DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - IL VIAGGIO STEINBECKIANO E POST-ROMERIANO DEL VIDEOGIOCO DI CULTO "THE LAST OF US" DIVENTA UNA SERIE HBO IN ONDA DA OGGI SU SKY, DELLA QUALE ABBIAMO VISTO IN ANTEPRIMA TUTTE LE NOVE PUNTATE. GRANDE TELEVISIONE CHE RESTITUISCE LE TRAGEDIE APOCALITTICHE E L’INTIMISMO DELL’ORIGINALE, COSÌ COME LA CRUDELE POTENZA NATURALISTICA DEI SUOI PANORAMI. STRAORDINARI GLI INTERPRETI… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

 

pedro pascal bella ramsey the last of us pedro pascal bella ramsey the last of us

Per innumerevoli volte, dal giugno del 2013, ho compiuto il viaggio da Boston a Salt Lake City nei corpi numerici di Ellie e Joel. Prima sulla PlayStation 3, poi sulla quarta console di Sony e infine, durante lo scorso tardo agosto, sulla quinta. Adesso, messa da parte ogni interazione che non sia quella degli occhi e del cervello con l’immagine, sono tornato a viaggiare con la coppia di Naugthy Dog  attraverso un’America questa volta televisiva filmata per la serie di HBO ispirata al videogioco, cominciata oggi anche in Italia su Sky, una puntata a settimana.

pedro pascal the last of us pedro pascal the last of us

 

Ho avuto la possibilità di vedere già tutti gli episodi in un maratona dello sguardo di oltre nove ore che avrei pensato più dilatata nel tempo ma che si è consumata nell’arco di ventiquattro, poiché malgrado conoscessi già la storia e i personaggi di questa epopea post-apocalittica, micotica e intimista sono stato avvinto dal suo svolgimento, rivelatosi un esempio di grande televisione e talvolta, quando il tempo si dilata in lunghe camminate panoramiche e dialettiche, persino di cinema; sebbene ci sia più “cinema” nel videogioco di The Last of Us.

 

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Non è con un intento negativo che scrivo di The Last of Us considerandolo TV, perché questo appunto pensato per esprimersi al meglio su uno schermo che non sia quello del cinematografo e attraverso la serializzazione, d’altronde anche l’Odissea di Rossi/Schivazzappa/Bava è televisione o il Pinocchio di Comencini o le prime due stagioni di Twin Peaks (la terza no, è un film di 20 ore) e sono tele-potentissime, una tele-potenza che anche le nove puntate scritte da Graig Mazin e Neil Druckmann mantengono, annullando le regole e i luoghi comuni delle opere sugli infetti post-romeriane, così come lo fece il videogioco allora. 

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Forse la prima puntata, dalla seconda metà in poi, risulta più convenzionale sebbene affascinante, considerata la sua qualità introduttiva; poi episodio dopo episodio si verifica un crescendo continuo che esplode in diversi climax per rimontare sempre, fino allo sconvolgente finale.

 

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Quindi se avete amato il videogioco vedete la serie senza indugio e non vi importi nulla se il contagio del cordyceps (il fungo responsabile dell’infezione) avviene tramite dei viticci rampicanti e non con le spore, perché è una cosa che ha deciso lo stesso Druckmann che è autore del videogioco e funziona bene. E se non avete mai giocato The Last of Us, ma apprezzate un tipo di horror quasi steinbeckiano con una grande storia, vedete questa serie perché vi appassionerà, sbalordirà e commuoverà.

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STRAORDINARI CORPI D’ATTORI

Mi hanno sempre irritato le polemiche mai sopite, per lo più stolte, sulla discutibile non somiglianza di Bella Ramsey con il personaggio dell’adolescente Ellie, come se avessero dovuto sostituirla con una “cosplayer” o con una sosia della controparte elettronica. Bella Ramsey, già vista nel Trono di Spade e doppiatrice del notevole cartone Hilda, è brava in una maniera sbalorditiva, totalmente dentro il personaggio tanto da sovrapporsi subito all’originale videoludico.

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Tocca invece a Pedro Pascal interpretare Joel e anch’egli svolge un lavoro eccellente, manifestando con stile e convinzione le oscurità e le luci di un personaggio devastato e devastante. The Last of Us è soprattutto la storia dell’amicizia e infine di un affetto che cresce fino a diventare quello che c’è tra un padre e una figlia, raccontato attraverso passaggi traumatici e struggenti, solo raramente buffi e teneri. Tuttavia tutto il cast sembra credere alla produzione, non appare mai spaesato o svogliato (come il cast del brutto Rings of Power, tranne l’elfo Arondir) ma convinto e partecipe.

 

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Ero scettico sull’attrice che interpreta Sarah, la figlia di Joel durante il tragico preludio, perché dalle fotografie diffuse mi sembrò troppo adulta e dall’espressione cupa. Mi sbagliavo, Nico Parker restituisce tutta la dolcezza e la paura di Sarah, inoltre se nel videogioco si manifesta una forte empatia con la ragazza perché la si controlla per un breve, indimenticato segmento, nella serie invece la macchina da presa la segue a lungo durante l’arco della giornata, alimentando così una simile affezione.

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Sempre favolosa come in Fringe e Mindhunters è Anna Torv nel ruolo di Tess ma meritano una citazione speciale Nick Offerman e Murray Bartlett nei ruoli di Bill e Frank, protagonisti nella terza puntata di una bellissima storia d’amore straziante e lirica, una narrazione che muta quella più amara del videogioco con una poetica efficacia.

Orripilanti su diversi livelli di raccapriccio fungoso sono gli infetti, mai troppo presenti e neppure troppo poco, spaventosi.

 

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GLI ULTIMI DI NOI

Alle immagini evocative di una natura crudele e magnifica che si impadronisce di nuovo dello spazio sottrattole e al dramma contribuisce la musica di Gustavo Santaolalla, già autore della colonna sonora del videogioco, ma ci sono anche canzoni usate con effetto sorprendente, non solo Alone and Forsaken di Hank Williams.

 

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La storia e il suo messaggio sono comunque pressoché identici al videogame e c’è persino l’espansione Left Behind (con tanto di scena di gioco “arcade” che questa volta vedremo e non immagineremo, ma non rivelo il titolo), così che si può considerare l’operazione di HBO un adattamento fedele e attento malgrado la temuta, almeno nei commenti in rete, assenza delle spore, ribadisco, non ve ne importerà nulla.

 

the last of us remake 5 the last of us remake 5

Con Detective Pikachu e Final Fantasy VII Advent Children, The Last of Us è senza dubbio tra i più convinti e riusciti adattamenti di un videogame, un racconto di parole e immagini che si sovraimprime senza mai essere sovrastato alle visioni e ai ricordi del gioco da cui è tratto, allacciandosi alla memoria permanente di un’interattività ludica ed emotiva. Non resta che aspettare, adesso davvero con trepidazione e tanta angoscia (almeno chi già conosce la sua storia), The Last of Us Parte II, nella speranza della stessa qualità.

 

 

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