giuseppe bono giordo massimo dalema alessandro profumo

D’ALEMA, STAI BONO! - MENTRE PROFUMO CONTINUA A “SILENZIARE” QUASI TUTTI I MEDIA, IL TANTO BISTRATTATO GIUSEPPE BONO (PORTATO IN PALMO DI MANO ALL’ESTERO, MA CHE ORA -SECONDO I GIORNALONI- DOVREBBE PASSARE LA MANO SOLO PER MOTIVI ANAGRAFICI), È ANDATO GIÙ DURO ALL’INTERNO DI FINCANTIERI - BONO HA COMUNICATO AL MEF (E ALL’AZIONISTA CDP) DI AVER PROVVEDUTO A SOSPENDERE FINO A NUOVO ORDINE LE TRASFERTE DI GIORDO E CONTESTUALMENTE AVVIATO UN’INIZIATIVA DISCIPLINARE NEI SUOI CONFRONTI

MASSIMO DALEMA

1 - D’ALEMA MERCANTE D’ARMI: IL “PUGNO DI FERRO” DI BONO E I SILENZI DI PROFUMO

Guido Paglia per www.sassate.it

 

A tre settimane dallo “scoop” di Sassate sul nuovo mestiere di “broker” di sistemi d’arma di Massimo D’Alema (e della devastante inchiesta a puntate de “La Verità”, che ha definitivamente scoperchiato le sconcertanti avidità del Lider Maximo e compagnia cantante), qualcosina si muove.

 

Giuseppe Bono

I cuor di leone di Repubblica finalmente ammettono che la poltrona di Profumo traballa, Nicola Porro fa sentire in tv le tronfie conversazioni di D’Alema, Dagospia aggiunge che forse il segretario del Pd Letta l’ha scaricato e la sinistra in concorrenza con LeU si arrischia perfino a presentare un’interrogazione. Un po’ poco per uno scandalo di queste proporzioni, ma bisogna accontentarsi. Per ora.

 

giuseppe giordo

Ma Leonardo e Fincantieri, in attesa che ci sia uno di quei pm che vedono i reati solo a destra e sia disposto a muoversi, che fanno? Ecco, questo quesito merita di essere approfondito. Perché, malgrado l’audit disposto dal presidente Carta (silenzio di tomba sui primi risultati), “Arrogance” Profumo continua a tenere strettamente sotto controllo e a “silenziare” quasi tutti i media.

 

alessandro profumo hensoldt

Solo il tanto bistrattato Giuseppe Bono (portato in palmo di mano all’estero, ma che ora -secondo i giornaloni- dovrebbe passare la mano solo per motivi anagrafici), è andato giù duro all’interno dell’azienda. Prima ancora che si rendesse necessario l’audit del presidente Massolo sulla regolarità delle procedure, ha inciso col bisturi sull’operato del suo DG, Giordo. E grazie ai rapidi accertamenti, svolti dall’ufficio legale interno, ha già fatto chiarezza sui retroscena dell’”affaire” inviando un report dettagliato all’azionista di controllo CdP e al MEF. E cosa dice il documento?

mail dalema giordo pubblicata a la verita

 

1) che l’AD era stato informato soltanto sommariamente (e pure in ritardo) della trattativa messa in piedi con D’Alema e Profumo per i sistemi d’arma da vendere alla Colombia;

 

2) che Bono, finalmente messo al corrente del coinvolgimento del Lider Maximo, mise in guardia Giordo dall’utilizzare canali non istituzionali (come quello peraltro già esistente e curato dal sottosegretario Mulè), autorizzando una mera trasferta “esplorativa” nel paese sudamericano;

ALESSANDRO PROFUMO

 

3) che l’AD di Fincantieri non fu informato del fatto che sarebbe stato firmato un MoU, sottoscritto da due oscuri capitani di fregata, oltretutto in pensione; scavalcando così l’autorità ufficiale che già stava trattando con l’Italia.

 

massimo dalema tratta con edgar fierro 5

E siccome Bono non ama questo genere di comportamenti e reticenze, ha comunicato al MEF (e all’azionista CdP) di aver provveduto a sospendere fino a nuovo ordine le trasferte di Giordo e contestualmente avviato un’iniziativa disciplinare nei suoi confronti.

Resta ora da accertare, da parte del governo, se in seno all’alleanza Profumo-Giordo (con o senza D’Alema) esistano altri retroscena inesplorati. Tipo possibili intese per la soluzione del problema Oto Melara-Wass.

articolo della verita su dalema

 

Una vicenda che interessa anche Rheinmetall, il cui CEO Armin Papperger ha formulato proprio nei giorni scorsi un’interessante proposta veicolata in un’intervista al Sole24Ore. E che avrebbe meritato maggiore attenzione dai distratti (ma quando si toccano temi sgraditi a Profumo, è sempre così) media italiani.

 

2 - LO TSUNAMI COLOMBIA SI ABBATTE SU PROFUMO

Da www.avionews.com

 

La Colombia rischia d’influenzare il futuro di Leonardo e Fincantieri. L'incredibile storia della vendita (vera o millantata) di navi ed aerei militari italiani alla Colombia, rischia addirittura di mettere a repentaglio il futuro di un manager del calibro di Alessandro Profumo, attuale ad di Leonardo.

massimo dalema e gli straordinari successi del partito comunista cinese 2

 

Anche perché lo tsunami Colombia si abbatte sul Governo in un momento delicato come questo: a maggio, infatti, l'esecutivo dovrà ridisegnare i vertici di Fincantieri mentre il prossimo anno tocca a Leonardo. Con questo affaire sul groppone, dicono i bene informati, potrebbe riprendere quota l'idea di creare un'unica grande azienda della Difesa italiana. Soprattutto, però, potrebbe essere messa in discussione la figura del manager Profumo, da tempo al centro delle cronache.

 

striscia la notizia su dalema

Il business, anticipato dal sito "sassate.it", era la vendita alla Colombia di quattro corvette e due sommergibili prodotte da Fincantieri e di alcuni aerei di Leonardo, entrambe partecipate dal Governo italiano. Secondo "La Repubblica" adesso la questione si sta rivelando un terremoto proprio per i vertici delle due aziende di Stato. O meglio, a rischiare, adesso è l'amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo.

 

Il caso, inevitabilmente, da affaire economico è diventato politico. Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni ha depositato un'interrogazione al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ma sono molti di più quelli che chiedono risposte su come la trattativa sia stata condotta e sulle eventuali responsabilità dei manager.

Giuseppe Bono

 

In un'intervista a "Repubblica", l'ex-premier Massimo D'Alema ha raccontato di essere stato contattato da due presunti emissari del governo colombiano e di averli messi in contatto (gratuitamente) con Leonardo e Fincantieri. La questione ruota attorno ad un punto: Leonardo aveva in piedi una trattativa ufficiale per la vendita di sei velivoli M-346 con un intermediario colombiano. Della trattativa erano a conoscenza tutti i manager della società, a partire dall'ad Profumo, ed era stato interessato anche il Governo italiano, che aveva preso contatti ufficiali con l'esecutivo di Bogotà.

ALESSANDRO PROFUMO

 

Le aziende non hanno mai negato i contatti con gli intermediari. Con una differenza: Fincantieri era arrivata a firmare un Mou, ossia un Memorandum of understanding, documento in cui si fissano i contorni dell'operazione senza entrare nei dettagli economici. Leonardo, invece, stava solo "valutando eventuali 'opportunità di business'", firmando un accordo di confidenzialità con lo studio americano Robert Allen Law. Quello che non è chiaro è perché venga scelto un nuovo studio quando esisteva già un riferimento.

 

La questione è al centro di un audit interno a Leonardo. "Da chi e per quale motivo viene autorizzata una trattativa parallela? Chi sapeva e cosa?", si chiede nell'audit della società. Dall'esito dell'audit dipenderà il futuro immediato di Profumo: un futuro che, al momento, viene dato parecchio in bilico. Anzi, sono tanti, anche nel Governo, a ritenere che sia molto difficile che Profumo possa restare al timone di Leonardo anche l'anno prossimo.

Giuseppe Giordojet m346 di leonardo GIUSEPPE GIORDO maurizio crozza pinuccio dalema mail leonardoarticolo della verita su dalema 1

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...