roberto gualtieri giuseppe conte

MA CHE SORPRESA: LA “PODEROSA” INIEZIONE DI LIQUIDITÀ DI CONTE SI È GIÀ ARENATA – È IN ATTO UNO SCARICABARILE PREVENTIVO. IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DEL FONDO DI GARANZIA CENTRALE, QUELLO CHE DOVREBBE DARE PRESTITI LAMPO, HA DECISO DI ACCANTONARE UN EURO OGNI TRE GARANTITI. – LE BANCHE TEMONO DI NON ESSERE RIMBORSATE E INTANTO SI ALLUNGANO E DI MOLTO I TEMPI PER LE PRATICHE SUPERIORI AI 25MILA EURO, QUELLE IN MANO ALLE BANCHE CON LA GARANZIA DELLA SACE, PERCHÉ…

 

 

Roberta Amoruso e Andrea Bassi per “il Messaggero”

 

Gualtieri Conte

Sulla «poderosa» (copyright del premier Giuseppe Conte), iniezione di liquidità nelle imprese italiane, quantificata in 750 miliardi di euro, è iniziato una sorta di gioco del cerino. Un sostanziale scaricabarile preventivo per allontanare da se le probabili proteste del mondo produttivo quando i soldi non arriveranno, o non arriveranno a tutti i richiedenti, e non arriveranno in tempi certi. Partiamo dal Fondo di garanzia Centrale, quello che dovrebbe erogare i prestiti lampo fino a 25 mila euro con pochissime formalità perché garantiti al 100% dallo Stato, e i prestiti fino a 5 milioni alle imprese che hanno al massimo 499 dipendenti.

 

Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def

 Il decreto liquidità ha potenziato il fondo con circa 250 milioni di euro, dopo che nel decreto di marzo erano stati stanziati altri 1,5 miliardi. Il governo ha considerato che ogni euro di garanzia ne potesse attivare 15-20 di nuovi prestiti. Il miliardo e mezzo, insomma, avrebbe potuto garantire liquidità fino a 30 miliardi. Che aggiunti alle risorse già disponibili nel Fondo, sempre con quei rapporti, sarebbero potuti arrivare fino a 100 miliardi. E invece il consiglio di amministrazione dello stesso Fondo, ha deciso di accantonare un euro ogni tre garantiti. Significa che se tre partite Iva chiedono 25 mila euro in prestito, si ritiene che almeno una di loro non restituirà i soldi.

 

LA POSIZIONE

prestiti alle imprese

Evidentemente una posizione difensiva. Le banche sono manlevate dalla garanzia al 100% dello Stato e, in linea teorica, potrebbero concedere i prestiti senza pensarci troppo. Lo Stato presta la garanzia ma mette a disposizione solo 1,7 miliardi. Il gestore del Fondo è tra l'incudine e il martello. È quello che rischia di più, anche penalmente, se non valuta bene su quali prestiti concede la garanzia. Certo, con soli 1,7 miliardi sarà impossibile garantire prestiti a 4,5-5 milioni di partite Iva che avrebbero diritto ai 25 mila euro. Bene che va, con le risorse disponibili, solo un decimo di loro riuscirà ad accedere ai soldi. A meno che, nel prossimo decreto, il governo non riempia le casse del Fondo con una decina o più di miliardi di euro.

 

giuseppe conte roberto gualtieri 9

Lo stesso discorso vale anche sul versante dell'altro gestore delle garanzie pubbliche, la Sace, che dovrebbe attivare ben 200 miliardi di prestiti avendo a disposizione solo un miliardo di euro. Una impensabile leva di un euro garantito che attiva 200 euro di liquidità. Ma non c'è soltanto il nodo delle risorse. Un altro nodo è la procedura di valutazione per i prestiti compresi, appunto tra 25.000 euro e 800.000 e quelli per le grandi imprese a sollevare molti dubbi tra le banche.

 

chiusi per virus

Nel disciplinare inviato ieri da Sace alle banche per la dovuta consultazione, la società ha sintetizzato in quattro passaggi il percorso che porterà un'impresa ad ottenere il bonifico. Ma il passaggio cruciale toccherà, a quanto pare, alle banche. Saranno gli istituti a dover fare una valutazione della pratica e aprire un'istruttoria formale. Solo ad esito di questa procedura, in cui vengono analizzati tutti i documenti presentati, scatterà la garanzia della Sace al 90% (e 10% da parte dei Confidi).

fabbrica coronavirus 1

 

Un atto quasi formale, un semplice «riscontro» che in massimo 48 ore fa scattare l'attribuzione del codice identificativo Cui e di fatto la garanzia pubblica. Dunque, è risultato confermato anche dai contatti di chiarimento avuti ieri che l'onere della valutazione spetta alle banche. Di qui il rischio altissimo che per le pratiche tra 25.000 e 800.000 euro si allunghino molto i tempi. Si parla di 15 giorni, nella migliore delle ipotesi, dalla presentazione di tutti i documenti. Con tempi ancora più lunghi per i dossier oltre 800.000 euro, non prima di giugno. E non potrebbe essere altrimenti visto che nel decreto liquidità, e nemmeno nel disciplinare, si fa alcun cenno a una deroga alle norme del testo unico bancario e della vigilanza a cui devono attenersi gli istituti.

 

LA PRIORITÀ

fabbrica coronavirus 3

La priorità per le imprese è avere liquidità immediata. Ma non è pensabile per le banche un'istruttoria leggera che sia nello stesso tempo attendibile sulla fotografia e i piani futuri di un'impresa. Soprattutto di questi tempi. Il rischio non è soltanto economico, e cioè il rischio di un default dell'impresa. Il rischio alto in questo caso per le banche è che la banca sia coinvolta in un'eventuale accusa di concorso in bancarotta. Con l'aggravante che, essendoci dietro la garanzia dello Stato, scatti anche il danno erariale.

 

roberto gualtieri giuseppe conte 2

È evidente che andrà trovato un compromesso per alleggerire la responsabilità delle banche se si vogliono davvero accelerare i tempi. Basterebbe un meccanismo di salvaguardia che renda più cogente e più di peso l'autocertificazione a cui sono tenute le aziende. È il principale tema di discussione al Tesoro. Per il resto le banche sono pronte. E non a caso ieri l'Abi ha sottolineato «gli adempimenti, non dipendenti dalle banche, non ancora completati» e come le «misure di liquidità necessiterebbero di semplificazioni». Senza dimenticare il richiamo alle «norme di vigilanza e della sana e prudente gestione» cui sono obbligati gli istituti.

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...