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SAPETE QUANTE TASSE PAGA SPOTIFY IN ITALIA? LA MISERIA DI 69MILA EURO, A FRONTE DI NOVE MILIONI DI RICAVI – IL COLOSSO SVEDESE DELLA MUSICA IN STREAMING STA AFFRONTANDO UNA VERIFICA DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE SI STA CONCENTRANDO SU PRESUNTE VIOLAZIONI SULLA REVERSE CHARGE – IL GIOCHINO È QUESTO: SPOTIFY ITALIA COMPRA SERVIZI DALLA CASA MADRE SVEDESE. E NEL PASSAGGIO…

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1 – SPOTIFY, ACCERTAMENTO DAL FISCO

Cristina Bartelli per “Italia Oggi”

 

Accertamento fiscale per Spotify. L' Agenzia delle entrate, secondo quanto ItaliaOggi è in grado di anticipare, sta ultimando in queste settimane una verifica fiscale sul colosso svedese della musica in streaming. Le contestazioni riguardano gli anni di imposta dal 2014 al 2019 e si stanno concentrando su presunte violazioni in tema di assolvimento dell' imposta sul valore aggiunto e nell' applicazione del meccanismo del reverse charge ai fini Iva, dell' inversione contabile.

 

Sotto la lente dell' Agenzia potrebbe essere finito un meccanismo per cui Spotify Italia compra servizi dalla casa madre (ad esempio i diritti sulla musica che si trova sulla piattaforma) e li rivende in Italia. Il consumatore, italiano, ascolta il file musicale che la casa madre svedese ha rivenduto a quella italiana che a sua volta arriva al destinatario finale che è l' utente italiano. Nel passaggio tra la società svedese e la controllata italiana, l' Iva è assolta da quest' ultima con il reverse charge ma non se la prima può essere considerata una stabile organizzazione.

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Nell' e-commerce le cessioni B2C (i.e. nei confronti di privati consumatori) sono assoggettate a Iva nel Paese di residenza del consumatore finale. Quindi, le cessioni sono assoggettate a Iva in Italia e il venditore comunitario si troverà a dover adempiere l' obbligazione tributaria tramite l' identificazione diretta oppure la nomina del rappresentate fiscale. La contestazione, dunque, potrebbe rappresentare un grimaldello per arrivare a configurare una stabile organizzazione da parte della società svedese in Italia.

 

SPOTIFY E LE PLAYLIST DEDICATE A HITLER E AL NAZISMO

Ancora in via di formalizzazione l' intera entità della verifica anche se, poiché è stata informata anche l' autorità giudiziaria, è ipotizzabile siano state superate le soglie per cui si applicano le norme del dlgs 74/2000 (reati tributari). Dall' ultimo bilancio depositato dalla srl italiana, a giugno 2019, si legge che Spotify Italia srl è interamente controllata dalla società Spotify AB che è a sua volta controllata da Spotify Technology SA. La società svolge attività di vendita e commercializzazione per conto di Spotify per mezzo della sede legale sita a Milano, che risulta essere anche l' unica sede come unità locale.

 

Spotify Italia è soggetta, si legge ancora nel bilancio, all' attività di direzione e coordinamento da parte di Spotify AB che ha sede a Stoccolma, in Svezia. Gli ultimi dati disponibili sono quelli riferiti all' esercizio chiuso al 31 dicembre 2017. L' attività italiana è consistita principalmente in servizi pubblicitari, display advertising, pubblicità audio e pubblicità video.

 

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La principale attività intragruppo riguarda il pagamento dei costi relativi alla licenza a Spotify AB. Per la musica in streaming, si legge nel documento, la società dipende «dall' acquisto delle licenze relative ai contenuti da un numero limitato di proprietari di contenuti di maggiore o minore rilevanza, nonché dai titolari di diritti». L' obiettivo è quello di trasformare gli utenti in abbonati.

 

 

2 – SPOTIFY, TASSE PER 69 MILA

Cristina Bartelli per “Italia Oggi”

 

Nel 2018 Spotify ha dichiarato ricavi per oltre nove milioni pagando imposte per 69 mila euro. E' questo quanto emerge dall' ultimo bilancio della società di streaming musicale che in questi giorni sta affrontando una verifica fiscale da parte dell' agenzia delle entrate.

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Il gruppo a livello mondo (Spotify ha sede in Svezia) ha previsto di chiudere nel 2019 con ricavi complessivi pari a 6,8 miliardi di dollari, di cui il 91,6% da abbonamenti e l' 8,3% dalla pubblicità (si veda ItaliaOggi del 13/8/19).

 

Le contestazioni riguardano gli anni di imposta dal 2014 al 2019 e si stanno concentrando su presunte violazioni in tema di assolvimento dell' imposta sul valore aggiunto e nell' applicazione del meccanismo del reverse charge ai fini Iva, dell' inversione contabile. Sotto la lente dell' Agenzia potrebbe essere finito un meccanismo per cui Spotify Italia compra servizi dalla casa madre (ad esempio i diritti sulla musica che si trova sulla piattaforma) e li rivende in Italia.

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Il consumatore, italiano, ascolta il file musicale che la casa madre svedese ha rivenduto a quella italiana che a sua volta arriva al destinatario finale che è l' utente italiano. Nel passaggio tra la società svedese e la controllata italiana, l' Iva è assolta da quest' ultima con il reverse charge ma non se la prima può essere considerata una stabile organizzazione. La principale attività intragruppo riguarda il pagamento dei costi relativi alla licenza a Spotify AB.

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