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PISTA! FATE LARGO AL DEPISTAGGIO - ANCHE ENI COME SOCIETÀ È INDAGATA PER LE INTERFERENZE SUL PROCESSO MILANESE CHE VEDE IMPUTATO L'AD DESCALZI - L'AZIENDA FA SAPERE CHE ''NON RISULTANO INDAGATI ALTRI MANAGER DELLA SOCIETÀ DIVERSI DA QUELLO GIÀ COINVOLTO'', CIOÈ MASSIMO MANTOVANI, EX RESPONSABILE DELL'UFFICIO LEGALE

massimo mantovani 1

1. DEPISTAGGIO, ADESSO È INDAGATA ANCHE L' ENI COME SOCIETÀ

Da ''il Fatto Quotidiano''

 

L' Eni come società è indagata in base alla legge 231 sulla responsabilità aziendale nell' ambito dell' inchiesta sul presunto depistaggio che, con inchieste costruite ad arte tra Trani e Siracusa, doveva inquinare il processo a Milano per corruzione internazionale che vede indagato, tra gli altri, l' ad Claudio Descalzi. L' Eni, in una nota, comunica l' indagine e aggiunge che "la documentazione richiesta riguarda rapporti con un gruppo di società già oggetto di audit interno autonomamente avviato da tempo dalle funzioni aziendali competenti.

descalzi

 

Eni specifica poi che, dai documenti ricevuti oggi, non risultano indagati altri manager della società diversi da quello già precedentemente coinvolto", cioé Massimo Mantovani, l' ex responsabile dell' ufficio legale. La società continua a ritenersi "parte lesa" nella vicenda. e annuncia che "perseguirà in ogni sede opportuna la tutela della propria reputazione nei confronti di chiunque, che abbia già confessato un proprio coinvolgimento o altrimenti, risulterà responsabile come si potrà eventualmente evincere a esito dalla conclusione delle attività di indagine in corso".

 

 

2. ENI E IL CASO DEI DEPISTAGGI ALLE PROCURE «PAGÒ 25 MILIONI ALLA SOCIETÀ DI AMARA»

Luigi Ferrarella per il ''Corriere della Sera''

 

Ben 25 milioni di euro pagati un anno fa dall' Eni al suo arrestato avvocato esterno Piero Amara per «indurlo a mantenere il silenzio sul coinvolgimento dei vertici Eni nell' inquinamento probatorio attuato da Amara» nel 2015-2016 con il poi pure arrestato «pm della Procura di Siracusa Giancarlo Longo».

 

DESCALZI

Nel maggio 2018 l' avvocato siracusano Amara, al quale Eni dal 2003 aveva pagato almeno 11 milioni di parcelle legali per i processi ambientali da lui seguiti, era da poco in carcere, appena arrestato nelle inchieste della Procura di Messina e di Roma su corruzioni non legate alla multinazionale dell' energia: e proprio in quei giorni, a cavallo dei due interrogatori di Amara che invece sul mondo Eni la pm milanese Laura Pedio tentò senza esito, proprio l' Eni, tramite la sua società Ets Trading Shipping (che centralizza tutte le compravendite di petrolio e gas, e che all' epoca era presieduta dal già capo degli affari legali Eni Massimo Mantovani), «finanziò con 25 milioni la società Napag facente capo ad Amara e a F.M., per un approvvigionamento di polietilene ad alta densità in Iran.

 

È la novità che emerge ieri da una nuova perquisizione della Guardia di Finanza a casa di Amara (in libertà dopo aver patteggiato a Roma 3 anni per corruzione di giudici del Consiglio di Stato), ordinata dal procuratore aggiunto Pedio e dal pm Paolo Storari per due nuove ipotesi di reato nelle quali Amara risulta indagato «con altri»: «Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all' autorità giudiziaria», e «autoriciclaggio».

Marie Madeleine Ingoba moglie di Claudio Descalzi

 

La pesante contestazione si innesta sul precedente fascicolo che ad Amara, ad alcuni suoi collaboratori, e all' ex capo ufficio legale Eni Mantovani, da mesi contesta l' ipotesi di «associazione a delinquere» per aver «concordato e posto in essere un vero e proprio depistaggio» attraverso «esposti anonimi e denunce» alle Procure di Trani e di Siracusa nel 2015-2016, e «false dichiarazioni al pm di Siracusa» Longo circa l'«esistenza di un complotto contro Eni e in particolare il suo amministratore delegato Claudio Descalzi».

 

Finto complotto che invece per i pm milanesi sarebbe stato un tentativo di «depistaggio» (tramite «calunnie, diffamazioni, false dichiarazioni e favoreggiamenti») compiuto per «intralciare lo svolgimento dei processi in corso a Milano contro Eni e i suoi dirigenti» (come Descalzi e Scaroni), oltre che «per screditare i consiglieri indipendenti Eni Luigi Zingales e Karina Litvack» (l' uno uscito dal gruppo, e l' altra prima allontanata e poi richiamata su pressione dei fondi stranieri dopo l' archiviazione).

 

Interpellato in serata, il difensore di Amara, Salvino Mondello, ritiene si tratti di «un abbaglio della Procura: Amara non aveva cointeressenze con la Napag, ma solo rapporti di clientela e amicizia. Il contratto in questione non era fittizio ma reale: se poi perfezionato, avrà comportato solo un profitto di alcune centinaia di migliaia di euro; se invece interrotto per le sanzioni all' Iran, avrà comportato la restituzione dei soldi. E l' idea dei pm che Amara protegga i vertici Eni è contraddetta dagli atti».

Massimo Mantovani

 

piero amara

 

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