mario draghi

VA IN CUNEO SEMPRE AI SOLITI - IL 57% DEI CONTRIBUENTI ITALIANI VERSA UN’IRPEF DI SOLI 15 MILIARDI, MA NE COSTA 174 IN SALUTE, SCUOLA E ASSISTENZA - DE BORTOLI: “LA PRESSIONE FISCALE NEL NOSTRO PAESE È MOLTO ELEVATA PER CHI FA FINO IN FONDO IL PROPRIO DOVERE CIVICO. LO È ASSAI MENO PER CHI EVADE E DIFFICILMENTE TROVERÀ CONVENIENTE EMERGERE DAL NERO CON UN'ALIQUOTA IRPEF PIÙ FAVOREVOLE. SAREBBE OPPORTUNO CHE CHI HA RICEVUTO UN INDENNIZZO, SE NE RICORDI QUANDO SARÀ TORNATO ALLA NORMALITÀ…”

FERRUCCIO DE BORTOLI

Ferruccio De Bortoli per “L’Economia - Corriere della Sera”

 

La legge delega chiesta dal governo al Parlamento in materia fiscale e assistenziale ha lo scopo principale di ridurre il peso della tassazione sul lavoro e sui redditi medi. E, dunque, colpiva l'opposizione - poi subito rientrata - tanto viscerale quanto poco meditata, della Lega. I principali beneficiari, se mai la riforma si farà, saranno lavoratori, pensionati e piccole imprese.

 

Irpef Irap Inps

Ovvero: la base elettorale classica del movimento che Matteo Salvini ha ereditato da Umberto Bossi e Roberto Maroni. Le possibilità che questo Parlamento possa approvarla sono minime. Sono pressoché nulle però se si concretizzerà il disegno - che la Lega stessa caldeggia - di eleggere Mario Draghi al Quirinale e sciogliere le Camere.

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

All'articolo 8 c'è scritto: «L'attuazione della riforma è modulata con più decreti legislativi da emanare entro tre anni dall'entrata in vigore della presente legge, sottoposti al vincolo dell'invarianza dei saldi economici e finanziari netti dei singoli settori istituzionali, tenuto anche conto della riforma del sistema di assistenza sociale».

 

irpef

Non accade tutto nei prossimi mesi, come sembrerebbe seguendo le accese polemiche di questi giorni. La riforma la faranno forse un altro Parlamento e un altro governo. La vicenda del catasto ha poi qualcosa di paradossale e persino di romanzesco. Il governo ha spiegato bene che la revisione degli estimi avrà bisogno di anni. Almeno fino al 2026. E che non vi è alcuna intenzione di rivalutare le rendite catastali a fini fiscali, ma solo di avere una fotografia aggiornata del territorio.

 

matteo salvini e umberto bossi

Anche per ragioni assicurative e di prevenzione da rischi sismici e climatici. Tralasciamo il fatto che un'operazione fiscale legata alla revisione del catasto potrebbe avere come esito di far pagare meno i possessori di immobili nelle periferie, dunque non i più ricchi. Dimentichiamocelo. Potremmo dire invece, con una battuta, che è difficile essere sovranisti senza conoscere esattamente la propria terra, il proprio patrimonio edilizio.

 

E dunque difendere meglio il territorio. Per esempio mettendo in rete i proprietari dei boschi per proteggere le aree verdi - così preziose per catturare le emissioni - da incendi e valorizzarne i prodotti. «Perché nasconderci dietro l'opacità?» ha detto Draghi. Nell'agitare un po' irresponsabilmente il fantasma di una patrimoniale, partiti ed esponenti della maggioranza - Forza Italia oltre alla Lega - mostrano così di non credere né alla parola del premier né a quella di Daniele Franco, ministro dell'Economia nell'esecutivo di cui fanno parte.

tasse sulla casa imu tari

 

Non solo: per ragioni di basso e momentaneo consenso si autoassegnano una poco onorevole patente di scarsa credibilità. Se è in atto una manovra surrettizia di aumento della tassazione sugli immobili, perché mai i cittadini dovrebbero credere e prendere per oro colato nuove promesse e altri impegni, non solo del governo ma anche delle stesse forze politiche?

 

DANIELE FRANCO E MARIO DRAGHI

La verità è che la materia fiscale - così delicata, ostica e politicamente sensibile - è foriera di equivoci e soprattutto prigioniera di un racconto di assoluto comodo. Un grande alibi nazionale. La pressione fiscale nel nostro Paese è molto elevata per chi fa fino in fondo il proprio dovere civico. Insopportabilmente elevata.

 

Lo è assai meno (per usare un eufemismo) per chi evade il Fisco e difficilmente troverà conveniente emergere dal nero con un'aliquota Irpef più favorevole.

tasse

 

L'ultima Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva - la commissione a lungo presieduta da Enrico Giovannini, poi diventato ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture - valutava per il 2019 un leggero miglioramento della perdita di gettito, del cosiddetto tax gap, comunque intorno ai cento miliardi, grazie soprattutto ai progressi nel recupero (leggi fatturazione elettronica) sugli incassi Iva, imposta che rimaneva comunque evasa per circa un quarto. Il tasso di evasione per lavoro autonomo e impresa (dati del 2018) era al 66,9 per cento. Non c'era il Covid.

 

agenzia entrate

E forse sarebbe opportuno che chi ha ricevuto un aiuto, un indennizzo, un sussidio, e soffre una crisi economica speriamo reversibile, se ne ricordi quando sarà tornato alla normalità, visto che è stato - giustamente - sostenuto dalla massa degli altri contribuenti. Quelli per inciso che finanziano il Servizio sanitario nazionale che ha curato e assistito tutti, senza chiedere loro la dichiarazione dei redditi. Il 57 per cento dei contribuenti, secondo l'analisi di Itinerari previdenziali, società presieduta da Alberto Brambilla, versa un'Irpef (dati 2019) pari a soli 15 miliardi, ma costa in salute, a scuola e assistenza ben 174 miliardi.

 

tasse

Non si potrà sempre ricorrere al debito. Né ignorare a lungo questioni di equilibrio nella tassazione fra lavoro e rendita. Il 45,9 per cento dei contribuenti versa solo il 2,62 per cento delle tasse. E solo l'1,13 per cento dichiara di guadagnare più di 100 mila euro l'anno. La filosofia della legge delega sta poi nella possibilità, attraverso la cosiddetta tax compliance , di finanziare con la lotta all'evasione la riduzione delle tasse su lavoro e redditi medi. Il Fondo per la riduzione della pressione fiscale ha raggiunto finora una capienza di 4 miliardi e 357 milioni.

 

agenzia delle entrate

Nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) si legge un fondato ottimismo sul fatto che questo Fondo possa essere in questi anni irrobustito. La differenza di incassi per l'Erario nel 2021, tra la stima primaverile del Def e quella autunnale della Nadef, è di 6 miliardi e 685 milioni, merito della ripresa ma anche sperabilmente di una maggiore disciplina fiscale. Nella Nadef, tenendo conto dei tassi di crescita per i prossimi anni, le entrate dello Stato dovrebbero aumentare da 513 miliardi di quest' anno ai 572 del 2024.

 

ENRICO GIOVANNINI

Basteranno queste risorse per finanziare una riforma assolutamente necessaria e non più rinviabile? Nella legge delega ci sono alcuni passaggi inequivocabili. Il ridisegno delle aliquote Irpef e Iva prevede che il governo sia «delegato a eliminare o ridurre in tutto o in parte i regimi di esenzione». E si aggiunge che «ulteriori forme di copertura saranno progressivamente costituitedal riordino della tassazione delle attività finanziarie, dallo spostamento dell'asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale, da economie nel comparto della spesa pubblica». Righe pesanti, quasi un programma di legislatura, poco commentate.

 

tasse

All'articolo 6 è prevista la «graduale eliminazione dell'imposta regionale sulle attività produttive (Irap) con prioritaria esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro». L'associazione M&M, presieduta da Fabrizio Pagani, ha prodotto uno studio assai interessante sull'ipotesi di assorbire l'Irap nell'Ires. Il suo gettito oggi è di 25 miliardi (dati 2019) di cui 10,2 a carico delle amministrazioni pubbliche.

 

La stima dell'evasione (dati 2018) è attorno al 19 per cento. L'aliquota Ires potrebbe essere incrementata a un massimo del 29-30 per cento ma nel complesso la pressione fiscale sull'impresa diminuirebbe anche per il risparmio dei costi di compliance. La copertura del minor gettito --si osserva nello studio - è ancora tutta da valutare. E si torna, tra le ipotesi, ai proventi della lotta all'evasione fiscale. Così necessaria, giusta, ma politicamente assai poco spendibile. Nel frattempo meglio prendersela con il catasto.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...