nagel bivona del vecchio

MEDIOSBANCA: BIVONA, CAVALLO DI TROIA DI DEL VECCHIO - NELLA CITY C’È CHI INSINUA CHE DIETRO LA LISTA BLUEBELL CI SIA IL DOVIZIOSO ZAMPONE DELL’OTTUAGENARIO PAPERONE DI AGORDO CHE NON PUÒ DARE BATTAGLIA A NAGEL CON LA DELFIN DOPO CHE ALLA BCE, PER AVERE L’AUTORIZZAZIONE AD ARRIVARE AL 19,9% DEL CAPITALE DI MEDIOBANCA, HA ACCETTATO IL PIANO DI NAGEL. A GUERREGGIARE CI PENSERANNO I DUE CONSIGLIERI DELLA LISTA DI BIVONA - INTANTO NEI CIRCOLI FINANZIARI DI MILANO C’È CHI SOSPETTA CHE DEL VECCHIO ABBIA TROVATO...

GIUSEPPE BIVONA

DAGOREPORT 

 

Giuseppe Bivona dirige, con Francesco Trapani e Marco Taricco, il fondo attivista Bluebell Capital Partners, quello che a giugno scorso aveva presentato una dura lettera di critiche nei riguardo della governance di Nagel e Pagliaro. “Noi chiediamo una Mediobanca 2.0, focalizzata su banca d'affari e finanza specializzata (credito al consumo), dove in Italia c'è enorme spazio di crescita e di consolidamento”. E poi: “ La sola cosa che auspichiamo è veder nominato un cda rafforzato e migliorato, come indipendenza dei membri e come competenze, per avviare una nuova fase di crescita”.

 

PAGLIARO NAGEL

E per l’assemblea che rinnoverà il board di Piazzetta Cuccia fino al 2023, appuntamento in programma il prossimo 28 ottobre, Bivona ha convinto un fondo di private equity del Nord Europa, ovvero Novator Capital di Thor Bjorgolfsson, grazie al quale ha raggiunto la soglia minima del capitale (1%) necessaria a presentare una rosa di candidati, a supportarla e dunque scenderà in campo con un propria lista in aperta competizione con la lista del cda uscente che concorre per la maggioranza dei posti e quella dal Comitato gestori, minoritaria e che rappresenta il mercato.

 

Scrive Aifi.it: “Bluebell ha una rosa di quattro nomi per il cda. I candidati sono William Note, ceo dell’asset management di Banque Syz dal 2019; Riccardo Pavoncelli, già a capo di Lazard Italia e dal 2010 portfolio manager di Black Rhino Capital; Elisabetta Oliveri, ex ad di Sirti e in passato a capo di Fabbri Vignola, che ha traghettato da società a conduzione famigliare a impresa partecipata dai fondi e Alessandra Garivati, con esperienze nel private equity e fondatrice della spac Life Care Capital”. 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

Continua il sito Aifi.it: “Bluebell potrebbe piazzare tutti e quattro i candidati solo se risultasse la più eletta, o due, se battesse la lista presentata da Assogestioni che a sua volta però non dovrebbe proporre un nome di riserva. Il fondo attivista punta a ottenere i voti dell’azionista principale, cioè la cassaforte lussemburghese Delfin di Leonardo Del Vecchio che non dovrebbe concorrere con proprie liste né nomi ma quest'adesione non sembra compatibile con gli impegni presi da Del Vecchio in sede di iter autorizzativo con la Banca centrale europea in qualità di investitore finanziario”.

 

Sergio Erede

Anche se il vispo Bivona, venerdì scorso intervistato da Andrea Greco per “Repubblica”, ha messo le manine avanti: “Cerchiamo i voti di tutti gli azionisti, ma non credo a Del Vecchio serva Bluebell come cavallo di Troia. Ovvio, uno dei motivi per cui abbiamo investito è stata la presenza di un imprenditore che ha sempre creato enorme valore in tutte le sue aziende. Pensiamo lo farà anche qui”,

 

nella City londinese c’è chi insinua che dietro la scesa in campo della lista Bluebell ci sia proprio il dovizioso zampone di Leonardo Del Vecchio, sempre guidato dallo studio legale di Sergio Erede. 

 

Perché l’ottuagenario paperone di Agordo non può dare battaglia a Nagel con la sua finanziaria lussemburghese, Delfin, che possiede il 9,9% di Mediobanca, dopo che alla Bce, per avere l’autorizzazione ad arrivare al 19,9% del capitale di Mediobanca, ha accettato il piano di Nagel. A guerreggiare con Nagel e Pagliaro ci penseranno i due consiglieri della lista Bluebell.

bivona

 

Intanto nei circoli finanziari di Milano c’è chi sospetta che Del Vecchio abbia trovato interessante l’idea di Sergio Erede di far acquistare da altri investitori azioni di Mediobanca per un totale del 10% che, aggiunto al prossimo 20% di Delfin, costituirebbe un nocciolo duro per la governance dell’istituto.  A quel punto, fuori i secondi!

 

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