francesco milleri alberto nagel mediobanca

MEDIOBANCA, IL GIORNO DELLA VERITÀ – È INIZIATA L’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI PIAZZETTA CUCCIA, CHE DOVRÀ RINNOVARE IL CDA – PRESENTI 2701 AZIONISTI, IL 76,82% DEL CAPITALE SOCIALE: CHI LA SPUNTERÀ TRA NAGEL E MILLERI? L’AD SARÀ IN OGNI CASO RICONFERMATO, IL PATRON DI ESSILUX PUNTA A PIAZZARE FINO A CINQUE CONSIGLIERI. LA CONTA SERVIRÀ A “PESARSI” E DELINEARE GLI SCENARI FUTURI SU GENERALI. SULLA CARTA, DELFIN HA UN 33%, MENTRE IL CDA USCENTE ALMENO IL 37. L'AFFLUENZA ALTA FAVORISCE NAGEL, COSÌ COME IL VOTO DI BENETTON, CHE POTREBBE RISULTARE DECISIVO...

Alberto Nagel

1. MEDIOBANCA: AL VIA ASSEMBLEA, PRESENTE 76,82% CAPITALE SOCIALE

(Adnkronos) - E' iniziata poco fa, nella sede di via dei Filodrammatici, a Milano, l'assemblea degli azionisti di Mediobanca, chiamata a rinnovare il cda. Sono presenti 2.701 azionisti, portatori di 652.4 milioni di azioni pari al 76,82% del capitale sociale. Gli azionisti si dovranno pronunciare sulla futura governance di Piazzetta Cuccia, votando una delle liste antagoniste, quella presentata dal board uscente o quella presentata da Delfin, azionista con il 19,8% del capitale.

 

2. MEDIOBANCA LA CONTA

Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”

 

FRANCESCO MILLERI

Non è cominciato in queste settimane e non finirà oggi lo scontro tra azionisti e manager sull'asse Mediobanca-Generali. L'assemblea di questa mattina a Piazzetta Cuccia […] segnerà una nuova importante conta dopo il primo atto, consumatosi un anno fa a Trieste. Per la prima volta la lista che un tempo veniva presentata dal patto di sindacato […] e che come nella tornata precedente porta la firma del cda uscente, sarà sfidata non tanto e non solo dai candidati dei fondi ma da una seconda lista di minoranza, costruita però per avere chances di contare di più.

 

L'iniziativa è della Delfin, la finanziaria di casa Del Vecchio divenuta nel tempo il primo e pesantissimo, col 19,8%, azionista di Piazzetta Cuccia. C'è stato un tempo in cui si è cercato l'accordo per evitare che il confronto si tramutasse in scontro, ma tutto è naufragato.

 

L'ad di Mediobanca Alberto Nagel, che sarà in ogni caso riconfermato al timone dell'istituto, e il numero uno di Delfin Francesco Milleri si sono parlati e alla fine non si sono fidati. Il banchiere […]  temeva di finire commissariato. Il manager […] si è sentito invece mancare di rispetto di fronte ai 22 paletti posti dal cda della banca in cambio di tre posti più uno destinato a Francesco Gaetano Caltagirone.

RENATO PAGLIARO ALBERTO NAGEL

 

C'è stato poi un ultimo tentativo, e riguardava il presidente di Mediobanca. Delfin chiedeva un'alternativa a Renato Pagliaro, manager di vecchia scuola maranghiana che ha già in tasca la riconferma. Lo spunto era l'assenza dei requisiti di indipendenza di Pagliaro, fatto segnalato come anomalo anche dal consulente più influente dei fondi internazionali, ovvero il proxy advisor Iss, che pure ha indicato la lista del consiglio come miglior scelta.

 

C'è dell'altro: Pagliaro paga ancora il "no" opposto all'offerta di Del Vecchio di donare 500 milioni (in un progetto che si sarebbe esteso a 2 miliardi complessivi) per sviluppare il gruppo ospedaliero Ieo-Monzino, un gesto che Mediobanca ha a suo tempo liquidato come un tentativo di acquisizione tout court. Da lì lo scontro è deflagrato.

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Un anno fa a Trieste Delfin ha votato la lista proposta da Caltagirone con cui l'imprenditore capitolino puntava a contrastare la lista del cda, dietro a cui vedeva le trame di Mediobanca, raccogliendo il 41% dei voti ma senza vincere, presentando un candidato alternativo a Philippe Donnet. A questo giro Delfin […] non propone alternative a Nagel ma una lista minoranza corposa, con l'idea di poter piazzare fino a 5 consiglieri (Sandro Panizza, Sabrina Pucci, Cristina Scocchia, Massimo Lapucci e Jean-Luc Biamonti) e come minimo ottenere l'elezione dei primi due come da statuto, in quanto il terzo consigliere di minoranza finirà ai fondi, se il 2,1% che ha presentato la lista di Assogestioni confermerà il voto.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Ma è chiaro che la conta servirà a definire il peso degli schieramenti, definire l'eventuale contendibilità di Mediobanca e delineerà dunque scenari futuri che potranno, ancora una volta, coinvolgere le Generali, lo scrigno della finanza italiana che tanto Delfin quanto Caltagirone da sempre ritengono frenata nel suo sviluppo rispetto a concorrenti come Axa, Allianz o Zurich proprio da Mediobanca, che è il primo azionista di Trieste col 13,1%. Il fiato è ora sospeso.

 

A favore del banchiere di Piazzetta Cuccia, che si presenta forte di conti record, giocano diversi fattori: l'alta affluenza (si parla di più del 75%, il che vuol dire grande partecipazione dei fondi internazionali, da Norges in giù, favorevoli al cda) e dall'altro l'appoggio della maggior parte dell'accordo di consultazione (circa il 10%), più Unipol (1,9%), paradossalmente la prima concorrente italiana di Generali e legata a Mediobanca soprattutto dopo l'affare Fondiaria-Sai che ne ha permesso il salto dimensionale.

 

ALBERTO NAGEL

Decisivo per Nagel e il cda potrebbe essere il 2,2% dei Benetton, che un anno fa a Trieste si schierarono con Caltagirone e oggi rispetteranno il tradizionale appoggio al cda, pur tenendo lo sguardo critico sui destini di Generali. Poste, spuntate con meno del 3%, non voteranno. Gavio, presente nell'accordo di consultazione, nemmeno ha depositato le azioni.

 

Un altro aderente all'accordo, Romano Minozzi (1% circa), voterà per Delfin, come farà pure Caltagirone col suo 9,9%. Idem imprenditori come Vacchi (Finvacchi) e Gallazzi (Sri Group), per un 1% complessivo. E mentre i grandi fondi pensione internazionali, seguendo il consiglio dei proxy, si schierano con il cda, l'italiana Enpam, l'ente di previdenza di medici e odontoiatri, voterà col suo 1,19% per Delfin.

 

francesco gaetano caltagirone

Sulla carta dunque gli sfidanti di minoranza si trovano con un 33% che potrebbe arrivare al 35%, mentre le pur sempre fallaci previsioni della vigilia vedono Nagel proiettato fino al 37%, grazie anche a un 1-2% di deleghe del retail e imprenditori come Della Valle. La distanza in ogni caso non sarà abissale. Molto dipenderà dall'affluenza finale, quindi dai presenti astenuti. E infine dai cambi di campo dell'ultimo minuto. Ben sapendo che sarà solo un'altra puntata di uno scontro destinato a durare, tanto più adesso che il Parlamento sta per varare la legge che renderà ben più arduo, per i consigli uscenti, presentare liste soprattutto laddove ci sono soci forti che vogliono contare.

 

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…