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Sara Bennewitz per “la Repubblica

 

La strada per la pace tra Mediaset e Vivendi, a due giorni dal termine per l' intesa fissato dal tribunale, resta ancora in salita.

PIER SILVIO BERLUSCONI PIER SILVIO BERLUSCONI

La guerra degli ultimi tre anni ha lasciato cicatrici - specie sul fronte dei rapporti personali - dure da cancellare. E a dividere Arcore e Parigi, interessate entrambe a un armistizio, ci sono tre nodi difficili da sciogliere: a quale prezzo si può fare la pace, il futuro di Media For Europe (Mfe) - la nuova holding olandese del Biscione "congelata" dalla guerra giudiziaria dei francesi - e chi acquisterà il 20% circa delle tv di Berlusconi che Bolloré sarebbe pronto a vendere.

 

Obiettivo: chiudere la partita con Cologno dopo la guerra sulla pay-tv e il tentativo di scalata che gli è costato carissimo anche sul fronte Telecom.

 

I termini generali dell' intesa, in teoria, sono la parte più semplice del trattato di pace. E non a caso sarebbero stati in qualche modo già concordati dai legali delle parti: Mediaset rinuncerebbe a tutte le richieste danni contro Vivendi mentre i transalpini cederebbero il 19% delle tv, tenendo in tasca il 10% circa. Il problema sono i soldi: il titolo di Cologno vale a Piazza Affari 2,66 euro.

 

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Se Bolloré vendesse il 20% al prezzo offerto per il recesso di 2,77 euro, la perdita rispetto a quello medio di acquisto (3,7 euro) sarebbe di 205 milioni, anche se nel bilancio Vivendi il valore dei titoli "disponibili per la vendita" è stato svalutato a 2,69 euro (cioè 18 milioni in meno dell' offerta e più dei valori di Borsa). Il gioco vale la candela? Sì, dicono ad Arcore, perché l' intesa farebbe decadere tutte le cause (le richieste di danni dei Berlusconi superano i 3 miliardi) rendendo più agile anche quella penale, dove l' udienza per la chiusura delle indagini è fissata al 5 dicembre.

 

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Ammesso e non concesso che si trovi la quadra sulla cifra, resta il problema di scovare un compratore disposto a spendere 618 milioni per le azioni conferite alla fiduciaria Simon. Di sicuro non possono farlo i Berlusconi, per non essere costretti all' Opa. Le indiscrezioni parlavano di una trattativa di Peninsula e Credit Suisse. Peninsula però si sarebbe tirata indietro e in pista ci sarebbe rimasta solo la banca elvetica (già garante dei diritti di recesso di Mediaset Espana).

 

Il rimescolamento di carte nell' azionariato di Mediaset potrebbe essere l' occasione per aprire il capitale a nuovi soci. Uno tra gli indiziati è il tycoon ceco Daniel Kretinsky, già entrato nel capitale di Le Monde, di Elle e Marianne in Francia e spuntato nelle scorse settimane con il 4,1% in ProsiebenSat, il network tedesco dove i Berlusconi hanno il 15,1%. Praga e Arcore avrebbero già aperto un canale di comunicazione per studiare come unire le forze in Germania e insieme creare un' alleanza europea nelle tv generaliste, magari sotto il cappello di Mfe, la holding olandese - bloccata dai ricorsi di Vivendi - dove confluiranno Mediaset e Telecinco.

 

Un' eventuale fusione tra le due aziende controllate da Arcore e ProsiebenSat vedrebbe i Berlusconi come primo socio al 33% circa. E nella partita potrebbero ent rare anche i network di Kretinsky nel resto d' Europa. Ma pare che Vincent Bollorè veda con sospetto il finanziere ceco, a cui peraltro Vivendi ha ceduto la sua quota in Fnac.

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