PIERO CELLI NO LIMITS: ''ROMANO PRODI È UN RANCOROSO CHE SI CIRCONDA DI PERSONE SERVILI. DE BENEDETTI? ARROGANTE, È UN PADRONE. MI FECE LICENZIARE 10 MILA PERSONE E MI CHIESE DI METTERNE 500 IN CASSA INTEGRAZIONE LA VIGILIA DI NATALE. MI VENDICAI QUANDO SU QUELLA CHE ERA LA SUA AUTO TROVO UNA DONNA CHE DOVEVA ANDARE IN SVIZZERA CON LUI''
2. LAMBERTO DINI CHE PRETENDEVA LA PROMOZIONE DI ANNA LA ROSA, L'ERRORE SU DANIELE LUTTAZZI, IL FIGLIO CHE LAVORÒ IN FERRARI ''CON AGENZIA INTERINALE'' E SU LERNER AL TG1...

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IL SENSO DI CARLO DE BENEDETTI PER IL NATALE

Gustavo Bialetti per “la Verità”

 

pierluigi celli pierluigi celli

Siccome a quasi 84 anni sta sempre lì a dire che devono fare Repubblica e il centrosinistra tutto, come fossimo ancora ai tempi di Ciriaco De Mita e Romano Prodi, ogni tanto capita che qualcuno si occupi di Carlo De Benedetti e si diverta a raccontare che tipo di padrone è stato.

 

Ieri è toccato a Pier Luigi Celli, mitico tagliatore di teste in Olivetti, Omnitel, Eni e (senza troppe fortune) in Rai, che si è fatto intervistare dal Fatto Quotidiano e sul suo ex datore di lavoro a Ivrea è andato giù piatto. Non senza aver regolato l'ex amico Prodi con un giudizio definitivo («Romano è un tipo rancoroso che si circonda di persone servili»), il bolognese Celli ammette: «Alla Olivetti di Carlo De Benedetti non sono il capo del personale, ma dell'ex personale. Licenzio 10.000 dipendenti in 10 mesi».

 

mario calabresi carlo de benedetti mario calabresi carlo de benedetti

Roba da mandarli entrambi, lui è la futura sedicente «tessera numero uno del Pd», alla Norimberga della gestione delle risorse umane, se solo esistesse. Dopo di che prende la mira: «De Benedetti è arrogante, è un padrone. Se gli dici sempre di sì ti passa addosso», come testimoniano le tristi parabole professionali di decine di suoi giornalisti.

 

PIER LUIGI CELLI LA STAGIONE DELLE NOMINE PIER LUIGI CELLI LA STAGIONE DELLE NOMINE

A questo punto l'intervistatore, Carlo Tecce, giustamente gli chiede quando ha detto di no all'Ingegnere ed ecco la piccola rivelazione: «Un giorno mi chiede di firmare 500 lettere di cassa integrazione per il 24 dicembre. La vigilia di Natale, che diamine. Lui insiste, io non lo faccio».

 

In effetti pensate che bello, ricevere la simpatica letterina con taglio di stipendio incorporato proprio mentre siete a casa con la famiglia per le feste di fine anno.

Avete presente il vecchio detto secondo cui «A Natale sono tutti più buoni?» Ecco, per De Benedetti non vale. Per lui il Natale dev'essere quella ricorrenza che gli ricorda che dopo sei giorni finisce l'esercizio finanziario.

 

pierluigi celli pierluigi celli

 

Estratto dall'articolo di Carlo Tecce per il Fatto Quotidiano

 

Romano [Prodi] è un tipo rancoroso, che si circonda di persone servili, come dimostra lo scarso successo dei suoi governi. […] Non mi manda D' Alema in Rai, o meglio: non direttamente. Un giorno mi chiama un tale Claudio Velardi e mi sussurra: 'Vuoi fare il dg Rai?'. Io declino. Vado in Enel dal mio capo, Franco Tatò, e gli supplico di riportare il mio diniego a D' Alema. Mi risponde gelido: 'Io non posso'. Mi arrendo.

 

romano prodi virman cusenza romano prodi virman cusenza

[…] Chiamo Amato per comunicargli l'indicazione di Gad Lerner al Tg1. Non reagisce. Farfuglia: 'Spero sia una scelta ponderata'. È ponderata, poi si rivela azzardata. Lerner manda in onda un servizio sui pedofili con immagini assurde di bambini, i dalemiani ne chiedono la testa alla Camera. Io resisto, lui resiste. Finché, per fare il martire, mostra al Tg1 un bigliettino di raccomandazioni di Mario Landolfi di Alleanza nazionale.

 

[…] Telefonate di B.? Non molte. La prima nel '93, c'è il Cda dei professori di Claudio Dematté. Berlusconi è quasi in politica, ma sempre il padrone di Mediaset. Io sono il capo del personale di Viale Mazzini, mi chiama per un favore. Mi dice: 'Senta, gli artisti giocano al rialzo sui compensi saltando tra noi e voi, ci mettiamo d' accordo e li freghiamo?'.

donatella e lamberto dini donatella e lamberto dini

 

[…]

 

Un litigio. Con Lamberto Dini: desidera la promozione di Anna La Rosa a vicedirettore di un canale. Io respingo e lui urla: 'Sono il ministro degli Esteri!'. Daniele Luttazzi. Un errore. Critico il programma - e anche l' intervista a Marco Travaglio sugli affari di Berlusconi - per dare un movente alle mie dimissioni. Ora chiedo scusa, Luttazzi è un talento della tv.

 

Vita in Rai. Terribile, non la consiglio neanche ai nemici. […]

daniele luttazzi versione panfilo maria lippi daniele luttazzi versione panfilo maria lippi

 

Alla Olivetti di Carlo De Benedetti non sono il capo del personale, ma dell' ex personale. Licenzio 10 mila dipendenti in 10 mesi. De Benedetti è arrogante, è un padrone. Se gli dici sempre di sì, ti passa addosso.

 

Quando ha detto di no.

Mi chiede di firmare 500 lettere di cassa integrazione per il 24 dicembre. La vigilia di Natale, che diamine. Lui insiste, non lo faccio. E mi vendico. Una volta mi informa che ha cambiato macchina aziendale. Ha comprato un' Audi gigantesca per dismettere la Bmw, così dice. Ma qualche settimana dopo, ritrovo una donna a bordo della Bmw: 'Cosa fa qui, signora?' 'Vado in Svizzera con l' Ingegnere'. Corro su e scateno un putiferio.

 

[…]

 

Il direttore dell' Università Luiss - durante la recessione del 2009 - suggerisce ai ragazzi di emigrare. Una provocazione. Di mattina tutti mi ringraziano, di pomeriggio - i docenti, i più ipocriti - prendono le distanze.

Il figlio di Celli, però, resta in Italia alla Ferrari.

Succede dopo, ci va con l' Adecco e resta solo otto mesi.

 

Agiografia non credibile: Celli immune ai politici.

agostino sacca e pierluigi celli agostino sacca e pierluigi celli

Sono furbo, e con la fama di cattivo. Con la vecchiaia, però, sono diventato buono e un po' rincoglionito.

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