open fiber francesco starace franco bassanini roberto gualtieri luigi gubitosi

PERCHÉ IO VALGO (SÌ, MA QUANTO?) - C'È L'ACCORDO POLITICO SULLA RETE UNICA MA NON SU QUANTO SARANNO VALUTATE LE INFRASTRUTTURE DI TIM E OPEN FIBER. QUEST'ULTIMA HA UN PROBLEMINO: SI CONSIDERA ANCORA UNA STARTUP E DUNQUE HA DEI CONTI MOLTO SBILANCIATI SUI COSTI E SUI DEBITI. E HA DISATTESO LE PREVISIONI DI REDDITIVITÀ PRESENTATE IN PARTENZA - IL RUOLO DI COSTAMAGNA E FULVIO CONTI CON IL FONDO MACQUERIE E LA VALUTAZIONE MONSTRE DI 7 MILIARDI PER OPENFIBER - L'AZIENDA: ''NON SI PUÒ PARAGONARE LA RETE TELECOM ALLA NOSTRA''

 

Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it

open fiber fibra ottica

 

Ora che c’è l’accordo politico sulla rete unica di telecomunicazioni di banda larga che dovrebbe portare l’Italia a colmare il gap con il resto d’Europa, la partita tra i protagonisti entra nel vivo. Nel vivo vuol dire valutare gli asset dei protagonisti da Fibercorp di Tim (e con KKr e Fastweb nell’azionariato) alla rete di Openfiber che andranno a nozze nella futura società AccessCo.

 

E come in una partita di poker si dovranno finalmente scoprire le carte. E qui c’è una grande zona d’ombra che riguarda proprio Openfiber, la società posseduta al 50% paritetico da Enel e Cdp e presieduta da Franco Bassanini, con Elisabetta Ripa come amministratore delegato.

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

 

L’unica valutazione fatta filtrare nei mesi scorsi da Enel, è quella del fondo Macquarie. Gli australiani valuterebbero l’intera Openfiber sui 7 miliardi di euro. Una cifra analoga a quella di Fibercorp, il veicolo che controlla la rete secondaria di Tim che vedrà l’ingresso del fondo KKR con il 37,5% della quota e di Fastweb con una quota minore.

 

CLAUDIO COSTAMAGNA SCALA

Ma le somiglianze finiscono qui. Mentre per FiberCorp abbiamo un valore realistico, dato che la società vanterebbe ricavi al 2021 tra 1,2 e 1,3 miliardi con un margine operativo lordo di 900 milioni, nel caso di Openfiber siamo distanti mille miglia.

 

La società che ha appena depositato il bilancio non naviga certo in buone acque. Come anticipato da BusinessInsider.it, il bilancio 2019 vede Openfiber aumentare le perdite, salite a 117 milioni dopo il rosso di 97 milioni del 2018. E la striscia negativa per il gruppo fondato nel 2016 si approfondisce ogni anno che passa. La perdita del 2017 era stata di 37,5 milioni. Certo parliamo di una start-up e l’ultima riga di bilancio in perdita è fisiologica. Ma i ricavi non corrono quando dovrebbero.

LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE

 

 

Nel 2019 sono stati di soli 186 milioni con un balzo del 50% sul 2018 fermo a 114 milioni. La progressione del fatturato è evidente, ma i costi e gli ammortamenti salgono a ritmi maggiori tali da approfondire le perdite. Il margine operativo lordo è diventato positivo l’anno scorso per “soli” 37 milioni. Una cifra ben distante dai 900 milioni di margine lordo che la FiberCorp di Tim (e KKr) è in grado di produrre. Tra l’altro il passo del gruppo presieduto da Bassanini non pare rispettare il ruolino di marcia che l’azionista Enel si era prefissato all’atto della costituzione della società.

ENEL STARACE

 

Nel 2016 presentando Openfiber, Enel dichiarava che la società sarebbe stata in grado di produrre nel 2021 un margine operativo lordo ci circa 300 milioni, pari al 75% dei ricavi di quell’anno. Mancano ancora 2 anni all’appuntamento, ma passare da 37 milioni di mol che nel 2019 pesavano per solo il 20% dei ricavi, a 300 milioni pare compito improbo. Eppure pur con questi numeri nessuno ha posto il problema della presunta valutazione di Macquarie che assegnerebbe all’intera Openfiber ben 7 miliardi di valore.

fulvio conti con la moglie daniela

 

Come ha scritto Business Insider si tratterebbe di valutare il gruppo la bellezza di quasi 200 volte il margine industrialeUn’aberrazione vista così dato che i multipli delle reti di tlc viaggiano al massimo a 10- 11 volte il mol. 

 

Vien da chiedersi da dove sbuchi un’offerta tanto ghiotta quanto iperbolica. A gestire gli affari italiani di Macquarie ci sono personaggi di spicco della finanza italiana: da Claudio Costamagna, ex Goldman Sachs e soprattutto ex Cdp a Fulvio Conti ex Ceo di Enel.

 

Macquarie

Certo, l’attuale amministratore delegato di Enel Francesco Starace sarebbe felicissimo di vendere il suo 50% di Openfiber alle condizioni prospettate dal fondo australiano e dai suoi advisor per l’Italia. Enel ha a bilancio il suo 50% di Openfiber a 432 milioni al 30 giugno di quest’anno. Valore di carico salito dai 384 milioni di fine 2019. Stando ai munifici australiani, Enel uscirebbe dalla partita con una plusvalenza stellare sul suo investimento. Robe da fondo speculativo di private equity.

 

FULVIO CONTI PAOLO SCARONI

Con la vendita del suo 50% di Openfiber, Enel eviterebbe di mettere ancora capitale, dato che l’investimento previsto a fine piano dai due soci (Enel e Cdp) sarà di 1 miliardo. Significa mettere altri 500 milioni nei prossimi anni per una società che viaggia sul conto economico con il freno tirato e ha, e continuerà ad avere, una leva debitoria elevatissima.

report servizio su open fiber3

 

A fine 2019 il debito finanziario netto di Openfiber era salito a 1,6 miliardi da poco più di 800 milioni del 2018. Debito che sarà destinato a salire negli anni dato che Openfiber vive di finanziamenti bancari. Con una prima linea di credito da 3,5 miliardi stipulato nel 2018 destinata a salire oltre i 4,5 miliardi nei prossimi anni. Il tutto per fronteggiare gli investimenti per la rete che fino ad oggi sono costati poco più di un miliardo.

NUOVO LOGO ENEL

Gran parte a leva grazie al sistema bancario che ha pesato solo nel 2019 sul bilancio di Openfiber per soli interessi sul debito circa 65 milioni, oltre un terzo dei ricavi, per un gruppo che finora non ha prodotto flussi di cassa e che nella testa di qualcuno dovrebbe valere quanto la rete di Telecom.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Riceviamo e pubblichiamo da Openfiber:

I criteri di valutazione di un’azienda in fase di start up non possono basarsi sui dati di bilancio, che ovviamente fotografano un disallineamento tra investimenti e ricavi, ma devono far riferimento alla qualità e solidità del piano industriale e alla capacità di realizzarlo. Open Fiber è in fase di rapida e forte crescita e qualsiasi valutazione deve tenere in considerazione non solo l’attuale capacità di reddito ma soprattutto le prospettive di marginalità che derivano da un piano di investimenti da oltre 7 miliardi di euro, interamente finanziato. Parliamo di investimenti per oltre un miliardo l’anno. In questa fase il multiplo EV/ebitda - come diversi analisti hanno peraltro già sottolineato – non è significativo, a differenza delle scelte tecnologiche e della strategicità di un’infrastruttura destinata a generare reddito per molti anni.

francesco starace

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Openfiber sostiene che le metriche valutative classiche non valgono per una start up. Sarà, ma mi chiedo però a quale modello riferirsi: certo il piano industriale prevede svariati miliardi di investimenti, ma sono per lo più finanziati a debito. Con un rapporto di 7 a 1 sul capitale. Mi chiedo allora quale sia il valore dell'equity a questo punto, ricordando che è l'unico che conta. Infine, constato che le previsioni di redditività dell'avvio della società sono state completamente disattese.

Fabio Pavesi

 

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…