coronavirus economia crisi recessione

IL RECOVERY FUND NON BASTERÀ: ALLE IMPRESE DELL’UNIONE EUROPEA SERVONO ALMENO MILLE MILIARDI DI EURO DI CAPITALI FRESCHI PER SOLLEVARSI DALLA PANDEMIA E DAI LOCKDOWN. CERTO, I GOVERNI SONO INTERVENUTI, MA I FINANZIAMENTI (ANCHE QUELLI GARANTITI) SONO PUR SEMPRE DEBITI CHE SOSTITUISCONO MANCATI RICAVI. E QUANDO L’EMERGENZA SARÀ FINITA IN MOLTE RISCHIANO DI SALTARE – SOLO QUELLE ITALIANE HANNO UN BUCO DI CAPITALE PARI A…

 

 

Morya Longo per https://24plus.ilsole24ore.com/

 

 

CINA XI JINPING ECONOMIA CINESE CORONAVIRUS COVID PANDEMIA

Il 10% delle società europee ha riserve liquide per durare solo sei mesi. Già questo dato, calcolato dall'Associazione dei mercati finanziari europei (Afme) e da PwC, dovrebbe far venire i brividi a qualunque Governo. E attivare risposte immediate. Ma il numero davvero preoccupante è un altro: le imprese dell'Unione europea, colpite dalla lunga pandemia e dai ripetuti lockdown, avranno bisogno di mille miliardi di euro di capitali freschi per risollevarsi dalla crisi. Mille miliardi.

 

disoccupazione crisi

Servirà insomma una montagna di soldi per colmare la voragine patrimoniale che il Covid 19 ha scavato nei loro bilanci. Di questi mille miliardi (dei quali 175 servono alle imprese italiane) nel prossimo biennio ne saranno disponibili sul mercato solo qualcosa come 400-550: questo significa che è urgente trovare ulteriori 450-600 miliardi per evitare che il ”buco” patrimoniale scavato dal Covid nei bilanci delle imprese condanni l'intero Continente a una lunga crisi.

 

I danni della pandemia

disoccupazione coronavirus disoccupati

Dopo quasi un anno dall'arrivo del coronavirus in Europa, sono l'Afme e Pwc a tirare le somme sui danni economici che la pandemia ha provocato sui bilanci delle aziende europee. Perché è vero che nei mesi del lockdown i Governi sono intervenuti (tutti, chi meglio e chi peggio) per sostenere le imprese, in gran parte mettendo la garanzia statale sui prestiti bancari.

 

recessione coronavirus

Ma è anche vero che i finanziamenti (anche quelli garantiti) sono pur sempre debiti, che hanno sostituito ricavi mancati nei bilanci delle aziende. Dopo il Covid, quando le misure d'emergenza saranno finite, resterà dunque sulle spalle delle imprese una montagna di debiti “sterili”, serviti solo per sopravvivere durante la pandemia e per sopperire alla mancanza di fatturato dovuta ai lockdown.

 

GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND

Questo problema andrà affrontato con tempestività. Anche perché riguarda tutti i Paesi: se le imprese italiane - secondo lo studio - hanno un buco di capitale pari a 175 miliardi, peggio ancora se la passano le aziende tedesche (che necessitano di 190 miliardi di capitale) e quelle francesi (220 miliardi). Poco sotto l'Italia si trova la Spagna (155 miliardi). Numeri che riflettono, ovviamente, le dimensioni delle varie economie. Ma che lanciano un messaggio chiaro: il male è comune. E la risposta deve essere comune. «Afme suggerisce varie proposte alle istituzioni europee e nazionali - spiega Adam Farkas, Chief Executive Officer dell'Associazione -. Il nostro punto di partenza è che sui mercati si possono trovare le risorse necessarie, sviluppando i giusti strumenti, per ridurre al massimo la necessità di interventi pubblici. E se servisse un'aiuto dalla mano pubblica, sarebbe meglio se arrivasse dall'Unione europea e non dai singoli Stati».

 

Mal comune

chiusi per virus

Prima delle proposte, è giusto osservare l'entità di questa voragine. La Commissione europea stima che il buco di capitale nelle imprese europee, provocato dalle perdite causate dalla pandemia, si collochi all'interno di una forchetta di 700-1.200 miliardi di euro tra il 2020 e il 2021. Pwc, raffinando la ricerca, arriva a calcolare che servano mille miliardi di euro per colmare il buco. Si tratta di una stima che potrebbe aumentare, qualora la pandemia dovesse perdurare. Il problema è che il mercato e il settore pubblico non riescono a soddisfare un fabbisogno di tale ammontare. Almeno con gli strumenti esistenti oggi.

i cartelli nei negozi del centro di roma che rischiano di chiudere 5

 

Guardando alle risorse private, nel 2020 le imprese europee sono riuscite a raccogliere appena 77,4 miliardi di capitale “tradizionale” sul mercato. Si tratta del 7,7% del necessario. C'è un ulteriore bacino di capitale privato disponibile, cioè tutto il denaro raccolto dai fondi di private equity e pronto ad essere investito: Preqin stima che nelle casseforti di questi fondi europei ci siano 270 miliardi. Ai quali si possono aggiungere i 59 miliardi che si trovano nei fondi di private debt. Un discreto tesoretto, certo. Però non è detto che riesca ad affluire per intero nelle imprese europee. Infatti nel 2020 solo 16,4 miliardi sono stati investiti (sotto forma di capitale) nelle aziende del continente da parte dei fondi di private equity.

 

i cartelli nei negozi del centro di roma che rischiano di chiudere 7

Sul fronte dei capitali pubblici, continua lo studio, non si trova molto di più. La maggior potenza di fuoco (sul fronte delle iniezioni possibili di capitale nelle imprese) in Europa si trova nella Bei, in parte del Recovery Fund, e nel futuro InvestEU Fund5. Tutto questo può mobilitare molti soldi. Ma non a sufficienza per arrivare a mille miliardi. Morale: resterebbe - secondo lo studio di Afme e Pwc - un buco di capitale ancora in cerca di risorse pari a 450-600 miliardi di euro. Una voragine che - secondo Afme - andrà colmata con l'innovazione finanziaria.

 

Le soluzioni proposte

tavola calda chiusa in via del corso a roma

L'Afme individua possibili soluzioni. In primo luogo propone di introdurre nella legislazione europea un nuovo «strumento ibrido» concepito apposta per le imprese. Potrebbe avere la forma di un nuovo strumento azionario privilegiato, che dia capitali freschi alle imprese senza diluire gli azionisti. «Esistono strumenti ibridi di questo tipo in alcune legislazioni europee e nel mondo - osserva Farkas -, l'Europa potrebbe semplicemente replicare quelli più efficaci, tenendo conto anche delle esperienze già fatte in altri mercati». Il concetto, a prescindere dalla forma tecnica, è ben chiaro: si tratterebbe di introdurre in Europa forme di investimento quasi-azionarie per ridurre la leva delle imprese, in grado di attrarre un appetito degli investitori alternativo a quello per il mercato azionario. O meglio: aggiuntivo.

 

i cartelli nei negozi del centro di roma che rischiano di chiudere 9

Ma servirà un “aiutino”. «Da solo il mercato probabilmente non potrà farcela, potrebbe servire comunque un aiuto iniziale dal settore pubblico - ammette Farkas -. In questo caso, per evitare problematiche legate al tema degli aiuti di Stato, sarebbe bene che questo sostegno arrivi direttamente dall'Unione europea». Sul come né lo studio né Farkas si sbilanciano. Ma non è difficile immaginare cosa potrebbe davvero fare la differenza: Bruxelles potrebbe per esempio creare un fondo (qualcosa di simile al Recovery Fund) che raccolga soldi sul mercato per poi investirli in questi strumenti ibridi di nuova generazione, dando il via al mercato e attirando investitori privati. Insomma: l'Unione europea potrebbe ritagliarsi un ruolo di «anchor investor», di facilitatore, di volano. Per far decollare il mercato. Con una minima spesa, la resa sarebbe massima.

 

lavoro donne coronavirus

Ma anche questo potrebbe non bastare. Secondo Afme sarà necessario incrementare e potenziare i piani europei (già esistenti) di sostegno alla ripresa. A partire dal Fondo di garanzia europeo dell'Eif, mirato ai bisogni delle Pmi. «Lo strumento c'è, ma la sua potenza di fuoco attuale non è sufficiente - osserva Farkas -. Serve un incremento della sua dotazione». Ma serve anche un'altra cosa: rafforzare l'infrastruttura del mercato in Europa. Compito della Capital Market Union. Con azioni coordinate e ragionate come queste, Afme è convinta che il mercato - cioè i capitali privati - arriveranno. Così con un minimo sforzo pubblico, sarà possibile colmare quel “buco” che il Covid ha lasciato nelle imprese europee.

i cartelli nei negozi del centro di roma che rischiano di chiudere 22SANCHEZ CONTE RUTTE ALLA DISCUSSIONE SUL RECOVERY FUND

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…