'intensità degli effetti sull'economia reale con gli indicatori congiunturali, la cui diffusione avviene con un ritardo fisiologico rispetto al mese di riferimento - spiega l'Istat - Le prime indicazioni disponibili sull'impatto economico in Italia provengono dal clima di fiducia di famiglie e imprese, che a marzo ha segnato una forte e diffusa flessione, e dai dati riferiti a febbraio sul commercio estero extra Ue e sulle vendite al dettaglio.

 

coronavirus Italia

Il commercio extra Ue è stato fortemente influenzato dal calo delle esportazioni verso la Cina, mentre le vendite al dettaglio hanno mostrato un deciso aumento trainato dagli acquisti di beni alimentari». L'inflazione «si è approssimata allo zero per i ribassi delle quotazioni dei beni energetici collegati al crollo di quelle del petrolio. La crescita dei prezzi al consumo nell'area euro si è confermata più elevata di quella italiana, ma anch'essa in decisa attenuazione». Metà del Paese è ferma: sono sospese le attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese vocate all'export), con un'occupazione di 7,4 milioni di addetti (il 44,3%) di cui 4,9 milioni dipendenti (il 42,1%).

 

CONTE E GUALTIERI

Il lockdown delle attività produttive «ha quindi amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall'emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese». Secondo i dati di contabilità nazionale del 2017 riferiti al totale delle attività economiche e inclusive della componente dell'economia non osservata, la limitazione delle attività produttive coinvolgerebbe il 34% della produzione e il 27% del valore aggiunto.

 

«Seppure limitate nel tempo e ristrette a un sottoinsieme di settori di attività economica, tali misure sono in grado di generare uno shock rilevante e diffuso sull'intero sistema produttivo. Infatti, oltre agli effetti diretti connessi alla sospensione dell'attività nei settori coinvolti nei provvedimenti, il sistema produttivo subirebbe anche gli effetti indiretti legati alle relazioni intersettoriali», spiega l'Istat. E in questo quadro depressivo, a marzo sono crollate le ricerche di lavoro attraverso Internet principalmente a causa dell'epidemia Covid.

 

giuseppe conte patuanelli

Lo sostengono in un articolo gli economisti della Banca d'Italia che analizza gli effetti dell'attuale epidemia di Covid-19 sull'offerta di lavoro relativamente all'Italia, primo paese occidentale ad essere gravemente colpito. L'articolo analizza il Google Index (GI) su queste ricerche, crollato a marzo del 39%. «Si rileva - precisa lo studio - un calo senza precedenti della ricerca di lavoro a seguito dell'epidemia». La conferma di tale tendenza nei prossimi mesi concludono gli economisti - darebbe un contributo negativo alla variazione del tasso di disoccupazione in presenza di un probabile calo marcato dei livelli di occupazione».

 

pil dati istat

Ancora più pesanti le previsioni contenute nel rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) sulle conseguenze della pandemia. In esso si parla di «perdite devastanti in termini di ore di lavoro e occupazione». L'agenzia delle Nazioni Unite sostiene che la crisi ridurrà il numero di ore lavorate nel mondo del 6,7 per cento nel secondo trimestre del 2020, equivalenti a 195 milioni di lavoratori a tempo pieno. I settori più a rischio sono quelli degli alloggi, della ristorazione, delle manifatture, della vendita al dettaglio e delle attività commerciali e amministrative. Il possibile incremento della disoccupazione a livello globale nel 2020 dipenderà sostanzialmente dagli sviluppi futuri e dalle misure adottate.

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