Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Se c’è un punto che il G7 Finanze sta mettendo a nudo, è che la globalizzazione degli ultimi trent’anni è saltata e continua ad andare in pezzi ogni mese di più. Eppure la guerra scatenata dalla Russia, il ruolo della Cina nel sostenerla, le sanzioni dell’Occidente e la potenza industriale di Pechino ottenuta (anche) a forza di sussidi, non stanno compattando le democrazie. […]
Il punto di attrito più evidente fra i ministri economici delle grandi economie avanzate riuniti a Stresa, sul Lago Maggiore, riguarda le barriere commerciali. Ossia i nuovi dazi e le indagini per sussidi o misure contro il dumping — cioè contro l’export a prezzi manipolati — che segnano ormai i rapporti fra l’Occidente e la Cina.
paolo gentiloni giancarlo giorgetti g7 economia stresa
Questo mese l’amministrazione di Joe Biden ha annunciato tariffe più alte, per proteggere lo sviluppo dell’industria americana, su una lista di tecnologie verdi cinesi: dal 25% al 100% sulle auto elettriche, dal 25% al 50% sui pannelli solari. Anche la Commissione Ue comunicherà a Pechino il 5 giugno, alla vigilia delle elezioni europee, nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi; ma passeranno dal 10% al 25%, non oltre.
Questo scarto spiega perché gli europei ieri a Stresa non abbiano fatto molto per nascondere l’irritazione dopo la mossa a sorpresa di Biden, annunciata nel pieno della campagna per la rielezione alla Casa Bianca. «Occorre condivisione — ha detto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni —. Evitiamo misure che possano essere poco note o addirittura nocive ai partner».
XI JINPING E URSULA VON DER LEYEN
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e padrone di casa del G7 a Stresa, ha osservato: «Se l’eccesso di capacità produttiva cinese non può accedere agli Stati Uniti, si riverserà su altri mercati». Ossia, in gran parte, in Europa. Anche il suo collega tedesco Christian Lindner è sulla stessa linea: «Evitiamo dazi generali, approfondiamo i problemi specifici. Una frammentazione del commercio globale creerebbe solo dei perdenti».
Di certo Bruxelles ha già 15 inchieste aperte per pratiche commerciali scorrette della Cina, che possono portare a nuovi dazi: dall’eolico, ai dispositivi medici, alle macchine per i controlli di sicurezza. E Pechino indaga per antidumping il settore di certe plastiche industriali, mettendo nel mirino l’americana Dupont e la tedesca Basf. [...]
Intanto la diffidenza e le chiusure fra grandi economie si moltiplicano. Sembrano dividere Europa e Stati Uniti anche le misure contro banche e imprese cinesi che aiutano il riarmo russo. Washington ha già colpito con sanzioni o divieti di export oltre cento fra banche e imprese cinesi, accusate di alimentare l’industria militare russa.
E a Stresa Janet Yellen, segretaria al Tesoro di Biden, ha fatto capire che vorrebbe vedere gli europei muoversi nello stesso senso: «La Cina sembra una fonte importante (del riarmo russo, ndr ) — ha detto —. Possiamo usare gli strumenti delle sanzioni secondarie in modo un po’ più aggressivo».
fabio panetta paolo gentiloni giancarlo giorgetti g7 economia stresa
EMMANUEL MACRON XI JINPING URSULA VON DER LEYEN
Invece l’Europa, timorosa di ritorsioni di Pechino, studia solo limitati divieti di export di certi beni a certe imprese cinesi. E anche un accordo nel G7 sull’uso anticipato dei proventi delle riserve russe a favore dell’Ucraina non sembra vicino.