DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - "FORSPOKEN" PER PLAYSTATION 5 E PC, OVVERO LA VERTIGINOSA AVVENTURA MAGICA DI FREY, MISERA E RIBELLE RAGAZZA DI NEW YORK PRECIPITATA IN UN MONDO FANTASY IN ROVINA. MALGRADO QUALCHE CEDIMENTO NEL FINALE, L’OPERA RISULTA APPASSIONANTE PER LA VELOCITÀ SPETTACOLARE DELLA SUA ESPLORAZIONE, PER L’ECCELLENTE SISTEMA DI GESTIONE DEGLI INCANTI, PER LA SUA STORIA E PER IL CARISMA DELLA SUA PROTAGONISTA… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

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Sfrecciare per le lande rovinate di Athia tramite corse sfrenate e salti acrobatici è inebriante e quando ci si smarrisce  in un eccesso di velocità il panorama assume una dimensione astratta, laddove la forma perde il significato in una slancio futurista. Le vaste regioni di questo mondo fantasy affogato in una nebbiosa catastrofe possono sembrare vuote talvolta, poco ispirate nel dettaglio ma non per uno sguardo compendiario, proprio perché pensate per essere vissute secondo una visione regolata dalla ipercinesi.

 

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Si tratta di Forspoken per Playstation 5 e PC (attenzione, qui pare ci siano innumerevoli problemi tecnici dovuti all’ottimizzazione del gioco), videogioco di Square-Enix che ha suscitato pareri discordi, animato avversione a priori fin dai tempi del suo annuncio, alimentato una drastica antipatia nel pubblico dei social ma che non merita tutto questo astio perché è invece un’esperienza nuova e affascinante, potente soprattutto nelle sue eccellenti dinamiche ludiche legate agli incantesimi e all’esplorazione, con una narrazione non banale che modifica i canoni “isekai” -un genere del racconto giapponese nel quale una persona è trasportata nei reami favolosi di un mondo alternativo- in qualcosa di non troppo puerile.

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Ogni critico è ovviamente libero di giudicare Forspoken come gli pare, tuttavia sono risultate davvero sgradevoli e inaccettabili le reazioni dei lettori a commento delle recensioni che lo hanno giudicato degno di nota, come ad esempio su un celebre sito specializzato dove Forspoken è stato valutato con 8/10; qui molti lettori hanno condannato l’autore, un bravo recensore soprattutto di giochi di ruolo giapponesi, per non essersi allineato al pensiero comune, scrivendo accuse di una volgarità, presunzione e ignoranza vergognosi. Lettori che per lo più non avevano avuto ancora la possibilità di esperire Forspoken , tranne per una vecchia versione “demo” che non rende giustizia al gioco integrale. 

 

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Insomma attenzione allo stigma, talvolta fabbricato per motivazioni basse quanto quelle che animano il più bieco tifo calcistico, perché Forspoken malgrado abbia le sue criticità potrebbe invece sorprendervi se amate un’avventura non convenzionale, se ricordate con passione i videogiochi della serie inFamous con i loro incanti super eroici, se vi delizia la magia invece che la spada o il mitra.

 

UNA GRANDE PROTAGONISTA

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Si controlla Frey, una misera ventunenne di New York cresciuta orfana e senza amici, forse senza alcun  futuro per i suoi problemi con la legge e per la crudeltà di un sistema che la obbliga ai margini, spingendola verso una disperazione che la porterà ad un tentativo di suicidio. Ma proprio in questo momento fatale ecco brillare uno strano oggetto oltre la vetrina di un negozio diroccato, la giovane lo raggiunge e scopre che si tratta di un bracciale che le si attorciglierà come un parassita al braccio, aprendo un varco che la precipiterà in un altro mondo.

 

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Il bracciale è senziente e parlante, così la recalcitrante e sconvolta Frey scopre di trovarsi ad Athia, un altrove retto da un quadruplice matriarcato di maghe che è precipitato in un’inspiegabile rovina, soffocato da un miasma che uccide esseri umani ed animali o li trasforma in mostri.

 

Le prime ore di gioco sono uno smisurato “tutorial” che può risultare lento per alcuni, soprattutto quando si giunge nell’unica città sopravvissuta alla catastrofe, tuttavia la forza del suo racconto e il carisma ribelle della protagonista annullano il tempo, amplificano il realismo magico,  mentre il reame di Athia, i suoi abitanti e la sua storia diventano cose concrete.

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Poi si comincia davvero a giocare muovendosi  con  un’esplorazione relativamente libera secondo le regole di un “open world”. Anche il primo segmento dell’avventura ci consente una navigazione parziale così come l’utilizzo della magia è limitato solo alla tipologia dell’elemento terra. Ma il gioco è già entusiasmante grazie alle già citate dinamiche di esplorazione che vertono su un’acrobatica velocità e per come si combatte con gli incanti, forse il migliore sistema di utilizzo della magia mai implementato in un gioco del genere, veloce, immediato ed efficace.

 

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Ci sono innumerevoli creature dal disegno suggestivo, decine di località opzionali da esplorare che rivelano utili racconti a proposito di Athia o consentono potenziamenti. Proseguendo nella storia le tipologie di magie elementali si aggiungono, fino a quattro, e il sistema di combattimento raggiunge una profondità e varietà davvero sorprendenti, soprattutto divertenti e spettacolari, mentre la narrazione prosegue con colpi di scena drammatici e il legame con Frey cresce sempre di più.

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NON E’ TUTTO ORO CiO’ CHE LUCCICA, MA QUASI

Forpoken non è un capolavoro, ma senza dubbio è un grande gioco che non merita il disprezzo che ha suscitato. Tra i suoi difetti c’è un’inspiegabile accelerazione degli eventi proprio nelle ultime fasi dell’avventura, che può colpire al cuore chi ci si stava appassionando ma che non turba le emozioni recepite fino a quel momento, ecco dispiace perché avremmo voluto che quest’epopea si dilatasse ancora, restare ancora nella psiche di Frey. 

 

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Tuttavia questo risulta essere l’unico difetto (se lo giocate su Playstation 5) che davvero penalizza Forspoken, che lo allontana dall’eccellenza alla quale avrebbe potuto ambire, un climax non calcolato con le dovute sottigliezze ritmiche e armoniche, perché i discorsi sulla carenza della sua grafica lasciano il tempo che trovano nella vertigine con cui lo si attraversa, nel ludibrio magico dell’azione, nella complessità del suo mondo e dei racconti che contiene. Siamo all’antitesi con un Plague Tale Requiem, bellissimo da guardare, di una noia spossante da giocare e senza pathos alcuno nel racconto. Inoltre in Forspoken c’è anche della bellezza panoramica da rimirare in sosta, basta saperla trovare, ma c’è.

 

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Dispiace che un’opera nuova, coraggiosa nella sua storia e nell’invenzione della sua protagonista, strepitosa da giocare, sia precipitata suo malgrado tra le fiamme infernali degli “hater”, come dispiace per il manicheismo che affligge tanto pubblico, incapace di esplorare e apprezzare le regioni che si stendono tra un capolavoro e una porcheria. Forspoken è un gioco che avrebbe dovuto sorprendere, essere accolto con una possibilità di amore invece di essere marchiato per lo più con un’inspiegabile lettera scarlatta.

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