jean pierre mustier

IL TESORETTO DI MUSTIER: HA INVESTITO 12 MILIONI SUOI IN TITOLI UNICREDIT. L'EX PARÀ FRANCESE SI È RIDOTTO LO STIPENDIO E GUADAGNA ''SOLO'' 1,2 MILIONI L'ANNO, MENO DEI SUOI COLLEGHI. HA FATTO UNA SCOMMESSA SUL TITOLO DELLA BANCA CHE GESTISCE: SE VA BENE, SI ARRICCHISCE, SENNÒ AVRÀ PERSO SOLDI SUOI - INTANTO DALL'OPERAZIONE TURCA ARRIVA UNA ''BOTTA'' DA 1 MILIARDO SUL CONTO ECONOMICO. MA ALMENO LIBERA CAPITALE CHE NON DOVRÀ PIÙ ESSERE IMPEGNATO A SOSTEGNO DI YAPI KREDI

 

 

1. UNICREDIT: ANALISTI,BUYBACK E OPZIONI IN TURCHIA TEMI CHIAVE

Mustier

 (ANSA) - Dopo che Unicredit è scesa sotto il 32% nella turca Yapi Kredi, uscendo dalla joint venture di controllo (Koc Finansal Hizmetler, Kfs), gli analisti attendono le mosse dell'istituto italiano a Londra, alla presentazione del piano. "La vendita dell'intera partecipazione nella turca Yapi Kredi", secondo Merrill Lynch potrebbe aiutare Unicredit a migliorare sia dal punto di vista della capitalizzazione che dei rendimenti, come riporta Bloomberg.

 

La vendita della partecipazione nella joint venture non dovrebbe invece favorirla particolarmente, "perché dovrà pagare le spese di risoluzione e le tasse". Secondo Morgan Stanley, la cessione di attività non core, insieme a "buyback e ad opzioni in Turchia rimangono le leve chiave" che si attende vengano affrontate con la presentazione del piano strategico, il 3 dicembre.

MUSTIER ELKETTE

 

 

2. UNICREDIT RIDUCE QUOTA YAPI KREDI, MARTEDÌ NUOVO PIANO

Claudia Tomatis e Fabio Perego per l'ANSA

 

Operazione di Unicredit in Turchia, con l'avvicinarsi del 3 dicembre, quando presenterà a Londra il nuovo piano strategico 'Team23'. Dopo la recente cessione di Mediobanca e quelle passate di Fineco, Pioneer e della polacca Pekao, la banca guidata da Jean Pierre Mustier aggiunge dunque un altro tassello per rinforzare il capitale. Nell'ottica anche di semplificare la struttura del gruppo, ora ha deciso di assottigliare la presenza sul Bosforo, uscendo dalla joint venture (Koc Finansal Hizmetler, Kfs) che controlla Yapi Kredi (Ykb). Scende al 31,93% della banca turca, mentre Koc holding sale al 49,99% (di cui il 40,95% indirettamente tramite Kfs e il 9,04% direttamente).

 

Il restante circa 18% delle azioni di Yapi, il terzo istituto turco per grandezza, con un valore di mercato di 3,7 miliardi di euro, continuerà ad essere quotato alla Borsa di Istanbul. Nell'ambito dell'accordo il gruppo Koc, con interessi in diversi settori in Turchia, dal momento che la famiglia Koc, che lo controlla, è attiva tra l'altro nell'automotive, nell'energia, nelle costruzioni e nell'elettronica di consumo, acquisirà l'intera partecipazione del 50% dell'istituto di piazza Gae Aulenti in Kfs, diventando azionista unico dell'ex joint venture, il veicolo attraverso cui il gruppo Koc e UniCredit hanno condotto con successo le attività bancarie nel Paese dal 2002.

 

JEAN PIERRE MUSTIER

In contemporanea il 31,93% delle quote di Yapi sarà trasferito da Kfs a UniCredit e il 9,02% a Koc Holding. L'impatto sul conto economico di Unicredit sarà di 1 miliardo. Ci saranno infatti 400 milioni in meno da contabilizzare alla sottoscrizione dell'accordo, nel quarto trimestre 2019. Alla chiusura dell'operazione il rilascio della riserva negativa di cambio su base pro-rata sarà inoltre stornato a conto economico, generando un ulteriore impatto di 600 milioni in meno, mentre sarà neutrale sul Cet1.

 

Per la solidità del gruppo, quantificata nel Cet1 ratio, l'impatto finale dell'operazione Yapi per Unicredit è previsto positivo, in un intorno di 5 punti base, tenendo conto sia dell'impatto negativo a conto economico, sia del rilascio delle attività ponderate per il rischio per circa 5 miliardi, dovuto alla riduzione del 9,02% della quota di Ykb, su un totale di circa 23 miliardi al 30 settembre 2019. Sarà invece sostanzialmente nullo l'impatto di cassa, contando il corrispettivo complessivo, al netto della penale concordata per lo scioglimento anticipato del patto (circa 110 milioni, imposte incluse) e le imposte a livello di Kfs (circa 150 milioni) e liquidate da UniCredit

 

 

3. UNICREDIT, IL TESORETTO DI MUSTIER: 12 MILIONI DI EURO IN TITOLI DELLA BANCA

Andrea Deugeni e Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it

 

È a lui per primo che uno sprint del titolo UniCredit in Borsa porterebbe non solo soddisfazione professionale, ma anche lauti guadagni. Del resto Jean Pierre Mustier, il gran capo della sua banca “paneuropea”, sul piano di rilancio di UniCredit ci ha messo non solo la faccia, ma anche molti quattrini. Con quello stile da banchiere di scuola anglosassone che lo contraddistingue, ha deciso, fin dal suo approdo sulla tolda di comando nell’estate del 2016, di rischiare lui per primo sui destini dell’istituto. 

JEAN PIERRE MUSTIER

 

LO STIPENDIO FISSO BLOCCATO A 1,2 MILIONI DI EURO L'ANNO

E come? Con una remunerazione fissa ridotta ai minimi termini in confronto ad altri giganti del credito; una parte variabile dilazionata nel tempo tutto il resto giocato con soldi suoi in una sorta di scommessa sul valore del titolo. Mustier appena insediato si è ridotto del 40% il suo stipendio fisso da dipendente rispetto ai predecessori. Anziché 2 milioni di euro tondi all’anno riservati agli amministratori delegati prima di lui, solo 1,2 milioni annui di remunerazione fissa. Uno stipendio da capo di una media banca, solo un terzo di quanto incassano in media i suoi colleghi nelle banche di dimensione simile alla sua. 

 

IL VARIABILE VALE 2,4 MILIONI L’ANNO, MA SARA’ RISCOSSO SOLO NEL 2023

A mitigare in parte la decisione di tagliarsi la parte fissa c’è la parte variabile legata a un piano di incentivazione a lungo termine di 2,4 milioni all’anno per i tre anni del piano 2017-2019: totale 7,2 milioni di euro che però verranno  corrisposti solo nel 2023. Inoltre, Mustier ha rinunciato al Tfr in caso di uscita dalla banca. Fin qui il suo trattamento da primo dipendente del suo istituto. 

 

 

GLI ACQUISTI PERSONALI PER OLTRE 12 MILIONI DI EURO

Per il resto Mustier ci ha messo soldi suoi. Nel marzo del 2017 ha acquistato azioni UniCredit per 2 milioni di euro di controvalore e bond della banca per altri 2 milioni di euro. Il 9 novembre del 2018 altri acquisti per 1,2 milioni divisi a metà tra azioni e bond dell’istituto. E infine a febbraio del 2019 un altro giro di shopping per l’equivalente di 7,2 milioni di euro, pari al suo piano di incentivazione triennale, suddivisi equamente tra azioni e strumenti ibridi di capitale. E così nel complesso nei suoi tre anni e poco più a capo della banca, Mustier si è esposto con soldi suoi per 12,4 milioni di euro, per metà azioni e per l’altra metà in bond o strumenti ibridi di capitale.

 

 

Un modo per legare i suoi guadagni al valore creato (o distrutto) dalla banca. Un gesto apprezzabile non comune presso molte banche anche di piccola dimensione.

 

Già ma a questo punto val la pena chiedersi se Mustier esce vincente dalla scommessa. Solo con il colpo di reni degli ultimi 2 mesi in Borsa il capo di UniCredit riesce a contare qualche plusvalenza. Gli acquisti di titoli del febbraio scorso sono avvenuti a poco più di 10 euro e oggi quel pacchetto di 3,6 milioni di euro si è rivalutato del 20%.

milano unicredit e bosco verticale

 

In guadagno anche la tranche di fine novembre dell’anno scorso comprata poco sopra gli 11 euro, mentre dovrà aspettare la quota di 2 milioni di euro pagata nel marzo del 2017 14 euro. Quanto ai 6,2 milioni di euro in bond e strumenti ibridi di capitale, Mustier si accontenta per ora delle cedole e paradossalmente (proprio lui) tifa per rendimenti sempre più negativi che farebbero apprezzare il valore delle obbligazioni in tasca sua.

 

E ovviamente guarda con qualche rammarico il livello dei 18 euro su cui ha viaggiato per molti mesi nella seconda parte del 2017 l’azione UniCredit. Sui suoi valori di carico quei 6 milioni di euro sarebbero saliti a oltre 8 milioni. Ma ovviamente il suo investimento è di lungo periodo e di certo l’ex parà francese pensa che non solo il vecchio piano appena archiviato con successo, ma anche quello nuovo che si disvelerà domani potrà mettere il turbo al titolo. Oppure attendere qualche appeal speculativo che ottenga lo stesso effetto. Per quest’ultima eventualità chiedere direttamente a Mustier.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...