SENZA I FONDI STRANIERI GLI INVESTIMENTI VANNO A FONDO – LA TIRATA DI ORECCHIE AL GOVERNO MELONI DELL’ICGN, LO SCHIERAMENTO DI ASSET MANAGER CHE HA MESSO NEL MIRINO LA "LEGGE CAPITALI": "LE NUOVE REGOLE POTREBBERO MINARE LA COMPETITIVITÀ DEL MERCATO ITALIANO E RIDURNE L’ATTRATTIVA PER GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI" – A PREOCCUPARE È IL MECCANISMO PER LE ELEZIONI DEI CDA CHE PREVEDONO UN VOTO IN DUE STEP (PRIMA LE LISTE E POI NOME PER NOME) – IL SOTTOSEGRETARIO FRENI APRE AL CONFRONTO CON I FONDI...

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

federico freni giorgia meloni federico freni giorgia meloni

Le nuove regole «potrebbero minare la competitività del mercato italiano e ridurne l’attrattiva per gli investitori istituzionali ». La firma in fondo alla lettera che mette nel mirino la legge Capitali è quella dell’International corporate governance network (Icgn). Non una sigla qualunque, ma uno schieramento di asset manager che gestisce qualcosa come 77 mila miliardi di dollari.

 

E puntuale, nella missiva anticipata dal Financial Times, nel mettere in fila quelli che ritiene essere i punti critici della legge voluta dal governo Meloni per semplificare le norme societarie, risollevare il mercato dei capitali e spingere le quotazioni in Borsa.

 

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Quando il disegno di legge è passato dal Tesoro al Parlamento, il testo è stato integrato con norme che impattano sulla governance delle società quotate. Una su tutte: il nuovo meccanismo per l’elezione del consiglio di amministrazione che prevede un voto in due step, prima le liste e poi nome per nome.

 

Nella lettera inviata il 16 agosto al sottosegretario al Mef, Federico Freni, l’Icgn scrive che «è difficile capire come funzionerà nella pratica questo sistema», dato che le nuove procedure e la possibilità di tenere le assemblee a porte chiuse «lascerebbero svantaggiati gli azionisti esteri». […]

 

Poi arriva l’invito a «ripensare» alcuni aspetti delle nuove regole all’interno della riforma del Testo unico per la finanza a cui sta lavorando il Mef. Da qui la richiesta di incontrare «il governo o la task force Tuf [...]».

 

federico freni federico freni

Il Mef apre al confronto. «Tutti i temi segnalati da Icgn, come dagli altri stakeholders - replica Freni - sono all’attenzione della Commissione che sta lavorando al nuovo Tuf». Poi la rassicurazione si fa operativa: «In una seconda fase del lavoro - aggiunge il sottosegretario - il governo garantirà a tutti gli stakeholders tempo e spazi adeguati per essere ascoltati in Parlamento, con l’obiettivo di raggiungere una riforma condivisa».

 

Di fatto l’obiettivo è comune. «Con la legge Capitali - sottolinea Freni - il governo si è fatto promotore di un processo di revisione di quelle norme che spesso sono state un freno allo sviluppo dei mercati e un disincentivo alla quotazione e alla permanenza sul mercato». Insomma, prove di collaborazione con i grandi fondi.

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