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UNA RETE NELL'ATLANTICO - GLI USA FESTEGGIANO PER L'INGRESSO DI KKR IN TIM E PER IL PROGETTO DI FUSIONE CON OPEN FIBER: CON QUESTE MOSSE PUNTANO A FARE FUORI HUAWEI DALL'INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA ITALIANA - SE WASHINGTON APPROVA, BRUXELLES ALZA IL SOPRACCIGLIO: SERVE L'OK DELL'ANTITRUST VISTO CHE CDP È CONTROLLATA DAL TESORO E DUNQUE L'AIUTO DI STATO È SEMPRE DIETRO L'ANGOLO…

1. SODDISFAZIONE DEGLI USA MA RESTANO I TIMORI SUL 5G

Francesco Semprini per ''la Stampa''

 

«Esortiamo tutti i Paesi, in particolare alleati e partner come l' Italia, a valutare attentamente l' impatto a lungo termine nel consentire a fornitori non affidabili ad accedere a importanti infrastrutture di rete 5G». È quanto il dipartimento di Stato Usa, interpellato da La Stampa, risponde alla luce delle anticipazioni pubblicate dallo stesso quotidiano sabato 22 agosto. Secondo cui il dibattito sulla rete unica rischia di creare tensioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti, a partire da possibili paletti imposti del governo italiano all' intesa tra Tim e Kkr. Ed in virtù dell' apertura dell' esecutivo Conte, in materia di tlc, a operatori di Paesi considerati non alleati.

 

LA GUERRA DI DONALD TRUMP A HUAWEI

«Consentire a fornitori non affidabili e ad alto rischio, come Huawei, di accedere a qualsiasi parte delle reti 5G, espone sistemi critici a vulnerabilità, manipolazione e spionaggio e mette a rischio le informazioni sensibili del governo, commerciali e personali - sottolinea Foggy Bottom -. I rischi per la sicurezza e la privacy derivanti dall' utilizzo nelle reti 5G di apparecchiature di tlc fornite da aziende che rispondono a stati autoritari non possono essere mitigati. Dato il modo in cui verranno costruite tali reti, non ci saranno parti sicure di una rete 5G per apparecchiature non affidabili».

 

Il via libera all' operazione Tim-Kkr è pertanto accolto positivamente da Washington, la cui attenzione rimane sull' annuncio dell' avvio di immediate valutazioni tra Tim e Cdp Equity su ulteriori aree di cooperazione, compreso il 5G. «I paesi devono poter avere fiducia che apparecchiature 5G e fornitori di software non minaccino la sicurezza nazionale, la privacy, la proprietà intellettuale o i diritti umani - conclude il ministero guidato da Mike Pompeo -. La fiducia non può esistere laddove i fornitori di servizi di tlc sono soggetti a governi autoritari, come la RPC (Repubblica popolare cinese ndr), che non dispone di magistratura o Stato di diritto indipendenti che vietino l' uso improprio dei dati».

LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE

 

 

2. I DUBBI DI BRUXELLES SULLA GOVERNANCE PESA ANCHE IL NODO DEGLI AIUTI DI STATO

Marco Bresolin per ''la Stampa''

 

Il percorso che porterà alla nascita della rete unica di telecomunicazioni in Italia prevede una tappa obbligatoria: Bruxelles. E si tratta di un passaggio per nulla scontato. Perché la lente della Commissione europea esaminerà il caso da due diversi punti di vista: quello della fusione tra le due società, che porterà alla creazione di un monopolio sul mercato delle telecomunicazioni, e quello legato ai possibili aiuti di Stato nei confronti di un privato (Tim).

 

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

C' è poi il capitolo legato al Recovery Fund. Ma questo aspetto è certamente il meno problematico perché riguarda solo l' eventuale sostegno finanziario Ue ai progetti che il governo vorrà realizzare con i fondi del nuovo strumento europeo. Sui primi due, invece, il via libera Ue è vincolante e rischia di mettere qualche paletto sul cammino che porterà alla fusione tra Tim e Open Fiber.

 

Al momento nulla è deciso e da Bruxelles arriva solo un «no comment». «Abbiamo letto le notizie sulla stampa e stiamo seguendo da vicino gli sviluppi - si limita a dire un portavoce dell' esecutivo Ue -, ma non possiamo fare commenti su scenari ipotetici». Una vera e propria discussione con il governo, infatti, non è ancora iniziata.

LOGO KKR

 

Ma le resistenze potrebbero emergere sulla questione governance. Per come si sta delineando l' operazione, non sarà semplice trovare la quadratura del cerchio. Affidare il controllo della società a Tim in un regime di monopolio potrebbe rappresentare un problema per l' Antitrust Ue. E a poco potrebbe servire l' espediente della maggioranza a Cdp nel consiglio di amministrazione.

 

Però va detto che non esistono vicende analoghe nell' archivio della "Dg Comp" e quindi al momento è difficile fare previsioni. La valutazione sarà estremamente tecnica, anche se non vanno sottovalutati i risvolti politici che potrebbero orientare la decisione.

Per quanto riguarda l' analisi del dossier nella parte relativa agli effetti sul mercato delle telecomunicazioni, non è escluso che alla fine l' Antitrust Ue si chiami fuori.

 

margrethe vestager

Una volta ricevuta la notifica dell' operazione, Bruxelles potrebbe anche decidere di passare la palla all' Antitrust nazionale per esaminare le conseguenze del nuovo monopolio. «Al momento non c' è ancora chiarezza su questo - spiega Innocenzo Genna, giurista esperto di diritto Ue delle telecomunicazioni -. Secondo il regolamento Ue 139/2004 sulle concentrazioni, la supervisione sulle fusioni che hanno effetti limitati all' interno di un solo Stato membro è lasciata alle autorità nazionali antitrust.

 

È già successo nel 2015 con la fusione tra British Telecom e l' operatore mobile EE». L' esame di Bruxelles sarà però necessario per accertare eventuali aiuti di Stato illegittimi. Di norma, quando un' operazione prevede l' impiego di risorse pubbliche, l' Ue è chiamata a verificare il loro corretto impiego («a condizioni di mercato») per evitare che si trasformino in sussidi incompatibili con la normativa europea.

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