nagel milleri caltagirone

MEDIOBANCA, L’AMORALE DELLA FAVA – PAOLO PANERAI: È FINITA IN POLVERE LA SFIDA A NAGEL DI MILLERI, MALGESTITA (VEDI ENPAM) DA CALTAGIRONE, SMANIOSO DI RIFARSI DALLA SCONFITTA IN GENERALI DI UN ANNO FA - MA IL PEGGIO DEVE ARRIVARE: LE NUOVE REGOLE DEL DDL CAPITALI, PROMOSSE DA CALTA-FAZZOLARI-MELONI, ESPORREBBERO FRA UN ANNO E MEZZO ALL’INGOVERNABILITÀ PRIMA GENERALI E POI TRA TRE ANNI QUELLO DI MEDIOBANCA - NON SOLO: MOLTE ALTRE SOCIETÀ SI TROVEREBBERO PENALIZZATE SENZA UNA MAGGIORANZA ASSOLUTA E GLI INVESTITORI INTERNAZIONALI NON SI AZZARDEREBBERO A METTERE I PROPRI CAPITALI IN IMPRESE ITALIANE

Paolo Panerai per “Italia Oggi” - Estratto

 

……………………………………….

ALBERTO NAGEL

Ma che bel risultato, alla fine, per il gruppo Del Vecchio: poteva avere quattro consiglieri di Mediobanca (questa era l’offerta di Alberto Nagel a Francesco Milleri capo del gruppo degli occhiali), ne ha ottenuti ai voti solo due. Che cosa è successo?

 

Un fatto molto semplice: non ha funzionato il fronte romano, perché ai voti diretti dell’alleato Francesco Gaetano Caltagirone (poco sotto il 10%) dovevano sommarsi i voti di Enpam, l’ente di previdenza dei medici presieduta da Alberto Oliveti che doveva avere il 2% invece si è fermato all’1,2%; a spingere per arrivare all’obiettivo del 2% erano sia il presidente Oliveti, che nel 2024 dovrebbe scadere e al quale era stato promesso un cambio di statuto, ma anche il direttore generale Domenico Pimpinella, che ambisce a diventare ad di F2i al posto di Renato Ravanelli, essendo l’ente uno dei soci del fondo.

L ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA E I VOTI PER IL NUOVO CDA

 

A gestire tutta questa partita doveva essere Raffaele Ranucci, ex senatore da sempre molto vicino a Caltagirone, ex-machina della vicenda. Perché l’operazione non ha funzionato? Perché dal ministero dell’economia, sia il ministro Giancarlo Giorgetti sia il sottosegretario Federico Freni hanno avvisato che enti di previdenza come Enpam non dovevano immischiarsi superando l’1,2% acquistato, mentre F2i, che è il fondo delle infrastrutture, deve casomai impegnarsi nell’operazione per la rete di Tim che Giorgetti, saggiamente, vuole abbia una partecipazione importante italiana e dello stato, se la maggioranza passerà a Kkr.

 

La riprova dell’intervento diretto del governo, che ha stoppato il disegno dell’uso di Enpam e della strumentalizzazione di F2i per sconfiggere la lista del consiglio d’amministrazione di Mediobanca, è il fatto che Poste non ha esercitato il voto in assemblea con la quota che aveva rastrellato proprio nell’imminenza dell’adunanza.

 

milleri nagel caltagirone

Ma se formalmente lo sconfitto è il capo del gruppo Del Vecchio, Milleri, altrettanto sconfitto è Caltagirone che con il suo potere a Roma aveva organizzato le varie mosse su Enpam e su Poste. Positivo o negativo?

 

Il positivo è che un ministro serio e preparato (non solo perché è bocconiano) come Giorgetti e un sottosegretario altrettanto preparato come Freni, avvocato di diritto finanziario, hanno impedito che per interessi di parte, Mediobanca, che opera nel contesto delle prassi e delle regole internazionali, finisse sotto scacco dei poteri esogeni. Il negativo è tuttavia all’orizzonte.

Se fossero già state applicate le nuove regole del Ddl Capitali, come sarebbe andata a finire la battaglia per il cda di Mediobanca?

 

Se con le nuove norme (che potrebbero entrare in vigore nel 2024) Delfin avesse presentato lista lunga (sette consiglieri), avrebbe avuto diretto a 6,26 consiglieri (arrotondando equivale a 6 consiglieri) e Assogestioni uno. La lista del Cda ne avrebbe avute otto, quindi maggioranza di un solo consigliere nonostante la vistosa differenza.

FRANCESCO MILLERI

 

Ma poniamo che all’assemblea appena tenutasi Benetton (2,2%) avesse votato con Delfin e Caltagirone invece che con il consiglio uscente: la lista del cda avrebbe ottenuto il 50,4%, quindi avrebbe avuto ugualmente la maggioranza. Ma in quel caso la quota Delfin sarebbe salita al 43,94%, quindi, pur perdendo, avrebbe avuto diritto a 6,59 consiglieri, che arrotondando avrebbe voluto dire 7 consiglieri, cioè quanti la lista del Cda e Assogestioni, con 1 consigliere, sarebbe diventato l’ago della bilancia. Stessa storia per le Generali, il cui consiglio è di 13 membri. Lo scorso anno la lista del Cda ha ottenuto il 55,99% dei voti presenti in assemblea, la lista Caltagirone-Del Vecchio il 41,72% mentre Assogestioni l’1,93%.

 

Non avendo superato lo sbarramento del 3% , il consigliere di Assogestioni con le nuove norme sarebbe confluito nella lista Caltagirone, perché quest’ultima avrebbe conseguito il 43,65% dei voti dell’assemblea, che applicato ai 13 consiglieri equivale a 6,59, con arrotondamento a sette.

Quindi alla lista del Cda sarebbero spettati sette consiglieri e alla lista Caltagirone-Delfin (in Generali ha più voti Caltagirone di Delfin) sei consiglieri.

 

FRANCESCO MILLERI

Quindi, nonostante una differenza del 14,3% rispetto alla seconda lista, la lista del Cda, con le regole del DDL, avrebbe ottenuto solo un consigliere in più. Non basta: i sette consiglieri della lista del Cda, il base al Ddl, sarebbero scelti per di più nell’ordine di gradimento ottenuto per singolo consigliere dall’assemblea, compreso il presidente e l’amministratore delegato indicati nella lista del Cda.

 

Se poi le nuove norme entrassero effettivamente in vigore come sono ora, c’è da attendersi anche un mercato delle vacche nell’ambito della lista del Cda nei 40 giorni tra pubblicazione lista e data dell’assemblea. Perché la lista deve essere di 1/3 più lunga del numero di posti del consiglio e per esser certi di entrare in cda i candidati hanno bisogno anche del voto delle minoranze, quando si passerà al voto di gradimento singolo.

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Entrerebbero quelli che hanno il maggior numero di voti, quindi se per ipotesi Caltagirone e Delfin in Generali votassero a favore di alcuni consiglieri della lista del Cda, anche dando per scontato il voto favorevole della maggioranza che ha votato per la lista del Cda, a passare sarebbero per certo quelli che hanno avuto i voti a favore da Caltagirone e da Delfin…

 

Chiedo scusa ai lettori per questo rompicapo, ma tutto ciò dimostra come il Ddl così com’è non dovrebbe passare perché, se passasse, il consiglio d’amministrazione di due delle più importanti istituzioni finanziarie private del paese potrebbero essere destinate all’ingovernabilità.

 

Passata la sfida romana, gestita da Caltagirone per cercare di rifarsi dalla sconfitta di un anno e mezzo fa in Generali, il governo in primo luogo e, non in secondo, il parlamento dovrebbero pensarci bene prima di esporre all’ingovernabilità prima Generali, il cui consiglio sarà da rinnovare fra un anno e mezzo e poi tra tre anni quello di Mediobanca. Ma non solo: molte altre società si troverebbero penalizzate senza una maggioranza assoluta, determinando una inevitabile ingovernabilità.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Così l’Italia, che è già un nano per quanto riguarda il mercato finanziario borsistico, diventerebbe anche una giungla dove gli investitori internazionali non si azzarderebbero a mettere i propri capitali. Quindi, Signor Ministro Giorgetti, pur con tutti i problemi che ha, faccia capire alla Sua maggioranza il rischio che il mercato finanziario correrebbe, se il Ddl entrasse in vigore senza modifiche.

 

P.S. Ricordando il proverbio per cui tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, un acuto banchiere d’affari mi ha segnalato che il voto unitario del 32% può avere conseguenze opa per chi lo ha composto, ma sicuramente ne potrà avere Delfin che è stata autorizzata dalla Bce a non superare il 20% di capitale di Mediobanca, diversamente dovendo essa stessa Delfin essere sottoposta alla pesantissima regolamentazione e controllo delle banche da parte di Francoforte. Di fatto, sia pure con Caltagirone e l’ente di previdenza dei medici, nella votazione del 29 ottobre Delfin ha superato la soglia stabilita da Bce, in quanto asse portante del voto assembleare.

Fazzolari Meloni

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?

luca matilde bernabei sandokan can yaman

DAGOREPORT – IL TRIONFO DI “SANDOKAN” SU RAI1 FA GODERE LA LUX VIDE MA I FRATELLI BERNABEI, LUCA E MATILDE, BRINDANO SEPARATI – LUCA, CHE E’ COLUI CHE FORTEMENTE VOLUTO RIPORTARE IN TV LO SCENEGGIATO E LO HA PRODOTTO, A MAGGIO SCORSO HA LASCIATO LA FU SOCIETA’ DI FAMIGLIA (FONDANDO LA SUA “OHANA) – DI LUCA NON C’E’ TRACCIA NEI COMUNICATI ED ERA ASSENTE SIA ALL’ANTEPRIMA CHE ALLA CONFERENZA STAMPA – VUOI VEDERE CHE GLI SCAZZI DI FAMIGLIA FANNO PIU’ MALE DELLA “TIGRE DI MOMPRACEM”? AH, SAPERLO…