Federico Ercole per Dagospia
Talvolta escono giochi trascurati, quasi subito dimenticati e trattati con imbarazzo e sufficienza dalla maggioranza della critica ufficiale, quella il cui voto posto al fondo della recensione va ad incidere sulla media di Metacritic. Non si tratta di una polemica, sebbene la sommaria pratica del giudizio numerico sia discutibile e fuorviante, ma ad essa consegue un appiattimento indifferenziato dell’eccellenza e un adombramento di giudizi non uniformi verso opere tacciate di mediocrità, una grande zona del crepuscolo dove pullulano invece imperfette meraviglie. Può capitare a posteriori una rivalutazione di videogame usciti all’ombra colossale di mostri con un artificioso carisma assemblato dal marketing, ma è cosa rara.
Sarebbe giusto che tra i giochi trascorsi nell’indifferenza, gravati da giudizi forse superficiali ma destinati ad una possibile “redenzione” ci fosse anche Scars Above. Si tratta dell’opera prima su Playstation, Xbox e PC di Mad Head Studios, sviluppatore di quest’avventura del mistero cosmico dai costi produttivi piccoli/medi risultata assai riuscita nel farci esperire con originalità ludica un’affascinante storia di fantascienza, un videogame che se fosse stata un film degli anni ’80 sarebbe da paragonare a Galaxy of Terror, sci-fi horror di serie B diretto da Bruce Clarck e prodotto da Roger Corman, qui intitolato “Il Pianeta del Terrore”.
Se cercate la grafica iper-tecnologica delle grandi produzioni per allettarvi lo sguardo Scars Above non fa per voi, sebbene ci sia tra i suoi panorami alieni un fascino artistico. Infatti Scars Above può apparire come un’opera uscita all’inizio della scorsa generazione di hardware se non alla fine di quella ancora precedente, ma si tratta comunque di una coinvolgente novella fantascientifica alimentata da un notevole sistema di gioco e supportata da un’impressionante colonna sonora.
Le cicatrici di una opera sviluppata senza il “budget” che avrebbe meritato e carente di una più sentita promozione sono evidenti in Scars Above, eppure sono anche queste ferite sul suo corpo elettronico a contribuire alla sua strana, solo superficialmente trasandata beltà. Si spera che Scars Above giunga un giorno nel parco giochi degli abbonamenti di Microsoft e Sony, così che possa essere provato senza impegno e magari amato, come merita, da più persone.
VERSO IL METAEDRO
Viaggiamo nei panni futuristici di Kate insieme ad altri tre astronauti verso una immensa struttura geometrica giunta nei pressi della Terra, ma quando la nave terrestre si avvicina a questo così nominato “Metaedro” ecco che la protagonista perde i sensi per risvegliarsi naufraga sulla superficie paludosa di un pianeta sconosciuto che si rivela subito ostile.
Il senso di isolamento e smarrimento iniziale rimanda a Metroid Prime, sebbene Kate non sia belligerante come Samus Aran, ma spaventata e preoccupata per il destino dei suoi colleghi. Cominciamo con l’abbattere brutti aracnidi con una lama fino a quando ci impadroniamo di un’arma energetica modulabili che nel corso del gioco potrà sparare proiettili fulminanti, infiammanti, acidi e glaciali.
L’alternanza rapida e strategica dell’utilizzo di diverse munizioni elementali è fondamentale sia per sconfiggere i mostruosi nemici concepiti con disegno assai ispirato e per risolvere enigmi ambientali: disgreghiamo con l’acido la corazza di una creatura per poi bersagliarla di fuoco, la ghiacciamo per affondarla in uno stagno, la fulminiamo tra le acque, incendiamo il suo punto debole affinché le fiamme si diffondano; oppure si usano i proiettili di ghiaccio per creare un passaggio sulla superficie di un lago dove nuotano vermi carnivori o bruciamo zone infestate da uova di predatori.
Nel corso dell’esplorazione Kate troverà inoltre strumenti utili a produrre degli effetti difensivi e offensivi da abbinare alla sua arma, come un campo gravitazionale che rallenta i nemici, un ologramma che funge da esca, una bomba che investe il terreno di liquido incendiario per amplificare l’effetto delle fiamme...
Il combattimento e l’esplorazione sono quindi sempre appaganti e stimolanti con la lorio varietà per le circa quindici ore che servono per completare l’avventura, ma dipende quale difficoltà si seleziona nel menù (è sempre modificabile) perché Scars Above può risultare molto punitivo e ostico se si decide di accoglierlo come una sfida complessa.
FRENESIA STRATEGICA
Alla massima difficoltà, e persino se si sceglie quella media, i nemici di Scars Above sono terrificanti e cattivissimi, tanto che sarà necessario utilizzare con perizia e astuzia ogni elemento dell’arsenale di Kate, variando le tattiche e sperimentando. L’ebbrezza del successo in questo caso può uguagliare quella esperimentabile in certi cosiddetti “soulslike”, gli ormai innumerevoli epigoni di Dark Souls.
Tuttavia se si vuole esperire Scars Above come un’avventura non troppo impegnativa ma comunque avvincente è possibile senza che questa perda la sua qualità fantascientifica e il senso di mistero e pericolo che alimenta. Insomma i tre livelli di difficoltà sono calibrati ad arte per rendere l’opera di Mad Head Studios affrontabile secondo le esigenze e il tempo di che la gioca.
Ci vogliono più giochi come Scars Above, opere che non necessitano di investimenti miliardari e possono così permettersi di sperimentare e inventare un loro linguaggio non convenzionale. Non si tratta di un’opera rivoluzionaria, perché è evidente il suo essere derivativo, ma è proprio per come le dinamiche ludiche estrapolate da altro sono orchestrate che essa risulta nuova e originale, brillante di una discreta grandezza, di un discreto ma innegabile fascino.