giuseppe conte soldi evasione manovra

LO SCARICABARILE DI CONTE SULLE BANCHE - RICORDATE COME È STATO PRESENTATO? UN “INTERVENTO PODEROSO DA 400 MILIARDI PER LE IMPRESE”. CONTE PERÒ DOVEVA AGGIUNGERE DUE PAROLE: “DI DEBITI”. VISTO CHE QUEI SOLDI ANDRANNO RESTITUITI PRESTO (6 ANNI) - REGALARE I SOLDI NON È POSSIBILE PERCHÈ GLI ISTITUTI, CHE HANNO IN PORTAFOGLIO 380 MILIARDI DI BTP A UN PASSO DALL'ESSER VALUTATI “SPAZZATURA” DALLE AGENZIE DI RATING, DEBBONO RISPETTARE REGOLE DI BILANCIO E SOTTOSTARE ALLE AUTORITÀ DI VIGILANZA, A PARTIRE DALLA BCE...

1 - LE BANCHE MESSE ALL'ANGOLO: NON POSSIAMO REGALARE SOLDI

Gian Maria De Francesco per “il Giornale”

 

Gualtieri Conte

Si fa presto a chiedere un «atto d' amore» alle banche, come ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ma gli istituti di credito non sono venuti meno, per quanto possibile, alle richieste d' aiuto provenienti dal settore imprenditoriale.

 

Soprattutto nei gruppi maggiori si fa notare come le pratiche per i finanziamenti interamente garantiti dallo Stato fino a 25mila euro siano ben superiori alle 28.500 rese note dal Mediocredito Centrale.

 

In 10 giorni (il dl liquidità è operativo da lunedì 20 dopo l' ok Ue del 14 aprile) il settore del credito ha cercato di fare la propria parte compatibilmente con un quadro di regole totalmente nuovo. E, soprattutto, trovandosi tra due fuochi.

 

Da una parte, la clientela, spesso ignara, che i prestiti interamente coperti avessero un limite nel 25% dei ricavi dell' azienda. Dall' altra parte, la politica che, per non fare brutta figura (visto che le risorse a copertura delle garanzie sono modeste), ha scaricato l' onere di colmare il solco tra aspettative elevate e realtà deludente proprio alle banche.

 

conte gualtieri

Il problema, spiegano i banchieri, è che «non possiamo fare molto di più di quello che stiamo facendo: regalare i soldi non è possibile perché ci sono regole di bilancio da rispettare e autorità di vigilanza, a partire dalla Bce, con le quali confrontarsi».

 

Insomma, non è, con tutto il rispetto, una mensa della Caritas alla quale chiedere la beneficenza di un pasto gratis, ma un' istituzione che deve rispondere a numerose controparti.

 

La più «terrificante» delle quali è la magistratura perché l' incauto banchiere che avesse erogato un prestito a un' azienda piegata nei fondamentali dal coronavirus che si trovasse a fallire dovrebbe rispondere penalmente del reato di bancarotta. Una preoccupazione condivisa anche dalla Banca d' Italia che alla Camera ha di fatto chiesto una tutela per i manager degli istituti.

CONTE LAGARDE

 

Ultimi ma non meno importanti i problemi connessi alla gestione stessa dei finanziamenti. Se il debitore andasse in default, lo Stato garantirebbe il recupero del prestito garantito, ma il resto delle esposizioni sarebbe più o meno perso perché lo Stato stesso diventerebbe creditore privilegiato con emissione di cartelle esattoriali facendo «retrocedere» le banche nell' insinuazione al passivo.

 

Nonostante tutto questo, in audizione il direttore generale dell' Abi, Giovanni Sabatini, è tornato a chiedere di «accelerare le procedure di concessione di nuova liquidità da parte delle banche» mediante autocertificazione delle imprese che chiedono prestiti superiori a 25mila euro bypassando la presentazione di bilanci e altra documentazione.

IGNAZIO VISCO

 

Insomma, come hanno detto in molti (da Bankitalia a Confindustria), la strada dei trasferimenti diretti alle imprese sarebbe preferibile.

 

Un' ulteriore dimostrazione della veridicità di queste affermazioni è fornita dal sindacato, generalmente contrapposto ai datori di lavoro. Invece i bancari ci tengono a far sapere come siano rimasti al proprio posto in filiale, in alcuni casi contraendo il virus ma aiutando i propri superiore a gestire la mole di pratiche arrivate con la richiesta di finanziamenti.

 

giuseppe conte roberto gualtieri mes

«La politica ha preso alcune decisioni, ma di fatto ha buttato la palla in tribuna, senza tener conto che serviva tempo per adeguare, negli istituti, sia le procedure interne sia quelle informatiche», aveva dichiarato in audizione Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, la sigla più rappresentativa aggiungendo che «l' intera procedura messa in piedi è troppo complessa per rispondere a esigenze di liquidità immediate».

 

E se questo non è amore, forse gli assomiglia l' avere in portafoglio 380 miliardi di Btp a un passo dall' esser valutati «spazzatura» dalle agenzie di rating.

 

2 - LO SCARICABARILE SULLE BANCHE

Marcello Zacché per “il Giornale”

 

Carlo Messina

Il numero uno della maggiore banca italiana, il capo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, l' ha detto chiaramente: i soldi promessi alle imprese dal governo sono debiti, non regali. Ma questo elementare concetto è avvolto da opacità, perché è l' intero impianto del Decreto liquidità del 6 aprile a portare fuori strada. Ricordate come è stato presentato da Giuseppe Conte? Un «intervento poderoso da 400 miliardi per le imprese».

 

giuseppe conte conferenza stampa fase due

Bisognava però aggiungere due parole: «di debiti». Accedere al piano permette di avere appunto la liquidità, con garanzia dello Stato (per la banca). Ma a quale prezzo presente e futuro, visto che quei soldi andranno restituiti presto (6 anni)?

 

Quali ansie un tale intervento riesce a placare? Ben poche, a sentire una moltitudine di imprese. Le quali sono andate incontro, per l' opacità di cui sopra, a varie sorprese: chi pensava che l' istruttoria sotto i 25mila euro con garanzia dello Stato fosse una formalità, e si è visto chiedere una ventina di adempimenti e documenti non banali; o chi nel chiedere 200mila euro ne ha ottenuti solo 100, 50 dei quali in sostituzione del vecchio fido (così da inserire la garanzia pubblica).

Carlo Messina

 

Di fronte a queste ed altre storie, Conte ha chiesto alle banche «un atto d' amore». Una formula abile, che però svela un concetto ben preciso: scaricare il peso di ogni intoppo alle suddette banche.

 

Intendiamoci: in molti casi la burocrazia bancaria ha dato il peggio di sé.

Ma questo non c' entra con l' atto d' amore che chiede il premier. Il punto è che il governo ha fatto perno, per sostenere le imprese, su un impianto che purtroppo fa acqua da tutte le parti.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1

Non esistono prestiti senza garanzie o responsabilità civili e penali; non esistono capitali illimitati, né a costo zero; non esistono tempi immediati. Ma soprattutto non possono essere i debiti la soluzione per imprese oggi ferme, e domani destinate a lente ripartenze e a incertezza totale sui tempi in cui i ricavi potranno tornare a salire tanto da permettere anche di ripagare i debiti.

 

Le soluzioni sono altre: dai sussidi a fondo perduto a più articolati incentivi per trasformare il risparmio privato in capitale di rischio. Non diciamo che per il governo tali alternative fossero a portata di mano: per il Paese più indebitato d' Europa la sfida per salvare economia e famiglie travolte dalla pandemia è enorme. Ma almeno si eviti di scaricare il barile qua o là.

E di sperare di cavarsela con atti d' amore.

Ultimi Dagoreport

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO