LA P2 DELL’ULTIMA SPIAGGIA DI CAPALBIO CELEBRA IL LIBRO DEL DILETTO ASOR ROSA - DA MILANO SI SCAPICOLLA L’ECO SBARBATO MA PETRUCCIOLI SI APPISOLA LO STESSO - PRESENTE ANCHE LA NEW ENTRY VACANZIERA DELLA PICCOLA ATENE: EU-GENIO SCALFARI

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  • Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo

    Alle agenzie non risulta che ieri sera Tullio De Mauro, uno sbarbato Umberto Eco e Paolo Mauri abbiano bacchettato Alberto Asor Rosa per aver confuso Curzio Malaparte con Curzio Maltese nella \"Storia europea della letteratura italiana\", che il noto critico e professore universitario ha scritto per Einaudi.

    ALBERTOALBERTO ASOR ROSA MELANIA MAZZUCCO - Copyright Pizzi

    Alla presentazione dei tre corposi volumi avvenuta alla Sala Bernini della Residenza di Ripetta, è accorso il gotha dell\'intellighenzia \"de sinistra\", la Piccola Atene di Capalbio al gran completo, a cominciare da Eu-Genio Scalfari, Melania Mazzucco, Furio Colombo e Alice Oxman, Claudio Petruccioli, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Serena Rossetti, Fabiano e Lilli Fabiani, Gianni Borgna, Nello Ajello, Ugo Gregoretti, Vincenzo Cerami e il figlio di Eco, Stefano.

    A massacrare l\'opera di Asor Rosa, ci ha pensato il non-invitato Ruggero Guarini, interpellato dal Velino.

    ASOR ROSA CANCELLA SILONE, CALASSO E BAZLEN...
    (Velino) - Quando IL VELINO lo aveva interpellato per chiedergli un commento sul refuso che nella sua \"Storia europea della letteratura italiana\" (Einaudi, 2009) attribuiva romanzi quali \"Kaputt\" e \"La pelle\" al giornalista di Repubblica Curzio Maltese anziche\' a Curzio Malaparte, Alberto Asor Rosa aveva risposto sardonico, quasi beffardo: \"Se su 2100 pagine, e io lo escludo per forza di cose, ci fosse solo questo errore di stampa, mi riterrei piu\' che soddisfatto. Mi aspetto piuttosto che mi ritelefoniate quando trovate il secondo, cosi\' mi aiutate per la prossima edizione\".

    ALBERTOALBERTO ASOR ROSA MELANIA MAZZUCCO - Copyright Pizzi

    Ma al di la\' delle mere sviste tipografiche, nell\'ultimo lavoro del celebre critico emergono omissioni che paiono incredibili per un\'opera che punta ad analizzare il rapporto della letteratura nazionale col contesto culturale e internazionale. A cominciare da quello che a suo tempo fu uno dei piu\' noti autori italiani all\'estero: Ignazio Silone.

    Il quale, bonta\' sua, nell\'opera di Asor Rosa, non e\' mai menzionato. Un paradosso, secondo il responsabile del VELINO CULTURA Ruggero Guarini: \"Se c\'e\' stato uno scrittore italiano che ha avuto maggiore fama in Europa nel \'900 e\' stato proprio lui, insieme a Carlo Levi. Questo perche\' romanzi come \'Fontamara\' e \'Pane e vino\' durante il fascismo riscossero un successo enormi, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Verrebbe da pensare che alla radice di questa \'dimenticanza\' ci sia un odio politico, ovvero il fatto che Silone fu il primo comunista dissidente nella storia del Pci. Oppure - prosegue Guarini - perche\' per aiutare il fratello perseguitato in Italia e\' stato dimostrato che aveva strani rapporti col capo della polizia fascista, tanto da far insinuare che fosse un informatore dell\'Ovra\".

    Ma non e\' stato solo il romanziere abruzzese a essere stato \"dimenticato\". Stessa sorte e\' toccata infatti anche all\'altro intellettuale \"non organico\" con cui Silone fondo\' la rivista Tempo presente, Nicola Chiaromonte. \"In un\'opera che non intende esaurirsi in un esame della storia letteraria del \'900 strictu sensu, ma vuole spaziare anche nel campo ampio dei rapporti fra letteratura e societa\' o fra cultura e politica, non si capisce come possa essere stata dimenticata una figura del genere - sottolinea Guarini -.

    BOTTABOTTA DI SONNO - Copyright Pizzi

    E per quale ragione, poi, visto che Togliatti e\' citato 27 volte per l\'innegabile contributo che diede al dibattito letterario del dopoguerra. D\'altronde, proprio a testimonianza dell\'interesse non prettamente letterario dell\'opera di Asor Rosa, a Franco Fortini sono dedicate piu\' pagine che a Elsa Morante o a Guido Ceronetti\".

    Ma l\'oblio pare aver colpito anche due animatori culturali che hanno legato il loro nome alla casa editrice Adelphi: il direttore editoriale Umberto Calasso e il suo \"inventore\" Roberto Bazlen, che per anni ha rivestito il ruolo di consigliere delle maggiori realta\' editoriali d\'Italia, in particolar modo Einaudi e Feltrinelli.

    CLAUDIOCLAUDIO PETRUCCIOLI UMBERTO ECO - Copyright Pizzi

    \"Calasso lo si puo\' odiare, tant\'e\' vero che molti lo detestano, ma non si puo\' dimenticare che fu quello che ha contribuito di piu\' a rinnovare l\'editoria in questo Paese - argomenta Guarini -. Adelphi ha sdoganato Nietzsche, la letteratura austro-ungarica di fine \'800 e del primo \'900 e se non ci fosse stata, avremmo continuato a \'mangiare\' De Sanctis, Croce e Gramsci a colazione, pranzo e cena. Forse le si rimprovera il fatto di essere stata la prima casa editrice con un orientamento anti-storicista e un gusto letterario che nulla aveva a che fare con le fisime marxiste sul neorealismo\". Ragioni che inducono Guarini ad avvalorare due possibili ipotesi alla base di tali dimenticanze di Asor Rosa: \"astio o ottusita\'\".

    E per fare un parallelo, cita il caso de \"La distruzione della ragione\" di Gyorgy Lukacs, che nonostante una \"faziosita\' estrema\", \"respinge ma non cancella\" le famiglie filosofiche e letterarie accusate di irrazionalismo. Col risultato che anche nel caso in cui si rifiutino le conclusioni cui giunge il filosofo ungherese, \"e\' possibile apprezzarne per l\'impianto complessivo\". Al contrario di quanto accade con l\'ex critico operaista: \"Tutti gli orientamenti sono legittimi ed e\' consentito considerare funesta l\'influenza di autori come Silone in letteratura o Calasso e Bazlen nell\'editoria e nella saggistica. Ma e\' impossibile non citarli, altrimenti si finisce per dare un giudizio pavido senza avere il coraggio di estrinsecarlo.

    Insomma - conclude Guarini - bisogna dimostrarsi all\'altezza dei propri disgusti: enunciandoli, discutendoli e illustrandoli\".

     

     

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