badoglio roma sotto il giogo nazista

“QUANDO BISOGNAVA DECIDERE SE OPPORSI ALL’OCCUPAZIONE NAZISTA BADOGLIO DORMIVA” – IN UN LIBRO LA VICENDA DEI MESI TERRIBILI DELL’OCCUPAZIONE TEDESCA DI ROMA: LA PRESENTAZIONE ALL’ANIENE CON MALAGO’ E MONTEZEMOLO (CHE HA RICORDATO LE GESTA DI SUO ZIO “MORTO DA EROE ALLE FOSSE ARDEATINE”) – IL PENSIERO DI GIANNI LETTA (CHE NON ERA PRESENTE) SUL LIBRO E LA FORZA DEI ROMANI CHE “CONSERVANO SEMPRE UNA USCITA DI SICUREZZA RISPETTO AL TOTALITARISMO DI QUALSIASI POTERE”

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Da www.ccaniene.com

 

intervento di luca cordero di montezemolo foto di bacco

Una serata speciale, densa di emozioni. Il libro di Enzo Bernardini ed Emanuele Stolfi, “Roma sotto il giogo nazista”, presentato nel Salone del Circolo, ha richiamato una nutrita platea, interessata alle vicende dei mesi terribili dell’occupazione tedesca della Capitale d’Italia. Gli autori hanno avuto un’idea geniale: intervistare i protagonisti. Le parole di questi non sono inventate: raccontano con estrema precisione quello che avvenne.

idris di libia e sergio starace foto di bacco

 

Tra i presenti, con il presidente onorario dell’Aniene, Giovanni Malagò, che nel suo intervento ha ricordato come fosse Roma allora, l’avvocato Luca Montezemolo che non solo ha elogiato il libro che, a suo avviso, «ha tre grandi meriti, con Roma che ha mostrato una grande resistenza», ma che ha ricordato le gesta di suo zio, il colonnello Montezemolo che aveva assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore del Corpo d’armata. «Mio zio è morto da eroe – ha dichiarato Luca – e dopo la prigionia in via Tasso è stato ucciso alle Fosse Ardeatine».

aldo cazzullo foto di baccogiovanni malagò foto di bacco

 

Pubblichiamo l’intervento di Gianni Letta che, impossibilitato ad essere presente, non ha fatto mancare il suo pensiero sul libro.

 

«Comincio con il dar ragione ad Aldo Cazzullo che nella prefazione definisce il libro “Bellissimo” e ne augura la diffusione nelle scuole.

Il libro ha per sottotitolo “Interviste immaginarie a protagonisti (veri) di un’epopea”, ma non sono interviste immaginose o fantasiose, sono un espediente narrativo che non sposta nel romanzesco le vicende ma le rende drammatiche, usando i modi di esprimersi e gli elementi fattuali rigorosamente attinti da libri e memorie verificate.

 

giovanni malagò carlo santi foto di bacco

Per questo ha ragione Cazzullo in entrambe le sue valutazioni. È bellissimo: lo è anche dal punto di vista letterario e della validità storica, perché non c’è una sola pagina di questo volume che non abbia solide fonti. È adatto alle scuole, sin dalle medie inferiori oso dire io, perché è insieme sintetico, ma non ha nulla dell’angustia espressiva di un riassunto o della prosaicità di un bigino.

Introduce in un dramma.

E quali sono le caratteristiche di questo dramma?

 

fabrizio caracciolo isabella gherardi

Roma poteva essere salvata da quello che gli autori definiscono con precisione storica e pertinenza linguistica “il giogo nazista”?

La risposta – credo – debba essere di due tipi. Una filosofica, l’altra storica, basata sugli elementi che con grande cura Bernardini e Stolfi espongono con la voce dei protagonisti.

ettore viola con enrico vanzina foto di bacco

Dal punto di vista filosofico e morale la risposta deve essere per forza “sì”. Roma poteva e doveva essere preservata da questo giogo. Non esiste fatalità nella storia, non ci sono destini inesorabili come nelle tragedie greche. E l’evidenza morale di come gli occupanti nazisti avrebbero esercitato il loro dominio dice che era un dovere di chiunque avesse responsabilità evitare lo scempio della libertà e la razionalmente non solo prevedibile ma sicura deportazione degli ebrei. Da un punto di vista storico, la risposta è terribile ma inevitabile. Il disfacimento morale, la tempra furbastra della classe dirigente fascista, la inadeguatezza della monarchia e delle alte gerarchie militari non lascia adito a dubbi.

Si ripetesse mille volte una situazione simile, sarebbe finita così.

 

luca cordero di montezemolo foto di bacco (2)

Il pressappochismo narcisistico e vile dei protagonisti viene fuori in pieno. Emerge anche un’altra evidenza: agli alleati non importava gran che di preservare Roma. Giustamente non si fidavano di coloro che fino a poco prima erano stati nemici poco inclini alle considerazioni umanitarie, e fornirono a Badoglio e ai generali indicazioni generiche della volontà di salvare Roma, più che altro – ritengo – per fornire un alibi morale a costoro, i quali nel momento della prova esibirono un istinto alla loro propria sopravvivenza più che onore patrio.

ettore viola foto di bacco

 

Emerge una cosa importantissima da questo libro. La domanda è quella che pone Ernesto Galli della Loggia. L’8 settembre che ebbe come esito il “Tutti a casa” dell’indimenticato film – come scrivono gli Autori – di Luigi Comencini (1969) e il giogo nazista su Roma è la data definitiva della “morte della patria”?

luca cordero di montezemolo foto di bacco (3)

Su questo il dibattito non si è mai interrotto, e non intendo certo risolverlo io in due battute. Ma questo volume fornisce elementi per non confondere lo “Stato in frantumi” con la distruzione del tessuto umano e sociale che è quello che alla fine costituisce la patria.

 

“Stato in frantumi” è la definizione fornita da Bernardini e Stolti. Non sono solo le istituzioni a liquefarsi, ma esse semmai si polverizzano per la decomposizione vergognosa, prima spirituale e subito dopo operativa, delle autorità statali. Dalla monarchia fino al governo. Emblematica è la frase che il libro riferisce.

enzo bernardini emanuele stolfi foto di bacco (2)

Nel momento decisivo, in cui bisognava decidere se opporsi all’occupazione manu militari da parte delle truppe naziste, «Badoglio dormiva» (pag. 43, testimonianza del generale Roatta, capo di stato maggiore dell’esercito) e aveva dato ordine di non essere svegliato prima delle cinque per poi darsi più comodamente alla fuga.

Se si dorme in quelle ore, e i subordinati d’alto grado non osano svegliare il capo, vuol dire che si è morti. Ma il sentimento di appartenenza del popolo, l’ethos della nazione non è andato in frantumi, non morì in quei frangenti.

 

luca cordero di montezemolo foto di bacco (4)

Parlo proprio del popolo romano. Fu sommerso dalle rovine dello Stato, fu calpestato dai nazifascisti, non si manifestò in una insurrezione popolare come a Napoli e come nelle città del Nord, ma, pur nella reazione lenta che l’intorpidimento della coscienza di vent’anni di fascismo ahimè condiviso aveva infuso negli animi.

 

libro presentato

Tuttavia dentro questa apparente indifferenza vibrava una fiammella di memoria, i romani esercitarono la loro virtù drammaticamente ironica di non credere mai che la storia sia finita, misero in campo la loro arte di preservarsi dall’assimilazione con il nemico occupante, resistettero e mai dettero modo che si sarebbero conformati alla maniera di essere e di intendere la vita degli occupanti e dei capi fascisti. E questa ironia spesso amara, mai superficiale, ha preservato e preserva questo popolo – almeno in quei frangenti – dal seppellire l’idea e la fede nella patria.

C’è una frase molto illuminante che nel libro il feldmaresciallo Kesselring pronuncia: «Tutte le volte, che nel corso della guerra mi trovai a passare per Roma, feci sempre una medesima considerazione: la città, il ritmo di vita dei suoi abitanti, davano chiaramente a vedere che non era diffusa, tra la popolazione, l’idea che l’Italia fascista fosse, assieme ai suoi alleati, coinvolta in una “guerra totale”» (pag. 60).

paolo bulgari foto di bacco

Questa è la forza dei romani. Conservano sempre una via di fuga interiore, una uscita di sicurezza, per usare un’espressione di Ignazio Silone, rispetto al totalitarismo di qualsiasi potere.

Per dir questo carattere pigro dei romani che diventa capacità di resistenza alla seduzione gli autori fanno pronunciare a Sandro Pertini il giudizio di Giorgio Amendola: «La grande maggioranza della popolazione era attesista (scrive proprio così: attesista), decisa a lasciar passare le settimane e i mesi in attesa degli Alleati senza farsi trascinare in faccende rischiose.

 

enzo bernardini emanuele stolfi foto di bacco (1)

Perciò nessuno parlava e tutti, tranne qualche spregevole eccezione, si facevano i fatti propri. Se poi nasceva il problema di aiutare un italiano, un patriota, un soldato a nascondersi per sfuggire alla persecuzione e all’arresto, non si tiravano indietro, e molti cittadini romani furono trascinati così, senza averlo deciso deliberatamente, nel vortice della lotta clandestina» (pag. 82).

 

Lotta clandestina! Prima di entrare in questo capitolo non posso non constatare come sia dedicato nel libro, e andrebbe ricordato di più, il sacrificio dei carabinieri, disarmati e deportati nell’ottobre del 1943. C’è una parte dello Stato allora che resistette, e non proprio una parte marginale. Ed è su queste basi che si ricostituirà l’ossatura di una sicurezza fondata su valori democratici assai presto, e ancora a guerra in corso.

 

maria e rosanna foto di bacco

A proposito di lotta clandestina, e delle due anime che ne costituivano il nerbo, gli autori affrontano la questione che divide ancora oggi: l’atto di guerra (come l’ha definito la Cassazione nel 2001) di via Rosella e la atroce rappresaglia delle Fosse Ardeatine.

Quell’atto di guerra voluto ed eseguito senza informare il comitato di liberazione nazionale e condotto dai comunisti in particolare del Gap, gruppi armati patriottici, resta controverso. Gli autori usano le parole del socialista prof. Giuliano Vassalli per contestare ai comunisti l’intenzione attraverso simili atti di prendersi l’egemonia della resistenza e quindi del futuro del paese.

 

raimonda lanza di trabia foto di bacco

Cazzullo cita Giorgio Bocca, il quale giustifica e spiega: «In realtà, e i comunisti lo sanno bene, il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglia per scavare il fosso dell’odio. È una pedagogia impietosa, una lezione feroce» (pag. 12). Ma forse aveva ragione Vassalli. Non era un prezzo per la vittoria (infatti ormai gli alleati stavano per arrivare, anche se in quel momento “spiaggiati” ad Anzio) ma per la “loro” preminenza, loro dei comunisti. E poi questa idea di essere sopra quanto a coscienza e a moralità al popolo, che ha bisogno della pedagogia delle rappresaglie, non so quanto sia morale e giusta.

 

Non pretendo di aprire un dibattito su questo, non ho le armi dello storico. Ma sono circostanze che fanno pensare.

Un altro capitolo è da considerare per analizzare la capacità di resistenza del popolo romano. La presenza del papato a Roma come surrogato della presenza dell’autorità civile italiana.

 

enrico vanzina foto di bacco

E non solo del papato genericamente inteso, ma proprio della persona di Pio XII, in quei frangenti sostenuto da monsignor Montini. Due volte nel libro è scritto a proposito di Papa Pacelli che fu davvero, secondo Roosevelt, “Difensor civitatis” (pag. 93).

E credo che il tempo e la possibilità di attingere gli archivi vaticani come promesso da papa Francesco sempre più metterà in luce questo fatto, rischiarato proprio di recente in un convegno tenutosi alla casa generalizia dei gesuiti.

emanuele stolfi e michele baldi foto di bacco

I suoi sforzi per difendere Roma furono premiati, allorquando il 4 giugno 1944 le forze tedesche si allontanavano dalla città senza mettere in atto i propositi di distruzione che avevano manifestato.

 

Nei giorni seguenti, il popolo romano, senza alcuna distinzione di ceto e di idea politica, si riversò, più volte, in massa in Piazza San Pietro per esprimere tutta la sua gratitudine per colui che acclamava come Padre e Defensor civitatis, Difensore della città».

video proiettati (2)video proiettati (1)

Gianni Letta

gianni letta con la moglie maddalenaluca cordero di montezemolo foto di bacco (1)andrea margelletti foto di baccoandrea margelletti enzo bernardini foto di baccoandrea margelletti libera cesino foto di baccoemanuele stolfi con la moglie gioiacarlo corsi goffredo mencagli foto di baccoluca cordero di monezemolo emanuele stolfi foto di baccoinvitatirelatori

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…