john elkann

QUANDO SI LICENZIA, AVERE QUALCHE GIORNALE A DISPOSIZIONE CERTO NON FA MALE - ELKANN SI COMPRA ''REPUBBLICA'', LE RADIO E LE TESTATE LOCALI MENTRE STA FONDENDO FCA CON PEUGEOT, UN'OPERAZIONE CHE PORTERÀ TANTE ''SINERGIE'' (LEGGI: POSTI DI LAVORO IN MENO), IN UN MERCATO COME QUELLO DELL'AUTO CHE È IN GRANDISSIMA SOFFERENZA E NON SOLO IN ITALIA

Marco Palombi per ''il Fatto Quotidiano''

 

JOHN ELKANN CON LA STAMPA

 

Domani sarà probabilmente il giorno in cui i fratelli Rodolfo e Marco De Benedetti annunceranno il passaggio della quota di controllo del gruppo editoriale Gedi (Repubblica, La Stampa, giornali locali e radio) dalla Cir - di cui è convocato il consiglio d' amministrazione - alla Exor NV , la finanziaria olandese che fa da cassaforte alla famiglia Agnelli: l' obiettivo, una volta acquisito il controllo del gruppo, è effettuare il delisting dell' azienda, cioè l' uscita dalla Borsa. Una piccola rivoluzione nel piccolo mondo dei giornali che è una grande rivoluzione in quello del potere.

 

E anche una piccola sorpresa: finora le operazioni degli Agnelli sotto il regno di John Elkann sono sempre andate dall' Italia verso l' estero, stavolta avviene il contrario.

MARCO DE BENEDETTI

La famiglia piemontese ieri ha fatto sapere, attraverso l' agenzia Ansa, che vuole gestire il gruppo (e rilanciarlo grazie "ai vantaggi della rivoluzione digitale"), che non ha intenzione di fare spezzatini o vendite separate (Repubblica), che assicura la "garanzia dell' autonomia redazionale" che tutti ricordano nelle precedenti avventure editoriali degli ex industriali dell' auto.

 

Si vedrà se i prati sono davvero in fiore, ma resta la domanda sul senso economico dell' operazione. L' ultima trimestrale di Gedi, quella al 30 settembre, parla di una situazione non piacevole: -18,3 milioni di risultato netto e fatturato in discesa in tutte le voci (vendite, pubblicità, etc.), ma il bilancio senza la vendita del gestore delle reti Persidera sarebbe in sostanziale equilibrio. Il valore della società, secondo l' ultimo report Mediobanca, è di circa 240 milioni (al lordo di un passivo ingente) per il 75% grazie alle radio: il problema più grosso, nel medio periodo, sono Repubblica e i suoi 400 dipendenti.

 

john elkann

I soldi per comprare, in ogni caso, ad Exor non mancano certo. Non bastassero quelli che ci sono già, infatti, nella cassaforte olandese pioverà circa un miliardo e mezzo di euro del premio che gli azionisti Fca riceveranno dalla fusione con Psa (in cambio del sostanziale controllo francese sull' azienda). Attualmente gli Agnelli sono al 6% di Gedi, la Cir al 43,7: i fratelli De Benedetti probabilmente conserveranno una piccola quota, ma Exor dovrà fare un' offerta più generosa ai soci di quella da 0,25 euro circa ad azione avanzata in ottobre da Carlo De Benedetti per il 29,9% del gruppo, questo anche per evitare sgradite perdite alla Cir (che ha Gedi a bilancio per il doppio).

 

Domani si capiranno le cifre, che dovrebbero però essere già definite, mentre resta il mistero sul piano industriale: le tre radio sono un piccolo gioiello, discorso diverso per i giornali, che però - dal punto di vista del "peso" politico - sono il pezzo pregiato dell' operazione: Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e i 13 giornali locali ex Finegil (Il Tirreno, Il Piccolo, eccetera).

 

fca melfi 1

Secondo indiscrezioni, nel 2018 la prima era in perdita, gli altri due in leggero rosso, gli ultimi in utile. Se l' acquisto di Gedi non è "sentimentale" ma economico, come fa sapere Exor, allora si intravvede una linea d' azione, che ha le sue radici in quel che già è accaduto nel gruppo dalla fusione tra l' ex gruppo Espresso e Itedi (Stampa e Secolo).

 

Certo gli Agnelli vorranno un loro amministratore delegato al posto di Laura Cioli, forse proprio Mario Scanavino, buon rapporto con Elkann, allontanato dal centro delle operazioni proprio da Cioli. Nel frattempo, però, il gruppo editoriale ha già portato a Torino - e sotto la direzione di Maurizio Molinari della Stampa - tutta Gedi News Network, cioè i quotidiani esclusa Repubblica: non solo il management da Marco Moroni in giù, ma anche tutta la produzione delle pagine nazionali e internazionali (compresi spettacoli e sport) che La Stampa produce per tutti i locali.

 

laura cioli fot di bacco (2)

Lo stesso Molinari, che guida "il giornale di famiglia", avrebbe ricevuto nelle ultime settimane da John Elkann in persona il "consiglio" di fare un quotidiano più attento al Piemonte: indicazione che sembra essere stata seguita.

 

Insomma, la direzione industriale sembra essere quella di costruire una rete di quotidiani locali e la prima cosa che balza all' occhio è la duplicazione delle redazioni in almeno due città (Torino e Genova), senza contare - parlando di Repubblica - il costo non compensato dai ricavi di alcuni dorsi locali (ad esempio Palermo e Bari).

 

Insomma, se Elkann vuole gestire probabilmente dovrà tagliare, ma la realtà è che il giornale fondato da Eugenio Scalfari, a forte vocazione nazionale e politica, pare il meno sensato in un progetto del genere: venderlo potrebbe essere quasi naturale.

 

A meno che non siano vere le voci malevole che già circolano: la fusione con Peugeot & C. alla fine sarà un bagno di sangue per le fabbriche italiane in termini di occupazione.

Quando si licenzia, avere qualche giornale a disposizione certo non fa male.

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