coronavirus licenziamenti

QUANTO DURERÀ IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI? - I SINDACATI MINACCIANO LO SCIOPERO DOPO LA FUMATA NERA ALL’INCONTRO CON IL GOVERNO: CONTE E PATUANELLI HANNO PROPOSTO LA PROROGA FINO AL 21 MARZO MA SOLO PER LE AZIENDE PIÙ COLPITE, MA LE SIGLE INSISTONO PER AVERLA PER TUTTI - BONOMI: “NON PUÒ ANDARE AVANTI ALL’INFINITO”. MA SENZA SI RISCHIA UNA MASSA ENORME DI DISOCCUPATI…

1 - SCONTRO SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI E I SINDACATI MINACCIANO LO SCIOPERO

Alessandro Barbera per “la Stampa”

LICENZIAMENTI CORONAVIRUS 1

 

Con l'inizio dell'inverno l'abitudine imposta degli incontri on line non risparmia nessuno. Così ieri hanno fatto governo e sindacati su un tema delicatissimo, quello della proroga del blocco dei licenziamenti. Fra gli invitati alla riunione virtuale mancavano però le imprese, e ciò non ha aiutato a trovare un compromesso utile.

 

Peggio: i sindacati si sono presentati al tavolo con una richiesta che Palazzo Chigi e Tesoro hanno dovuto respingere con durezza. Breve riassunto: l'ultima delle tante norme di emergenza varate prevede il divieto generalizzato di licenziare fino al 31 gennaio.

PIERPAOLO BOMBARDIERI, ANNAMARIA FURLAN MAURIZIO LANDINI

 

Un divieto che in Italia è un unicum, ma accettato dalle imprese perché sostenuto da una generosa cassa integrazione allargata a tutti i lavoratori e (quasi) completamente a carico dello Stato. Nell'incontro di ieri i sindacati hanno chiesto di prolungare questo stato di cose fino a giugno 2021, quando realisticamente l'emergenza sarà alle nostre spalle.

 

carlo bonomi foto di bacco (2)

Per far capire che fanno sul serio ed evidentemente preoccupati dal clima delle piazze, le sigle hanno minacciato uno sciopero. A questo approccio hanno fatto muro sia il premier Giuseppe Conte che i due ministri economici, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Il convitato di pietra - ovvero il mondo delle imprese - è lontanissimo da questa ipotesi, e lo sanno sia il governo che le sigle: le trattative sindacali hanno sempre un palco e un retropalco.

 

roberto gualtieri giuseppe conte patuanelli

Per questa ragione da qualche giorno nei palazzi circola un'ipotesi di compromesso: confermare il blocco solo per alcune categorie di lavoratori, quelli dei settori che stanno pagando il prezzo più alto alla crisi. Dalla piccola impresa al commercio, dal turismo all'intrattenimento. Anche questa ipotesi però non convince Confindustria.

 

La linea del presidente Carlo Bonomi è quella di avere norme il più possibile semplici e comprensibili. Di qui la sua proposta: dal primo febbraio confermare il blocco solo per le aziende che continueranno a fare uso del sussidio anti-Covid, lasciando libere le altre di tornare al diritto al licenziamento per motivi economici con il regime ordinario di cassa integrazione, quello nel quale le imprese pagano un contributo più alto.

 

CORONAVIRUS LICENZIAMENTI

Per il governo non si tratta di una richiesta irragionevole: si tratterebbe di ripristinare le regole in vigore in tempi normali, sostenendo ancora i settori in crisi con i sussidi straordinari anti-Covid. Il problema è la distanza con i sindacati. Il tavolo si è chiuso dunque con un nulla di fatto, ed è riconvocato per venerdì. In ossequio alle forme, il governo ora deve consultarsi con le imprese.

 

Ma il compromesso va trovato anzitutto con le sigle, in una posizione oggettivamente difficile da gestire. Ogni bollettino su contagiati e ricoverati avvicina l'ipotesi di lockdown più stringenti, e mollare la presa su un tema così delicato rischia di accendere la protesta di chi il lavoro lo ha già perso o rischia di perderlo. La speranza di tutti è che a risolvere il problema sia il virus, dando tregua entro Natale. Per il momento è solo una pia illusione.

lavoro donne coronavirus

 

2 – BLOCCO DEI LICENZIAMENTI FINO AL 21 MARZO, MA SOLO PER LE AZIENDE PIÙ COLPITE

Estratto dell’articolo di Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

 

(…) L' ultima proposta che il governo aveva messo a punto, non accolta dai sindacati, prevede una proroga del blocco fino al 21 marzo solo per le aziende più colpite, quelle che ricorrono alla cig-Covid gratis, avendo avuto un calo del fatturato superiore al 20%, mentre per le altre il blocco terminerebbe il 31 gennaio.

 

disoccupazione coronavirus disoccupati

Ma i sindacati insistono: bisogna prolungare lo stop ai licenziamenti per tutti almeno fino al 21 marzo. Allo stesso tempo, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando a Sky Tg24, ha bocciato la proroga:«Il blocco dei licenziamenti non può andare avanti all' infinito». Conte sentirà le associazioni imprenditoriali e domani di nuovo i sindacati . Il nodo potrebbe essere sciolto con la legge di Bilancio, approvata «salvo intese» e non ancora presentata in Parlamento.

 

(…) Il governo, come ha confermato ieri nel vertice con Cgil, Cisl e Uil, concederà però altre 12 settimane di cassa integrazione Covid, che le imprese potranno chiedere fino alla fine di giugno. E qui sorge il problema. I sindacati vogliono che il blocco dei licenziamenti accompagni di pari passo la cig almeno fino al 21 marzo, che è la data entro la quale si esaurirebbero le 18 settimane in più di cig per un' azienda che le utilizzi senza interruzioni.

LICENZIAMENTI CORONAVIRUS

 

Il governo, invece, è disposto a concedere la proroga al 21 marzo solo alle aziende più colpite, quelle che hanno diritto alla cig- Covid senza pagare il contributo (9-18%) perché hanno avuto un calo del fatturato di almeno il 20% nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019. Potrebbero invece licenziare le aziende che non usano la cig-Covid e quelle che hanno la cig ordinaria (più di 15 dipendenti). Contrari i sindacati.

 

(…) Secondo Bonomi, è sbagliato prolungare ancora (va avanti dal 23 febbraio scorso) lo stop ai licenziamenti. «Se l' obiettivo è fare un patto fra Stato e imprenditori - dice il presidente di Confindustria -quindi io ti do la cassa integrazione Covid e ti chiedo la salvaguardia occupazionale, siamo d' accordissimo.

 

Ma se le imprese non fanno ricorso alla cassa integrazione Covid o fanno ricorso solo alla cassa integrazione ordinaria, che paghiamo noi, non mi puoi mettere il blocco dei licenziamenti». Il leader di Confindustria accusa inoltre il governo di «ritardi» ed «errori» nella gestione della crisi e di «non ascoltare» gli imprenditori.

LICENZIAMENTO

 

Preoccupato della situazione, Bonomi sostiene che «abbiamo bisogno subito delle risorse del Mes», cioè i prestiti per 36 miliardi del fondo europeo salva Stati , da spendere per rafforzare il sistema sanitario.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...