TORNA IL QUESITO DI SEMPRE - PERCHE’ BANKITALIA AUTORIZZO’, CON UNA LETTERA DI DRAGHI, L’ACQUISTO DI ANTONVENETA DA PARTE DI MONTEPASCHI, SE SAPEVA CHE L’OPERAZIONE VENIVA FATTA CON OBBLIGAZIONI SUBORDINATE? - VIOLA LICENZIATO DA MPS PERCHE’ CONTRARIO AD UNA COMMISSIONE DEL 9% A FAVORE DI JPMORGAN

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Franco Bechis per Libero Quotidiano

 

MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI

La lettera porta la data del 17 marzo 2008, e ha la firma dell' allora governatore della Banca di Italia, Mario Draghi. Oggetto: "banca Monte dei Paschi di Siena - Acquisizione della partecipazione di controllo nella Banca Popolare Antoniana Veneta". È l' origine di tutti i guai dell' istituto senese che ancora una volta è appeso per salvare se stesso e le migliaia e migliaia di depositanti e risparmiatori all' aiuto che il nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni potrebbe dare per decreto legge nei prossimi giorni.

 

L' esistenza di quella lettera era nota, e la sua versione integrale è stata acquisita anche in due processi che riguardavano l' istituto senese, a Siena e Roma, e in entrambi i casi i pubblici ministeri hanno escluso ogni responsabilità penale della banca centrale italiana e dello stesso attuale presidente della Bce, Draghi.

 

Un avvocato che agisce come socio di Mps, Paolo Emilio Falaschi, ha però impugnato quella decisione e ancora sta provando ad ottenere da un tribunale un provvedimento che certifichi l' invalidità di quella autorizzazione di Draghi, e il conseguente annullamento dell' acquisto di Antonveneta che è all' origine anche degli attuali guai. Mai ci riuscisse, e Mps si vedesse restituire i 17 miliardi di euro che complessivamente era costata quella operazione, certo tutti i problemi senesi verrebbero risolti come d' incanto e l' intervento dello Stato non sarebbe più necessario.

MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI

 

L' ISPEZIONE

 

La strada è sicuramente in salita, però non così strampalata perché quella lettera di Draghi si unisce a un documento della vigilanza della banca centrale successivo a una ispezione ad Antonveneta di poco precedente (il 9 marzo 2007), in cui venivano espressi dubbi sulla solidità patrimoniale della banca che avrebbe da lì a poco comprato Mps e si segnalava fra i motivi un prestito di 7,9 miliardi di euro in essere con gli olandesi di Abn Amro.

 

GIUSEPPE MUSSARI E MARIO DRAGHI jpeg GIUSEPPE MUSSARI E MARIO DRAGHI jpeg

È proprio quella la cifra alla base delle azioni giudiziarie intentate, perché avrebbe portato il costo complessivo dell' acquisto di Antonveneta per Mps a 17 miliardi di euro. Invece l' allora governatore della Banca di Italia scrisse - pur conoscendo quei 7,9 miliardi di debito con gli olandesi- «l' acquisizione del complesso aziendale riferito ad Antonveneta comporterà un costo di 9 miliardi di euro, l' esborso effettivo sarà maggiorato del controvalore della vendita di Interbanca, che comporterà un aumento della liquidità di Antonveneta di pari importo». Ma anche il passaggio successivo di Draghi desta qualche sorpresa rispetto alla tradizionale prudenza della Banca d' Italia.

 

ELIO LANNUTTI ELIO LANNUTTI

Perché spiega come Mps avrebbe trovato quei 9 miliardi necessari all' operazione: «Un aumento di capitale per 6 miliardi (di cui 1 miliardo con esclusione del diritto di opzione), l' emissione di strumenti ibridi e subordinati per complessivi 2 miliardi e il ricorso a un finanziamento ponte per 1,95 miliardi da rimborsare anche mediante cessione di assets non strategici».

 

Non solo Draghi descrive quel tipo di reperimento dei fondi, ma ne sposa la ratio, subordinando espressamente l' acquisto di Antonveneta «alla preventiva realizzazione delle misure di rafforzamento patrimoniale programmate, con specifico riguardo agli interventi di aumento di capitale e di emissione di strumenti ibridi e subordinati, in osservanza delle vigenti disposizioni normative in materia di patrimonio di vigilanza». Attenzione, siamo nel 2008. Quindi proprio nel momento dell' esplosione della crisi finanziaria in tutto il mondo legata proprio all' emissione di quegli «strumenti ibridi e subordinati» che vengono raccomandati da chi aveva istituzionalmente la tutela della «sana e prudente gestione» delle banche italiane.

 

LOGO ANTONVENETA LOGO ANTONVENETA

Ed è proprio quel passaggio che fa insorgere Elio Lannutti, presidente dell' Adusbef che si chiede ora «perché Bankitalia e Draghi favorirono quella rischiosa operazione, nonostante conoscessero dalle ispezioni, che Mps non avesse i conti in ordine dopo l' acquisto di Banca 121 (ex Banca del Salento) ad un prezzo proibitivo, lo scandalo di May Way e For You?».

 

TROPPI RISCHI

 

fabrizio viola fabrizio viola

Secondo Lannutti «Draghi non era uno sprovveduto: oltre che Governatore di Bankitalia, era presidente del Financial Stability Forum, un organismo internazionale nato nel 1999 su iniziativa dei Ministri finanziari e dei Governatori delle Banche centrali del G7, per promuovere la stabilità finanziaria internazionale e ridurre i rischi del sistema finanziario». Il numero uno di Adusbef si fa una domanda maliziosa: «Draghi autorizzò quella rischiosissima operazione con Antonveneta per non pregiudicare gli appoggi politici del PD e di ambienti di Forza Italia (allora al governo) tutti legati a Mps nel groviglio armonioso del "sistema Siena", visto che avrebbero potuto ostacolare le proprie ambizioni alla presidenza della Bce?».

 

jpmorgan dimon renzi padoan jpmorgan dimon renzi padoan

Malizie a parte, il giallo andrà chiarito e l' intera vicenda sarà discussa oggi in un seminario sul credito promosso dal gruppo M5s della Camera dei deputati. Dove qualcuno tenterà una ricostruzione anche degli ultimissimi fatti capitati. Cominciando dai colloqui avuti nei mesi scorsi sull' aumento di capitale Mps fra l' allora amministratore delegato Fabrizio Viola e Jp Morgan. Come ha raccontato Viola agli amici, tutto iniziò quando Jp Morgan chiese una commissione del 9 per cento come advisor dell' operazione. Pagamento che avrebbe dovuto pure essere anticipato.

 

Il no di Viola fu di pochissimo precedente alla telefonata del ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, con cui fu di fatto licenziato certo non all' insaputa di Matteo Renzi. Questa storia è ancora tutta da scrivere.

 

 

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