MAZZONCINI STA TRANQUILLO: LA GIUSTIZIA ITALIANA È COME I TRENI - L'AD È STATO RINVIATO A GIUDIZIO SUI CONTRIBUTI PUBBLICI A UMBRIA MOBILITÀ. E SAPETE QUANDO CI SARÀ LA PRIMA UDIENZA? NEL 2020! - QUINDI SE NEL FRATTEMPO SARÀ SILURATO DAL VERTICE, SARÀ PER IL SUO ESSERE STATO UN RENZIANO DI FERRO PIÙ CHE PER EVENTUALI PENDENZE GIUDIZIARIE

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delrio mazzoncini delrio mazzoncini

 (ANSA) - Nei passaggi che portarono all'erogazione di poco meno di sei milioni di euro alla Regione Umbria di contributi statali (nel maggio del 2016) destinati al servizio di mobilità locale si configurerebbe una truffa. E' l'ipotesi per la quale oggi il gup di Perugia ha rinviato a giudizio gli allora vertici di Umbria mobilità e l'amministratore delegato di Busitalia sita nord Renato Mazzoncini, che attualmente ricopre lo stesso ruolo nelle Ferrovie. Secondo Fs italiane comunque "non può che essere confermata l'assoluta estraneità ai fatti di causa dell'amministratore delegato, che non ha mai amministrato Umbria Mobilità".

 

"Si confida, trattando di questione interpretativa di disposizioni di natura amministrativa - aggiunge la società -, che il dibattimento possa, al più presto, chiarire la realtà dei fatti". Umbria mobilità esercizio venne fusa in Busitalia nel dicembre del 2015. Oltre a Mazzoncini, anche gli altri imputati - l'ad dell'epoca di Umbria mobilità esercizio, Franco Viola, l'allora presidente di Umbria Tpl e mobilità e direttore regionale programmazione, innovazione e competitività della Regione, Lucio Caporizzi, e una dipendente addetta all'ufficio amministrazione della società di trasporto - hanno sempre rivendicato la correttezza del loro operato.

RENATO MAZZONCINI RENATO MAZZONCINI

 

L'accusa - rappresentata in aula dal pm Manuela Comodi - ha invece ipotizzato "artifizi e raggiri" consistiti nell'inserimento telematico di dati "non riconducibili agli effettivi ricavi di traffico e ai corrispettivi di servizio" maturati nell'anno 2012 da parte di Umbria mobilità Tpl e mobilità spa nella banca dati dell'Osservatorio Tpl del Mit. Questo ai fini dell'erogazione della quota parte variabile del fondo pubblico nazionale per il Tpl regionale. Secondo l'accusa sarebbero stati così indotti in errore i ministeri eroganti Mit e Mef sull'esistenza dei presupposti di legge per la concessione di tale contributo in favore della Regione Umbria.

 

Procurando - sempre secondo l'accusa - un ingiusto profitto consistito nella erogazione di 5 milioni 996 mila 858 euro in favore della stessa Regione, da destinarsi al servizio di mobilità locale. Addebiti che gli imputati hanno sempre respinto. E lo stesso Caporizzi ha rivendicato la correttezza del suo comportamento davanti al gup. Il giudice ha invece rinviato a giudizio tutti gli imputati fissando la prima udienza del processo al 20 gennaio del 2020.

RENATO MAZZONCINI CON NARDELLA RENATO MAZZONCINI CON NARDELLA

 

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