xi jinping donald trump terre rare

TAKE MY BREATH HUAWEI – DOPO GOOGLE, INIZIA LA FUGA: MICROSOFT NON VENDERA' PIU' IL “MATEBOOK X PRO”, VODAFONE IN GRAN BRETAGNA BANDISCE I CELLULARI – TRUMP VUOLE ALLARGARE IL BANDO ALLE TELECAMERE DI “HIKVISION” (IN USO ANCHE A LINATE), MA HA UN PROBLEMA: LE “TERRE RARE”, I 17 METALLI STRATEGICI CHE SERVONO PER I PRODOTTI HI TECH, DI CUI LA CINA È RICCHISSIMA E GLI USA NO. NON A CASO XI JINPING HA VISITATO UN IMPIANTO DI TRASFORMAZIONE… – VIDEO

 

 

 

1 – CASO HUAWEI: GAS E “TERRE RARE”, L’ARMA CINESE PUNTATA SU TRUMP

Carlo Andrea Finotto per www.ilsole24ore.com

xi jinping visita il centro di trasformazione delle terre rare di ganzhou 3

 

La guerra scatenata dal presidente americano Donald Trump contro Huawei, il secondo gruppo al mondo nel settore degli smartphone (dietro a Samsung e davanti a Apple) difficilmente resterà senza risposte da parte di Pechino. In particolare, la rappresaglia commerciale potrebbe arrivare da gas naturale e “terre rare”.

 

E una conferma indiretta sembra arriva dal quotidiano South China Morning Post, secondo il quale – come riporta Radiocor – la Cina sta «esplorando modi per ridurre la sua esposizione nei confronti degli Stati Uniti».

 

xi jinping visita il centro di trasformazione delle terre rare di ganzhou 2

Secondo il quotidiano in lingua inglese con sede a Hong Kong, recentemente passato sotto il controllo di Alibaba, Pechino è pronto ad azioni drastiche a fronte delle tensioni commerciali con Washington. Sebbene la Cina sia pronta a riprendere le trattative commerciali, «i consiglieri di governo stanno sottolineando i rischi legati a rifornimenti strategici provenienti da un’America sempre più ostile», recita l’articolo intitolato “La guerra commerciale di Donald Trump e le restrizioni su Huawei spingono la Cina a ripensare i suoi legami economici con gli Usa”. Un articolo che assomiglia molto a un messaggio neppure troppo cifrato all’amministrazione americana, anche in vista della ripresa dei colloqui commerciali.

 

produzione di terre rare 2

Il possibile taglio agli acquisti di gas naturale Usa

Tra le misure che Pechino starebbe valutando, stando al South China Morning Post, ci sarebbe un taglio degli acquisti di gas naturale dagli Stati Uniti. «L’idea che la Cina dovrebbe comprare grandi quantità di gas naturale dagli Usa deve essere rivista», ha dichiarato al quotidiano un esperto della Chinese Academy of Social Sciences. Nel 2017 la Cina aveva siglato un accordo per finanziare un progetto di gas naturale in Alaska avente un valore di 43 miliardi di dollari, ha scritto il giornale. Va ricordato che la Cina, sulla base di dati Bloomberg aggiornati al 2018, è il terzo acquirente mondiale di gas Usa, con una quota del 14% dopo il Messico (19%) e la Corea del Sud (18%).

 

huawei matebook x pro

Lo stesso esperto, Wang Yongzhong, ha posto una domanda retorica: «Cosa succede se le forniture (energetiche di gas naturale e petrolio, ndr) sono tagliate improvvisamente, come visto nel caso Huawei?».

 

Il riferimento è alla decisione di venerdì scorso del governo Usa di impedire ad aziende Usa di vendere componentistica al colosso cinese delle tlc; lunedì Washington ha dato tre mesi di tempo alle aziende stesse per organizzarsi. Tuttavia, sulla scia del provvedimento di Trump, numerosi gruppi occidentali hanno annunciato un congelamento dei rapporti con Huawei: da Google a Microsoft, ai gestori di Tlc del Regno Unito fino al Giappone. Ultimo, per ora, ad annunciare la sospensione delle forniture di componenti a Huawei è Panasonic.

 

L’arma strategica delle “terre rare”

importazione di terre rare degli usa grafico il sole 24 ore

Un taglio agli acquisti e alle collaborazioni in campo energetico potrebbe sicuramente causare ripercussioni importanti alla filiera produttiva Usa. Ma l’ipotesi del gas non è l’unica opzione sul tavolo di Pechino. Un altro deterrente decisamente efficace nei confronti di un’escalation di provvedimenti americani contro Huawei o altri aziende cinesi è rappresentato dal capitolo “terre rare”: il mercato mondiale di questi metalli, considerati strategici in numerosi ambiti industriali, è saldamente nelle mani della Cina: secondo i dati dello Us Geological Survey, su una produzione 2018 di circa 170mila tonnellate la quota cinese è di 120mila. Il secondo produttore mondiale, l’Australia, si attesta a 20mila tonnellate. Gli Stati Uniti sono intorno a 15mila. Seguono la Birmania con 5mila tonnellate circa e la Russia con la metà. La Cina, sempre secondo i dati elaborati dal Geological Survey statunitense, vanta di gran lunga anche le maggiori riserve mondiali di questi elementi.

 

produzione di terre rare 1

Come riporta Le Figaro, questi pochi numeri bastano a far capire come mai Trump non abbia inserito le “terre rare” nella lista dei dazi sulle importazioni dalla Cina. Non solo, come scrive Hayat Gazzane, «gli Usa oggi dipendono per circa l’80% dalle importazioni di “terre rare” cinesi estratte e lavorate nel Paese asiatico», ma importano pure “terre rare” americane lavorate in Cina.

 

Cosa sono le “terre rare”

Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli strategici - dallo scandio al promezio, dal gadolinio al tulio, al lutezio e all’olmio - la cui importanza è andata crescendo negli ultimi anni poiché trovano un vasto impiego nelle energie “verdi” e nell’industria hi-tech. La Cina attualmente controlla la gran parte della produzione mondiale e impone rigidi tetti all’esportazione, con il risultato che i prezzi sono saliti vertiginosamente negli ultimi anni.

 

2 – DA LONDRA A TOKYO, SI ALLARGA L' OFFENSIVA CONTRO HUAWEI

Luca Salvioli per “il Sole 24 Ore”

 

produzione di terre rare

Operatori, produttori di chip, sistemi operativi. Una serie di partner strategici sta mettendo in pausa la relazione commerciale con Huawei. È la conseguenza diretta della decisione americana di mettere il colosso cinese delle tlc nella lista nera delle aziende che non possono comprare tecnologia da compagnie americane se non con una, improbabile, autorizzazione governativa.

 

L' effetto valanga delle misure imposte da Trump era stato evidente lunedì con l' interruzione delle licenze Android da parte di Google nei confronti di Huawei, poi sospese per 90 giorni per i prodotti già in vendita. Ieri è andato oltre, seguendo il fuso orario con notizie che arrivavano progressivamente dagli Stati Uniti al Giappone e all' Inghilterra.

 

GOOGLE ANDROID VS HUAWEI

Dal continente americano sono arrivate indicazioni che quello che ha fatto Google con gli smartphone potrebbe fare anche Microsoft con il suo Windows installato nel notebook Huawei. Cosa prevedibile. Il MateBook X Pro - il laptop di punta di Huawei - è stato rimosso dallo store ufficiale di Microsoft. Cosa succederà agli aggiornamenti di Windows 10? L' azienda fondata da Bill Gates non ha ancora risposto ufficialmente. In Inghilterra, invece, a pochi minuti di distanza i due principali operatori mobili - EE, parte di BT, e Vodafone - hanno tolto i telefoni Huawei da quelli che accompagneranno il lancio delle prime reti commerciali 5G nel Regno Unito.

huawei matebook x pro 1

 

EE ha scelto di debuttare con telefoni Samsung, OnePlus e Lg. Huawei, che era nella lista fino a due giorni fa, non c' è più. Marc Allera, amministratore delegato di EE, ha detto al Financial Times che l' azienda ha «messo in pausa» il lancio dei telefoni 5G di Huawei, non avendo la «sicurezza del servizio» necessaria per offrire contratti a lungo termine. EE continuerà comunque a utilizzare Huawei, insieme a Ericsson, per le apparecchiature radio per la sua rete 5G, nonostante l' allarme e il pressing americano.

 

produttori di terre rare nel mondo grafico il sole 24 ore

La decisione è dunque legata alla sospensione della licenza di Android. Finché non sarà chiaro quale possa essere la via d' uscita da questa impasse, se con Google oppure se con un nuovo sistema operativo e relativo negozio di app fatto da Huawei, tutta la filiera dei partner si troverà di fronte all' incertezza di cosa succederà sugli smartphone futuri, mentre per quelli attualmente in commercio ci sono maggiori garanzie, almeno nel breve periodo.

 

Sempre in Inghilterra, e più di preciso da Cambridge, arrivano notizie preoccupanti per Huawei: il costruttore di chip ARM starebbe sospendendo il business con l' azienda per essere in regola con le imposizioni degli Stati Uniti, ha scritto la Bbc citando documenti interni.

 

terre rare

L' azienda avrebbe chiesto ai dipendenti di fermare «tutti i contratti attivi, i diritti di supporto e tutti gli impegni in sospeso» con Huawei e le sue filiali. Arm, di proprietà della giapponese Softbank, ha dichiarato in un memorandum interno che i suoi progetti contenevano tecnologia di origine statunitense, perché il design viene sviluppato nei laboratori americani, tra California, Arizona e Texas.

 

IL CASO GOOGLE HUAWEI BY OSHO

Arm produce chip ma non li vende direttamente: commercializza la licenza, in alcuni casi anche solo l' architettura di semiconduttori che vengono poi realizzati dai partner. È il caso dei processori Kirin che sono a bordo degli smartphone Huawei. Sarebbe quindi un colpo durissimo se davvero Huawei si dovesse trovare senza Arm. In una nota l' azienda cinese ha detto «apprezziamo le nostre strette relazioni con i partner, ma riconosciamo la pressione che stanno subendo alcuni di questi come risultato di decisioni di stampo politico. Siamo fiduciosi che questa deplorevole situazione possa essere risolta».

In Giappone KDDI e SoftBank hanno posticipato il lancio del Huawei P30 Lite, mentre NTT Docomo ha detto che sta considerando una mossa simile su altri modelli, incluso il P30 Pro.

 

terre rare 1

Lunedì il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, aveva minimizzato l' impatto delle misure trumpiane, dicendo di avere in casa tecnologia in eccesso per non avere problemi sulla produzione e che gli Usa «sottovalutano le nostre capacità». La situazione si sta però facendo molto complicata e molto velocemente: si fatica a ricordare un simile attacco di un governo e delle sue imposizioni su un' azienda privata. Huawei da pochi mesi è diventata numero 2 al mondo negli smartphone, superando Huawei, ed è numero 1 al mondo nelle tecnologie di rete.

 

MEME SU GOOGLE E HUAWEI

Nel frattempo il New York Times ha scritto che la prossima a finire nella lista nera potrebbe essere Hikvision, un' azienda cinese specializzata in video-sorveglianza. La Cina ha risposto sollecitando gli Stati Uniti a «non gettare più discredito» sulle sue società usando i «poteri nazionali».

 

terre rare 2

Manca ancora una vera risposta cinese capace di ribaltare il tavolo. Si ventilano solo alcune ipotesi: ieri Goldman Sachs ha rivisto al ribasso il prezzo di riferimento delle azioni Apple a 178 dollari per azione dai 184 precedenti. Questo perché se i prodotti di Cupertino fossero vietati in Cina nell' ambito della guerra commerciale con gli Stati Uniti, gli utili di Apple potrebbero calare del 29%. Ma sarebbe peggio se Pechino mettesse un freno alle esportazioni di terre rare verso la California. Si tratta di materiali di fondamentale importanza per l' industria tech, e di cui la Cina è assoluto leader.

 

2 – NEL MIRINO DI TRUMP LE TELECAMERE CINESI (IN USO ANCHE A LINATE)

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

LA GUERRA DI DONALD TRUMP A HUAWEI

Donald Trump allunga la lista nera delle multinazionali cinesi. Dopo il big delle telecomunicazioni Huawei, ecco Hikvision, azienda specializzata nella video sorveglianza. Nello stesso tempo il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin annuncia che un' altra ondata di dazi al 25% potrebbe colpire merci importate da Pechino per un controvalore di 300 miliardi di dollari.

xi jinping visita il centro di trasformazione delle terre rare di ganzhou 1

 

Ma Trump ora deve fronteggiare anche l' opposizione di larghi settori dell' industria. I fabbricanti di scarpe, a partire da marchi come Nike, Adidas, Converse, Foot Locker, sono in rivolta: «Basta con questa guerra commerciale. Le conseguenze sono catastrofiche». Walmart, la più grande catena di distribuzione americana, avverte che l' aumento dei dazi verrà pagato dai consumatori.

 

A Washington si moltiplicano le pressioni delle lobby sui parlamentari repubblicani, completamente spiazzati in questa fase. Le tensioni, al Congresso come a Wall Street, sono alimentate dall' incertezza sulle prossime mosse della Casa Bianca. E da una certa confusione. È stato il New York Times a rivelare che l' amministrazione di Washington si prepara a vietare alle imprese americane ogni rapporto d' affari anche con Hikvision.

hikvision videosorveglianza cinese 2

 

Sarebbe un altro effetto del decreto esecutivo firmato dal presidente il 15 maggio scorso con l' obiettivo di colpire, senza citarle esplicitamente, le aziende cinesi «che pongono una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti». Hikvision è molto attiva sui mercati occidentali. In Italia, per esempio, ha fornito le apparecchiature di vigilanza all' aeroporto di Linate. Ma ha anche allestito il circuito di telecamere per tenere sotto controllo gli Uiguri, etnia di religione islamica che vive nel Nord-Ovest della Cina.

huawei matebook x pro 2

Operazione che ha suscitato polemiche e proteste diplomatiche.

 

In ogni caso l' escalation continua. Lunedì scorso l' attenzione si è concentrata su Huawei, il big delle telecomunicazioni di Shenzhen, specie dopo che Google ha annunciato che ritirerà le sue «app» dai nuovi modelli di telefonini e tablet. Nella serata dello stesso giorno, però, il Dipartimento del Commercio aveva concesso alle imprese 90 giorni per chiudere i rapporti con Huawei. Un segnale per tenere vivo il negoziato con Pechino, in vista del vertice tra Trump e Xi Jinping atteso a fine giugno in Giappone.

 

hikvision videosorveglianza cinese 1

Ma ora il problema è che parte del sistema produttivo americano non crede più a questa strategia. La lettera aperta indirizzata a Trump e firmata da 173 produttori di calzature è perfino brutale: «Il dazio aggiuntivo del 25%, previsto dal provvedimento del 13 maggio, avrebbe effetti catastrofici per i nostri clienti, per le nostre società e per l' economia americana nel suo complesso. Non ci devono essere equivoci: saranno i consumatori americani a pagare i dazi sui prodotti importati».

 

hikvision videosorveglianza cinese 3

E ancora: «Ci sono stati dei suggerimenti (da parte di Trump ndr) di cambiare rapidamente i nostri fornitori, evitando la Cina... ma occorrono anni per pianificare questi cambiamenti e le nostre società non possono semplicemente spostare le fabbriche». Conclusione netta: «È venuto il momento di terminare questa guerra commerciale».

hikvision videosorveglianza cinese 4

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