visco popolare bari tercas bankitalia

TERCAS AMARA – DITE A VISCO CHE NEGLI ATTI DELL’INCHIESTA SULLLA POPOLARE DI BARI C’È SCRITTO CHIARAMENTE CHE IL CRAC È FIGLIO DEL “CONFLITTO DI INTERESSI” IN CUI BANKITALIA SI TROVÒ TRA IL 2013 E IL 2014, QUANDO LIBERÒ L’ISTITUTO DAI VINCOLI CHE GLI ERANO STATI IMPOSTI PER LA GOVERNANCE OPACA AUTORIZZANDO L’ACQUISTO DI TERCAS – LE TELEFONATE DI MARCO JACOBINI E IL RUOLO DELLA VIGILANZA...

 

 

Carlo Bonini e Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

IGNAZIO VISCO

C' è un convitato di pietra nel crac della Banca popolare di Bari: la Banca d' Italia e la sua vigilanza. Era agevole comprenderlo già due mesi fa, nel momento cruciale del commissariamento. Ora è un' evidenza documentale. Negli atti dell' inchiesta a sostegno delle misure cautelari che venerdì hanno privato della libertà Marco e Gianluca Jacobini (ex presidente ed ex condirettore della banca), Elia Circelli (responsabile della funzione bilancio) e interdetto Vincenzo Figarola De Bustis, il Procuratore aggiunto Roberto Rossi e i sostituti Federico Perrone Capano e Savina Toscani dismettono ogni diplomazia.

MARCO JACOBINI CON IL FIGLIO GIANLUCA

 

Il crac della Banca popolare di Bari - scrivono - è figlio del «conflitto di interessi» in cui Palazzo Koch venne a trovarsi quando, tra il 2013 e il 2014, si trovò contestualmente a essere dominus dell' operazione di salvataggio e acquisizione di Banca Tercas e della decisione di liberare la Popolare di Bari, che di Tercas sarebbe stata l' acquirente, dai vincoli che le erano stati imposti per quella che già allora era risultata una governance opaca.

banca popolare di bari 3

 

Conflitto di interesse, dunque. Parole chiare che spiegano anche il perché la Procura di Bari abbia aperto un secondo fascicolo istruttorio intestato alle mosse di Palazzo Koch (ma nel quale al momento l' unico indagato per corruzione è Marco Jacobini) e che risponda a quelle che ora diventano le domande chiave di questa storia: quali furono davvero le ragioni che governarono le decisioni di Bankitalia sulla Popolare di Bari? E perché si astenne da decisioni tempestive utili a sottrarre agli Jacobini la governance sciagurata e familista dell' istituto?

 

Il problema Tercas

banca tercas

Tra l' ottobre del 2013 e il luglio del 2014 - come Repubblica ha raccontato nell' inchiesta pubblicata nel dicembre scorso - Banca d' Italia assume contestualmente due decisioni. Rimuovere i vincoli che impedivano alla Banca popolare di Bari di procedere a nuove acquisizioni e autorizzare la banca all' acquisto della decotta Cassa di risparmio di Teramo (Tercas, appunto). Ebbene, la procura non ha dubbi che la decisione fu presa in «conflitto di interessi ».

ignazio visco daniele franco

 

«Tercas - spiegano - aveva ricevuto da Banca d' Italia un finanziamento di emergenza pari a 700 milioni di euro, della durata di sei mesi. E il motivo era la situazione di liquidità a rischio in cui la banca si trovava. Peraltro, in un momento in cui avrebbe dovuto provvedere al rimborso dei certificati di deposito alla liquidazione delle obbligazioni in possesso della clientela retail per oltre 130 milioni».

banca popolare di bari 1

 

Ebbene, di quel finanziamento Banca d' Italia secondo quanto previsto dalle norme europee sarebbe dovuta rientrare in tempi definiti. Tercas, da sola, non sarebbe mai riuscita a provvedere al rimborso. Era urgente trovare un compratore.

 

banca popolare di bari 2

La Procura e Bankitalia Interrogato nel novembre 2017 dal procuratore aggiunto di Bari, Roberto Rossi, l' allora direttore generale di Banca d' Italia, Salvatore Rossi, dà questa spiegazione di quel delicato passaggio: «Quello dei 700 milioni era un finanziamento d' emergenza. Non poteva durare più di un anno. E queste sono regole europee, non italiane. Normalmente è un tempo corto, quindi va prorogato ogni volta. E infatti noi abbiamo molti provvedimenti di proroga di questi finanziamenti di emergenza che si chiamano Ela.

 

CARMELO BARBAGALLO IGNAZIO VISCO

Finché non si affaccia nella crisi la Popolare di Bari che dice: "Con i miei soldi faccio un finanziamento a Tercas in modo che Tercas possa rimborsare questo prestito di emergenza che sta per scadere"». È una ricostruzione che vede Banca d' Italia arbitro passivo.

 

marco jacobini 4

Per la Procura, però, è il contrario. «A differenza di quanto lasciato intendere dal dottor Salvatore Rossi - scrivono i magistrati - non fu la Banca popolare di Bari a proporsi autonomamente per il salvataggio di Tercas. Al contrario, come risulta dai verbali del consiglio di amministrazione della stessa Popolare di Bari, fu la Banca d' Italia a interessarla nonostante l' istituto fosse in quel momento soggetto a un' ispezione di cui non aveva ancora conosciuto l' esito». Dunque? Dunque, proseguono i pm, «si ritiene plausibile che Banca d' Italia abbia avuto un conflitto di interessi nel rimuovere il vincolo alle acquisizioni imposte alla Popolare di Bari e nell' autorizzarla dopo poco tempo all' acquisizione di Tercas».

VISCO IGNAZIO

 

L' amico Barbagallo Nella ricostruzione della Procura, l' uomo che a Palazzo Koch incarna il conflitto di interesse con la Popolare di Bari è l' allora capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, non indagato, e ora in Vaticano a guidare l' Aif, l' Autorità di informazione finanziaria per la lotta al riciclaggio.

 

La Procura ne è convinta. E lo è non solo per la particolare confidenza che gli Jacobini dimostrano di avere con quel dirigente di Bankitalia (Marco lo incontra a Roma e riceve in anteprima l' esito di un' ispezione.

 

CARMELO BARBAGALLO

Gianluca gli parla direttamente al telefono per spiegare le sue ragioni). Non solo per la cortesia che Barbagallo ritiene di dover avere verso il consiglio di amministrazione della Popolare il 23 ottobre 2013 illustrando di persona gli esiti di un rapporto ispettivo (lo stesso in cui la banca deciderà di dare il via libera all' acquisizione di Tercas).

 

tercas sede teramo

Ma anche per una singolare telefonata del marzo del 2017. Marco Jacobini conversa con un interlocutore, P.L,. che «gli deve dare una buona notizia». Questa: «Vabbè., volevo dirti che io cerco sempre il contatto con Banca Italia (...) Ieri ho avuto una telefonata, sapevo che veniva Suardo a Bari (Lanfranco Suardo era allora capo del servizio supervisione bancaria 2 di Banca d' Italia ed è stato recentemente promosso a capo della supervisione bancaria 1, ndr), capito? (...) Ieri mi ha fatto una telefonata e io gli ho detto: "Che impressione hai avuto?". E lui mi dice: "Devo dirti la verità, io ho avuto una buona impressione"». La buona impressione, come si capisce dal resto della conversazione, ha a che vedere con Marco Jacobini e con il management della banca. Di più: «Mi ha detto, "Ho visto che Marco Jacobini è una persona che dà affidamento e che ha avuto una buona impressione dell' azienda"».

marco jacobini 5

 

Marco Jacobini non pare sorpreso. Anche lui sembrerebbe avere grande confidenza sia con Suardo che con il suo capo, Carmelo Barbagallo. Spiega di aver parlato al telefono con il capo della vigilanza e che la considerazione che ha Palazzo Koch in quel momento dei manager della banca è eccellente. «Mi ha detto cose eccezionali», racconta al suo interlocutore. Aggiungendo: «Mi ha anche detto "Statti li", finché la situazione della banca lo richiede. "Non ti preoccupare proprio».

banca popolare di bari 4

Gli Jacobini lo presero in parola. Sì, «stettero lì». Fino al crac.

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…