bazoli tramonto

VISCO E LA PIUMA DI BAZOLI - BANKITALIA “MORBIDA” NEI CONFRONTI DI UBI: RICEVE I VERTICI DELLA BANCA INDAGATI PER “OSTACOLO ALLA VIGILANZA”. TAPPETI ROSSI PER CHI HA CERCATO (SECONDO LE ACCUSE) DI NASCONDERE QUALCOSA - GLI INTERVENTI PER ZITTIRE CHI DENUNCIAVA E LE LAMENTELE DELLA BANCA LOMBARDA CONTRO CONSOB

 

Giorgio Meletti per il Fatto Quotidiano

 

MARIO BREGAMARIO BREGA

La mano della vigilanza bancaria di Bankitalia "po esse fero e po esse piuma", diceva il mai troppo rimpianto Mario Brega (Bianco, rosso e Verdone, 1981, era governatore Carlo Azeglio Ciampi, altri tempi e altre tempre). Con i disobbedienti è sempre fero. Con le banche amiche è dolcemente piuma. Crollata la Popolare di Vicenza del prediletto Gianni Zonin, è rimasta a beneficiare della delicatezza di Bankitalia la Ubi Banca di Bergamo, guidata da Victor Massiah. La vigilanza ha una predilezione per gli uomini Ubi.

 

Luciano Goffi, mandato da Bankitalia a salvare Banca Marche con risultati non entusiasmanti, era vicedirettore generale a Bergamo. L' ex direttore generale Riccardo Sora è stato scelto come commissario di Carim, Tercas, Carichieti ed Etruria in rapida successione: non ne ha messo a posto nessuna. Il suo successore Francesco Iorio è stato comandato a salvare Zonin e la sua Popolare di Vicenza, con la propria retribuzione come unico successo.

bazolibazoli

 

Bisogna mettere in ordine i fatti e unire i puntini. Il 4 settembre 2015, Bankitalia decide "l' avvio di accertamenti sul gruppo Ubi Banca in tema di rispetto della normativa in materia di trasparenza e () contrasto del riciclaggio". All' esito dell' ispezione notifica l' avvio di una procedura sanzionatoria. Il riciclaggio è la spina nel fianco di Ubi: sulla controllata Iw Bank sono in corso un' inchiesta della Direzione antimafia di Brescia e una della procura di Milano, nella quale è indagato il vicepresidente vicario di Ubi Mario Cera.

 

Intanto per l' ad Massiah, insieme ad altri 30 tra cui il presidente Andrea Moltrasio, lo stesso Cera, il presidente onorario di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli e sua figlia Francesca (consigliere Ubi), c' è a Bergamo la richiesta di rinvio a giudizio per ostacolo alla vigilanza, cioè per aver nascosto i patti occulti che governavano la banca.

 

ignazio viscoignazio visco

A inizio 2017 accadono due fatti apparentemente scollegati. Il 18 gennaio il Fondo di risoluzione (cioè la Banca d' Italia) si accorda con Ubi per venderle a un euro Banca Marche, Etruria e Carichieti, tre delle quattro banche "risolte" il 22 novembre 2015. Pochi giorni dopo la Banca d' Italia comunica a Ubi di aver deciso, "valutate le controdeduzioni presentate", di non dare seguito a quell' iter sanzionatorio avviato dieci mesi prima.

 

È come se il giudice vendesse un appartamento all' imputato e poi lo assolvesse. Misteri di un sistema in cui Bankitalia è giocatore e arbitro. Da quattro anni i vertici di Ubi giocano una partita a poker con Consob, Bankitalia e magistratura nella quale toccherà al Tribunale di Bergamo districarsi. L' inchiesta dei pm Walter Mapelli e Fabio Pelosi pone seri interrogativi sui rapporti tra vigilanza e banche.

giuseppe vegasgiuseppe vegas

 

Il momento più caldo è la primavera 2014. L' indagine parte dall' assemblea del 20 aprile 2013 che elegge un cda spartito tra l' oligarchia bergamasca che fa capo a Moltrasio e quella bresciana che fa capo a Bazoli, benché sia presidente del principale concorrente. I due gruppi sono in guerra. Moltrasio non ama il presidente di Intesa Sanpaolo, lo chiama "l' onnipotente". La Procura di Bergamo è stata attivata dall' Adusbef di Elio Lannutti e dal piccolo azionista Giorgio Jannone, ex senatore di Forza Italia. Il 13 febbraio 2014 Bankitalia notifica a Ubi un verbale sulle irregolarità della governance e inizia la fitta trattativa per mettere le cose a posto.

 

Il 30 aprile arriva un analogo verbale di contestazione della Consob, attivata dai cinque consiglieri di minoranza di Ubi guidati da Andrea Resti, economista e docente alla Bocconi. Il 13 maggio Moltrasio e Cera, presidente e vicepresidente, vanno a lamentarsene con il presidente della Consob Giuseppe Vegas. Il 14 maggio la procura di Bergamo ordina perquisizioni a raffica, anche nell' ufficio di Bazoli, proprio mentre il banchiere è a colloquio con il governatore Ignazio Visco, per parlare di Ubi o di Intesa, o di tutt' e due.

 

CARMELO BARBAGALLO jpegCARMELO BARBAGALLO jpeg

I big di Ubi dispiegano la strategia di contenimento. Chiedono conforto al capo della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo e si convincono di averlo ottenuto. Massiah viene intercettato mentre racconta a Franco Polotti, presidente del consiglio di gestione, il suo colloquio con Barbagallo, con il quale avrebbe esordito riconoscente: "Sono stato testimone fisico, ed è la verità, di quello che lei ha fatto per noi". Chiede soccorso contro "l' accanimento" della Consob e descrive Barbagallo "assolutamente stupito da questa cosa, che però, dice, sa ci sono anche due Consob non una sola. Mi ha detto di mandargli il provvedimento la lui la potesse approfondire e però stupito e stupito oltretutto dell' uso di un articolo che è pesante nel fare queste robe qui Insomma mi ha dato segnali di fiducia e solidarietà".

 

VICTOR MASSIAHVICTOR MASSIAH

Resti, con la sua denuncia, avrebbe destato il raccapriccio del capo della vigilanza che, nel racconto di Massiah, dice: "Un' altra cosa che mi stupisce è questo atteggiamento di Resti che mi stupisce in assoluto sa noi qui in Banca di Italia lo usiamo per diversi lavori, non sembrava essere una persona così come dire". Massiah ci mette il carico: "Al di là di tutto, questo uomo secondo me ha un po' sottovalutato anche chi si mette contro perché con tutte pensa alla rete di conoscenze che ha un Pedersoli Bazoli". Polotti va al punto: "Lo massacrano".

 

Nella stessa telefonata Massiah canta l' ira funesta di Ester Faia, consigliere di Ubi ma anche moglie di Ignazio Angeloni, membro italiano del Supervisory Board della Bce, che vigila sulle banche maggiori, oggi impegnato a contendere a Visco la poltrona in scadenza a novembre. Dice Massiah: "Mi ha detto Andrea [Moltrasio] che la Ester era furibonda, mi ha detto che lei dice io lo asfalto, adesso parlo con tutti". Chiosa il banchiere di sistema: "Sai, questa parla con Draghi, parla con Visco poi è uscito fuori che si è sfogata dice quello ogni tanto mi telefona per avere qualche incarico a Francoforte ma vedi adesso io dove lo faccio trattare".

ANDREA MOLTRASIOANDREA MOLTRASIO

 

Sentito dai pm, Barbagallo nega: "Non credo di aver fatto commenti () sul prof. Resti né nell' occasione dell' incontro del maggio in Banca d' Italia né in altri incontri". Sarebbe utile sapere se Massiah si è inventato tutto o no. In ogni caso Visco e Barbagallo si mostrano sensibili al grido di dolore che si leva dalle valli bergamasche e ricevono a Palazzo Koch lo stato maggiore: Massiah, Moltrasio, Cera e Polotti. Racconta Barbagallo ai pm: "Ci hanno informato del fatto che avevano ricevuto un provvedimento di perquisizione da parte della autorità giudiziaria e si sono mostrati stupiti e un po' meravigliati. Noi non abbiamo espresso valutazioni".

 

La Commissione parlamentare d' inchiesta potrà studiare questo mondo meraviglioso in cui i vertici di una banca sono indagati per un reato che ha Bankitalia come parte offesa, e il governatore, anziché farsi ragguagliare dagli inquirenti, riceve una delegazione degli indagati.

 

MARIO CERA UBIMARIO CERA UBI

Barbagallo nega di aver espresso valutazioni sull' intervento della Consob ma ricorda che già nel 2013 un' ispezione Bankitalia aveva verificato la governance, senza elevare sanzioni. Però ammette: "Laddove le decisioni della banca risultassero prese all' esterno dei suoi organi sarebbe un fatto estremamente grave". Chissà se rientrano nelle "decisioni prese all' esterno" le riunioni private in cui esponenti apicali di Ubi discutono le strategie con il presidente della maggiore concorrente. I magistrati di Bergamo hanno sequestrato i dettagliati verbali scritti dal consigliere Italo Lucchini. Il 13 marzo 2014 c' è uno scontro epocale tra Moltrasio e Bazoli sulla decisione di fondere in un' unica banca i vari istituti del gruppo. Bazoli è contrario.

 

FRANCESCA BAZOLIFRANCESCA BAZOLI

Lucchini appunta: "Bazoli mai visto così agitato", è "sempre più sorpreso e sconcertato", reagisce "in modo duro e risentito". Nel resoconto di Lucchini, Bazoli illumina con una sola frase la vision globale della finanza italiana: "Per risolvere i problemi di Bergamo non si possono certo mettere in discussione valori non negoziabili per Brescia".

 

Il giorno dopo il presidente di Intesa viene intercettato mentre si sfoga con la figlia Francesca, consigliere di Ubi: "Quello (verosimilmente Andrea Moltrasio) è partito in ira a presenza di altri due e quindi a recitare la parte ma l' ha recitata in modo durissimo facendo tutta una serie di considerazioni che portavano poi a dire: andiamo alla banca unica". La figlia, sentendo "banca unica", si unisce allo sbigottimento del presidente della maggiore concorrente di Ubi: "Eh, ho capito che è stata molto dura".

 

FRANCO POLOTTIFRANCO POLOTTI

Il padre conferma: "Ho reagito in modo fortissimo fortissimo perché i miei due compagni, i miei due colleghi (verosimilmente Franco Polotti e Mario Cera) anche impegnati quotidianamente a contatto con gli altri erano avrebbero reagito in un modo molto più soft io ho voluto far capire che su questa strada non si va da nessuna parte () ma ti dico di più l' uomo (verosimilmente Andrea Moltrasio) non è granché intelligente".

 

Le grandi banche sono in queste mani. Chi governa un pezzo decisivo dell' economia dedica il tempo alle contese tra bergamaschi e bresciani e al (simulato) gioco del gatto col topo con la vigilanza. Con tante e tali pecorelle smarrite, il governatore Visco merita pertanto umana comprensione se talvolta ha ceduto alla tentazione di girarsi dall' altra parte e se con Ubi la sua mano è stata piuma più che fero.

 

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)