VIVA GLI AMERICANI! MENTRE PUNTA A TIM, KKR CHIUDE LA FABBRICA DI MARELLI – IL FONDO DI PRIVATE EQUITY STATUNITENSE, IN TRATTATIVA PER LA RETE UNICA, CONTROLA L'EX “MAGNETI MARELLI”, ECCELLENZA DELLA COMPONENTISTICA PER AUTO. E HA DECISO DI MANDARE A CASA I 230 DIPENDENTI DELLO STABILIMENTO DI CREVALCORE, IN PROVINCIA DI BOLOGNA. MOTIVO: L'AVANZATA DELL’ELETTRICO RICHIEDE UN CAMBIO DI ROTTA - LE VOCI SULLA CESSIONE DELL’INTERO GRUPPO, CHE HA IMPIANTI IN PIEMONTE, ABRUZZO E PUGLIA...

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Estratto dell’articolo di Gianluca Baldini per “La Verità”

 

proteste dei lavoratori di marelli a crevalcore proteste dei lavoratori di marelli a crevalcore

Il passaggio all’elettrico richiede meno componentistica e Marelli annuncia la chiusura dello stabilimento di Crevalcore che impiega 230 dipendenti. Torna così lo spettro della cessione dell’intero gruppo da parte dell’azionista Kkr, fondo di private equity americano (lo stesso in trattativa con Tim, per intenderci) che potrebbe ritenere Marelli non più così remunerativa nel mercato delle auto a batteria. Secondo le indiscrezioni, inoltre, i pretendenti non mancherebbero e sarebbero entrambi indiani: sarebbero Motherson group e Mahindra.

 

[…] la ex Magneti Marelli, ceduta nel 2018 alla giapponese Calsonic Kansei (controllata anch’essa da Kkr), fa sapere che la produzione verrà trasferita nello stabilimento di Bari e che l’Italia viene ritenuta strategica, in quanto «un centro di rilievo in ambito ingegneria e ricerca e sviluppo, così come un importante polo produttivo».

 

proteste dei lavoratori di marelli a crevalcore proteste dei lavoratori di marelli a crevalcore

Resta il fatto che il passaggio ai motori elettrici sta già mietendo le prime vittime. Come spiega l’azienda in una nota diffusa ieri, sono giunte «una serie di problematiche critiche per la sostenibilità» dello stabilimento bolognese, «come la contrazione dei volumi legati ai motori a combustione, l’aumento dei costi di materie prime ed energia solo in parte compensati da possibili adeguamenti di prezzo e la mancanza di nuove commesse legata alla diminuzione di investimenti dei player di settore nell’endotermico».

 

henry kravis henry kravis

L’effetto di questi elementi si è tradotto, per lo stabilimento di Crevalcore, in una contrazione del fatturato dal 2017 a oggi pari a oltre il 30% e a una perdita costante in termini di profittabilità. Nei prossimi anni le previsioni di mercato mostrano un ulteriore calo volumi per lo stabilimento, con contrazione addizionale del fatturato del 50% e conseguente saturazione delle unità produttive non superiore al 30% della capacità già dal 2025. In aggiunta a questo calo di volumi, la struttura dei costi dello stabilimento è ulteriormente aggravata dai prezzi dell’energia e dal loro impatto sul reparto di fonderia.

 

La situazione di Marelli, insomma, preoccupa non poco i sindacati. Oltre a quello di Crevalcore, ha già chiuso lo stabilimento di Rivalta, mentre quello di Venaria Reale si avvia verso l’abbassamento delle serrande. Intanto, gli impianti di Sulmona e Bari risentono di un surplus di lavoratori.

 

stabilimento marelli stabilimento marelli

Kkr, insomma potrebbe decidere di vendere l’intero gruppo o una parte di esso. Anche perché per potersi permettere un’operazione di questa portata, il fondo ha caricato un debito imponente sulla nuova azienda che conta oltre 50.000 dipendenti e 170 stabilimenti.

 

Per competere con i big del settore come Bosch, Magna international, Denso, Aisin Seiki, Hyundai mobis, Johnson controls, Zf Friedrichshafen, Lear, Valeo, Trw, Delphi, e Yazaki, il gruppo Marelli è arrivato ad avere un debito che sfiorava gli 8 miliardi di euro. Per questo ha iniziato un percorso di ristrutturazione che prevede l’iniezione di 3,1 miliardi di capitale da parte di Kkr e importanti tagli al personale. […]

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