giorgio armani diego della valle bernard arnault

LUSSO IN (S)VENDITA! – È PARTITO IL RISIKO DELLA MODA E LE PREDE SONO LE GRANDI MAISON ITALIANE: GLI ULTIMI IN ORDINE DI TEMPO AD ANNUNCIARE CAMBIAMENTI SONO STATI ERMENEGILDO ZEGNA E ETRO. IL PRIMO PREPARA LA QUOTAZIONE A NEW YORK, IL SECONDO È FINITO TRA LE FAUCI DEL SOLITO ARNAULT. IL BOSS DI LOUIS VUITTON È SALITO ANCHE AL 10% DI TOD’S (QUANTO CI METTERÀ A FARE LE SCARPE A DELLA VALLE?) - MA C’È ANCHE CHI NON VENDE: PRADA, MONCLER E ARMANI, CHE AVREBBE RISPOSTO NO ANCHE A UN ALLEANZA CON GLI AGNELLI…

1 - ECCO LE GRIFFE ITALIANE INSENSIBILI ALLE MOINE DEGLI STRANIERI

etro 3

Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”

 

A volte è difficile resistere al corteggiamento insistente degli stranieri innamorati del made in Italy. Quanti brand del lusso tricolore sono finiti negli ultimi anni in terra straniera. L'ultimo è Etro, che ha trovato un acquirente francese in L Catterton, società legata a Lvmh.

 

Se ne parlava già all'ultima sfilata tra i binari morti dello Scalo Farini, dove è andata in scena la collezione per l'estate 2022 disegnata da Kean Etro. Il padre Gerolamo, il fondatore, resterà presidente della società.

damiano dei maneskin in etro

 

La sofisticata maison del paisley ultimamente arrivata anche alle giovani generazioni vestendo i Maneskin al Festival di Sanremo è un marchio di respiro internazionale amato per le stampe vibranti ispirate al viaggio e per la ricca tradizione nel creare tessuti preziosi, simbolo di artigianalità ed estetica spiccatamente italiane.

 

Ecco quelli che tengono duro. A cominciare da Armani che nel 2019 ha costituito la sua Fondazione e qualche mese fa ha annunciato un cambiamento di avviso sul futuro dell'azienda, dicendosi disponibile ad alleanze con altre società italiane. Ma re Giorgio sembra aver risposto no alla proposta di una possibile alleanza con Exor.

 

La holding finanziaria della famiglia Agnelli avrebbe avvicinato Armani per rilevare una quota di minoranza del brand milanese, così da creare un unico polo del lusso che vedrebbe coinvolta anche Ferrari. Intanto Tod's resta indipendente ma i rumors continuano a susseguirsi dopo che nei mesi scorsi Lvmh ha aumentato la sua partecipazione dal 3,2% al 10%.

 

GIORGIO ARMANI

E il Gruppo Prada, che nel portafoglio vanta firme come Miu Miu, Car Shoe, Church' s e Marchesi 1824 ed è quotato a Hong Kong, vede saldo al timone Patrizio Bertelli e la famiglia di Miuccia Prada, con il figlio Lorenzo, da poco entrato in azienda.

 

Non cedono al corteggiamento neanche Dolce&Gabbana, Salvatore Ferragamo (che nonostante le voci ricorrenti ha sempre smentito una potenziale vendita) Moncler di Remo Ruffini, che l'imprenditore ha acquistato nel 2003, mentre Ermenegildo Zegna ha annunciato lunedì scorso la quotazione sulla Borsa di New York tramite una fusione con la spac americana di Investindustrial.

 

ermenegildo zegna

Negli anni sono finiti nell colosso del lusso francese Kering Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo, Brioni e Richard Ginori. Dal 2012 Valentino è passata a Mayhoola Investments e Versace è stata venduta all'americana Capri Holdings Ltd di Michael Kors, senza dimenticare l'altro potente polo francese del lusso, Lvmh di Bernard Arnault, che in una manciata di stagioni ha agguantato Loro Piana, Fendi, Emilio Pucci, Acqua di Parma, e Bulgari.

 

dolce e gabbana hong kong 1

Poi c'è la Cina, che ha fatto suoi brand come Krizia, Mila Schon, Sergio Tacchini, Ferrè e Sergio Rossi, finita di recente nelle mani di Fosun. E mentre Buccellati è stata acquistata da Richemont, La Rinascente è passata ai cinesi di Central Retail Corporation. E La Perla, venduta agli olandesi di Sapinda.

 

2 - IL RISIKO DEL LUSSO

Carlotta Scozzari per “La Stampa”

 

UN ANNO E MEZZO DI ACQUISIZIONI E ACQUISTI DI QUOTE NEL LUSSO

Da Armani a Etro passando per Tod's, entrano nel vivo le grandi manovre nel mondo della moda. La scommessa è che il comparto del lusso, tra i più penalizzati nel 2020, possa tornare a rivedere la luce beneficiando di una ripresa che, pandemia permettendo, sembra essere avviata, possibilmente con un «effetto elastico» che consenta di recuperare parte di quanto perso l'anno scorso.

 

Non a caso, dall'ultimo sondaggio di Deloitte emerge che il 100% dei fondi sta valutando un investimento nel settore della moda e del lusso nel 2021, con particolare interesse per abbigliamento e accessori. I numeri del primo trimestre dei colossi francesi Lvmh e Kering parlano chiaro: la moda è ripartita dalla Cina.

 

DIEGO DELLA VALLE CON SCARPE TODS

Una tendenza appena confermata dal gruppo Salvatore Ferragamo, che, fresco dell'arrivo del nuovo ad Marco Gobetti da Burberry, ha annunciato che più della metà dei 524 milioni di ricavi del primo semestre è stata realizzata in Asia, con i negozi in Cina che hanno registrato un aumento delle vendite del 47,4% annuo a cambi costanti.

 

Ora la speranza è che questa euforia asiatica, da qualcuno definita «revenge spending» («spendere per vendicarsi») come a segnalare una voglia delle persone di rifarsi nello shopping dopo i tempi cupi della pandemia, possa trasferirsi all'Europa, a patto che i dati sul virus non peggiorino.

bernard arnault

 

«Dopo la frenata mondiale del 22% a cambi costanti registrata nel 2020 - commenta Claudia D'Arpizio, senior partner di Bain & Company -, la ripresa del mercato dei beni di lusso è partita velocemente in Cina per poi passare negli Stati Uniti, mentre l'Europa è rimasta indietro soprattutto per la mancanza del turismo». Dopodiché, nota ancora D'Arpizio, «è vero che c'è la ripresa, ma le società devono essere in grado di coglierla, attraverso un'espansione sia geografica, che passi da Stati Uniti e Cina, sia dei canali, spingendo sull'ecommerce, e senza dimenticare di rivolgersi al pubblico più giovane.

giorgio armani

 

 Per farlo, però, servono investimenti, perciò in questo momento fusioni e acquisizioni trovano terreno fertile. Senza contare che spesso occorrono anche risorse manageriali, non solo finanziarie, per far fronte al cambiamento». E qui entrano in scena i fondi di private equity e i grandi gruppi del lusso, attratti da valutazioni societarie interessanti anche perché elaborate su bilanci del 2020 penalizzati dalla pandemia. Spesso poi le grandi aziende italiane devono risolvere il problema della successione e del cambio generazionale.

 

Ce n'è abbastanza per spiegare come mai ad aprile Giorgio Armani abbia affermato che per il suo gruppo sta valutando una «liaison con un'importante azienda» del nostro Paese, non per forza della moda. Lo stesso mese, Alfonso Dolce di Dolce & Gabbana ha aperto la porta a una partecipazione a «un polo italiano».

 

birkenstocks 2

Se l'ultimo in ordine di tempo ad annunciare grandi cambiamenti è stato Ermenegildo Zegna, che prepara la quotazione a Wall Street con l'aiuto del fondo Investindustrial, pochi giorni fa è stata la volta di Etro. La maison milanese si è accordata con il private equity L Catterton, partecipato dal numero uno di Lvmh Bernard Arnault e di recente salito al controllo dei sandali tedeschi Birkenstock, per fargli spazio nel capitale al 60%, diluendo la famiglia al 40% e per una valutazione complessiva della società sul mezzo miliardo.

 

diego della valle

 Ad aprile, invece, il colosso Louis Vuitton è salito al 10% di Tod's, il cui numero uno Diego Della Valle ha poco dopo dichiarato che, se mai decidesse di vendere, Lvmh sarebbe l'interlocutore ideale. A giugno si è poi chiusa l'operazione che ha visto passare le scarpe di Sergio Rossi dal fondo Investindustrial al gruppo cinese Fosun.

 

 Nel frattempo, i francesi non si fermano: Kering ha appena comprato gli occhiali di fascia alta Lindberg e Lvmh ha raggiunto un accordo per la maggioranza del marchio di streetwear di lusso Off-White. Protagonisti delle grandi manovre della moda dal lato del compratore sono anche gruppi italiani: ad aprile la Otb di Renzo Rosso ha rilevato Jil Sander e lo stesso mese Exor ha concluso l'acquisto del 24% della maison delle scarpe dalla suola rossa Christian Louboutin, mentre risale alla fine del 2020 l'acquisizione di Stone Island da parte di Moncler. C'è da scommettere che non sia finita.

Armani Arnault

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