TE LO MITTAL IN QUEL POSTO – NON SOLO L’ILVA: ARCELOR SOSPENDE LA PRODUZIONE ANCHE IN POLONIA. GLI STORICI IMPIANTI DI CRACOVIA, INAUGURATI DA STALIN NEGLI ANNI ’50, INTORNO AI AI QUALI FU COSTRUITO IL QUARTIERE OPERAIO DI NOWA HUTA, SARANNO RIACCESI “QUANDO IL MERCATO MIGLIORERÀ” - LA CHIUSURA POLACCA È STATA COMUNICATA INSIEME ALL’ATTO DI RECESSO DI TARANTO. COINCIDENZA?

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Stefano Filippi per “la Verità”

 

Una nota secca, di poche righe, pubblicata sul sito Internet della filiale polacca.

impianto siderurgico di arcelormittal a cracovia 4 impianto siderurgico di arcelormittal a cracovia 4

Arcelor Mittal sospende la produzione a Cracovia a tempo indeterminato. L' interruzione scatterà il 23 novembre prossimo, con un preavviso davvero minimo. È una sospensione temporanea, si dice, ma i tempi al momento sono imprevedibili.

 

arcelormittal polonia arcelormittal polonia

Non si sa in quale momento gli altiforni saranno riaccesi: dipenderà da «quando le condizioni del mercato miglioreranno». Per tutti i dipendenti coinvolti nella decisione la multinazionale siderurgica assicura di avere «individuato soluzioni» occupazionali.

sciopero all'ilva 2 sciopero all'ilva 2

È un taglio secco di 3 milioni di tonnellate all' anno che riflette la difficilissima situazione del mercato dell' acciaio in Europa.

 

Ma che rafforza il sospetto che il contenzioso aperto a Taranto in realtà nasconda una precisa scelta industriale, quella di svincolarsi da un sito produttivo che per Arcelor Mittal si sta rivelando una gigantesca palla al piede. La protezione legale tolta dal governo italiano si confermerebbe così il pretesto perfetto per sfilarsi.

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La decisione di ridurre l' attività in Polonia, Paese di minatori e ferriere, era stata presa a maggio e sarebbe dovuta scattare a settembre. La chiusura era però stata rinviata. La produzione negli impianti della Slesia, uno a Cracovia e due nella località non lontana di Dabrowa Gornicza, erano stati ridotti al minimo tecnico «in adeguamento al livello più basso della domanda».

 

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Gli impianti di Cracovia hanno un valore storico e simbolico: le prime acciaierie furono costruite da Stalin e intitolate a Lenin; attorno a esse negli anni Cinquanta fu costruito il quartiere operaio di Nowa Huta. I suoi abitanti e le tute blu furono tra i primi a ribellarsi al governo comunista e a chiedere rispetto per i diritti umani e dei lavoratori. I siti siderurgici furono una roccaforte del sindacato Solidarnosc fondato da Lech Walesa. Arcelor Mittal è arrivata a Nowa Huta nel 2003 comprando l' acciaieria all' epoca in mano allo Stato.

 

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Ma per una scelta dei tempi che non sembra affatto casuale, la chiusura in Polonia è stata comunicata ufficialmente nel giorno in cui l' azienda ha depositato l' atto di citazione per il recesso del contratto di affitto dell' ex Ilva. Nello stesso giorno, il gigante siderurgico ha compiuto due passi indietro in Europa, a Cracovia e a Taranto. È una coincidenza che la dice lunga sia sulla congiuntura del mercato dell' acciaio sia sulle intenzioni dei franco indiani, che evidentemente si sono convinti di essersi infilati in un vicolo cieco quando hanno strappato il contratto di affitto dell' ex Ilva preliminare alla cessione.

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Geert Verbeeck, amministratore delegato di Arcelor Mittal in Polonia, ricorda che all' Est gli altiforni furono già chiusi per 7 mesi tra l' agosto 2010 e il marzo 2011 e successivamente vennero riaccesi una volta che il mercato migliorò. Oggi la situazione si ripete: «Gli impianti stanno al momento lavorando al loro minimo tecnico», dice il manager, «quindi non possiamo ridurre ulteriormente i volumi di produzione. Dal momento che la situazione del mercato dell' acciaio continua a deteriorarsi e le previsioni restano cupe, purtroppo non abbiamo altra scelta che spegnerli». La colpa sarebbe in gran parte legata alla stasi che colpisce il settore dell' auto. Nei primi 9 mesi di quest' anno la produzione siderurgica in Europa è scesa del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2018 mentre quella mondiale è cresciuta del 3,9%. Secondo Eurofer, l' associazione europea dell' acciaio, il 2019 rischia di essere l' anno peggiore di tutto il decennio.

 

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Lo scorso maggio la multinazionale aveva annunciato anche lo spegnimento degli impianti nelle Asturie spagnole e il ridimensionamento degli impegni sottoscritti a Taranto. L' indebolimento della domanda, spiegava l' azienda, andava di pari passo con l' aumento delle importazioni, in particolare di acciaio russo e cinese, nonostante le misure di salvaguardia adottate dalla Commissione europea. Ma i signori dell' acciaio chiedevano all' Ue una maggiore protezione commerciale, mentre Bruxelles si mostrava sempre più severa con i limiti ambientali e sempre meno generosa con gli aiuti per sostenere i costi energetici.

 

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In quell' occasione, ArcelorMittal aveva garantito che in Italia la strategia a lungo termine non cambiava e che il rallentamento produttivo sarebbe stato di breve durata. Non si prevedeva nessun impatto sugli investimenti inseriti nel piano industriale e ambientale per Taranto. Ma già allora i sindacati contestarono la scelta aziendale di comunicare il ridimensionamento della produzione senza informarli preventivamente.

 

La scure dei franco indiani si è abbattuta sulla Polonia probabilmente perché gli operai di Cracovia non hanno mai alzato le barricate contro la fabbrica. Le proteste per le polveri e l' inquinamento non sono venute da verdi o ecologisti, ma da piccoli gruppi locali. «Ma di fatto gli oppositori non hanno seguito», ha spiegato Krzysztof Wòjcik, leader del sindacato autonomo degli operai, «anche perché l' acciaieria è la più grande fabbrica della zona, crea lavoro e versa la maggior parte delle imposte che paga all' amministrazione della città».

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I dipendenti diretti sono circa 1.200 e l' unico altoforno ancora attivo, a carbone, alimenta anche un indotto stimato in 8.000 posti di lavoro. E sono proprio i lavoratori dell' indotto a rischiare di più nel momento in cui Arcelor Mittal spegne gli impianti e assegna nuove mansioni ai dipendenti diretti.

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