1. CON LA SCOMPARSA DI ANGELONE RIZZOLI UN’EPOCA E’ COMPLETAMENTE OBLITERATA 2. BASTA SBIRCIARE CHI HA PARTECIPATO AL FUNERALE: DA BERLUSCONI A CONFALONIERI, DA CIARRAPICO A GIANNI LETTA, DA OTTAVIANO DEL TURCO A BOBO E STEFANIA CRAXI, DAL VESCOVO RINO FISICHELLA A RENATA POLVERINI, DA CARFAGNA A GASPARRI 3. IL CAVALIERE, PENSANDO ALLA SUA VIA CRUCIS GIUDIZIARIA, “ERA UNA PERSONA BUONA, UNA PERSONA GIUSTA CONTRO CUI CI SONO STATI TROPPI ACCANIMENTI E INGIUSTIZIE" 4. FELTRI: “QUEST’UOMO È STATO LETTERALMENTE AMMAZZATO DA UNA GIUSTIZIA CHE AGIRÀ LEGALMENTE, FORSE, MA È CIECA, SORDA E INSENSIBILE A TUTTO TRANNE CHE ALLE LUCI DELLA RIBALTA: SE SI TRATTA DI FARSI PUBBLICITÀ, SI SCATENA E NON SI FERMA PIÙ”

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia


1. FUNERALI DI ANGELO RIZZOLI A ROMA

ANSA - Molti politici di primo piano questa mattina nella chiesa di Sant'Eugenio a Roma per dare l'addio ad Angelo Rizzoli. In prima fila anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, seduto accanto a Fedele Confalonieri e Renata Polverini. Angelo Rizzoli, ex produttore cinematografico, è scomparso all'età di 70 anni, dopo una lunga malattia. "Un grande dolore", ha commentato la moglie Melania De Nichilo. Presente con il figlio Andrea anche Eleonora Giorgi, prima moglie di Rizzoli, che sfuggendo ai microfoni dei giornalisti ha dichiarato con voce spezzata di provare immenso dolore.

Durante la cerimonia Rizzoli è stato ricordato per la sua "forza morale" con la quale ha affrontato non solo la malattia ma anche le vicende giudiziarie. Alle esequie hanno partecipato parlamentari, personaggi dello spettacolo e del giornalismo. Tra i politici Gianni Letta, Renato Brunetta, Annamaria Bernini, Gianfranco Rotondi, Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna. Tra i volti noti dello spettacolo Mara Venier, che ha ricordato l'amico scomparso raccontando che fu proprio lui a presentarle il marito. Presenti alle esequie anche Giancarlo Leone, Bruno Vespa, Enrico Mentana, Giuliano Ferrara, Vittorio Feltri, Ottaviano del Turco e l'avvocato Franco Coppi.

2. MORTE RIZZOLI: BERLUSCONI, CONTRO DI LUI TROPPE INGIUSTIZIE
(ANSA) - "Era una persona buona, una persona giusta contro cui ci sono stati troppi accanimenti e ingiustizie". Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ricorda la figura di Angelo Rizzoli al termine dei funerali dell'ex produttore cinematografico ed editore nella chiesa Sant'Eugenio di piazza delle Belle Arti a Roma.


3. UN UOMO UCCISO DALLA GIUSTIZIA
Vittorio Feltri per "Il Giornale"

Sono rimasto senza parole e mi vengono in mente soltanto parolacce per commentare il modo in cui hanno condannato a morire Angelo Rizzoli, nipote e omonimo del fondatore della grande casa editrice milanese cui si devono, fra l'altro, la stampa dell'Enciclopedia Treccani e, per un periodo non lungo, la proprietà del Corriere della Sera, fonte di guai non soltanto finanziari per la famiglia.

La storia tribolata di Angelo Rizzoli è stata raccontata mille volte e a rileggerla vengono i brividi, ma ancora più raggelante è l'epilogo. Quest'uomo è stato letteralmente ammazzato da una giustizia che agirà legalmente, forse, ma è cieca, sorda e insensibile a tutto tranne che alle luci della ribalta: se si tratta di farsi pubblicità, si scatena e non si ferma più.

L'editore, che conobbe il carcere negli anni Ottanta e a distanza di lustri venne assolto, fu nuovamente arrestato il 14 febbraio scorso: bancarotta fraudolenta. Il provvedimento adottato dalla Procura di Roma aveva un nome gentile: custodia cautelare. Ma si trattava di una porcheria, specialmente in questo caso, poiché il detenuto era già praticamente semiparalizzato e impossibilitato a fuggire.

Quella mattina le forze dell'ordine irruppero in casa sua e gli notificarono la privazione della libertà: in galera. Qui gli tolsero persino il bastone, senza il quale non era in grado di camminare. Dinanzi all'evidenza, bontà loro, le autorità - dopo averlo tenuto una giornata tra color che son sospesi - lo fecero tradurre all'ospedale Pertini. Che non è una prigione, peggio: tanto per capirci, la deliziosa struttura dove morì Stefano Cucchi nella maniera che sappiamo.

Da notare che il presunto criminale, oltre ad avere 70 anni, era portatore di qualsiasi malattia (esclusi l'alluce valgo e il ginocchio della lavandaia), tra cui ildiabete, l'insufficienza renale, i disturbi cardiaci, l'ipertensione e la sclerosi multipla che lo accompagnava dalla giovane età, pregiudicando le sue facoltà motorie.

Non bastasse questo quadro patologico, egli fu visitato dal medico e il referto certificò la compatibilità del paziente con la vita carceraria. Da restare basiti: a occhio nudo anche un infermiere alle prime armi avrebbe capito che quel signore non era debilitato bensì distrutto e bisognoso di accurata e continua assistenza, incapace perfino di recarsi in bagno se non con l'aiuto di qualcuno.

Niente da fare. La burocrazia giudiziaria e il suo apparato cinico deliberarono, anzi sentenziarono, che degli arresti domiciliari non se ne parlava neanche. Questo perché la moglie, pur non avendo da medico e parlamentare (ovviamente del Pdl) mai messo becco nelle aziende del marito, era stata coinvolta quale correa - poi prosciolta nell'inchiesta.

Cosicché i due coniugi non erano autorizzati a convivere sotto lo stesso tetto: c'era il sospetto che ordissero chissà quali altri piani criminosi. Una situazione surreale, assurda, che impedì alla signora per settimane di avere colloqui con il coniuge. Il quale per quattro mesi e mezzo fu inchiodato al letto. Gli era vietato di fare qualsiasi cosa che non fosse dormire.

Una chicca: durante l'intero periodo di detenzione al Pertini, egli fu interrogato in una sola cir­costanza e per 20 minuti. Se qualcuno mi spiega il senso di un simile trattamento crudele nei confronti di una persona accusata - non colpevole- di un reato finanziario, gli offro un premio in denaro da quantificarsi.

Quando in giugno Angelo ottenne la "grazia" dei domiciliari, era un ectoplasma che trascorreva il dì passando dal materasso alla poltrona e viceversa. Le sue forze, già ridotte al lumicino, diminuirono ulteriormente. È naturale. Un fisico debilitato,se obbligato all'immobilità, perde via via anche le energie residuali.

In estate (inoltrata), il miracolo: libertà provvisoria. Talmente provvisoria da non essere più stata goduta da Rizzoli, ormai inabile alla deambulazione. Raramente i familiari lo convincevano la domenica a recarsi con vari sostegni in trattoria, così, tanto perché non si sentisse isolato dal consorzio civile.

Chiaro: conciato com'era, con tutti i valori sballati evidenziati dagli esami di laboratorio, le sue aspettative di vita erano quelle che erano: vicine allo zero. Probabilmente, lui se ne rendeva conto, ma era sorretto dalla volontà di dimostrare la propria innocenza e non ha mai smesso di lottare, sempre alle prese con avvocati e commercialisti.

Da sottolineare che per distruggerlo non soltanto fisicamente (con il carcere), ma anche moralmente, le toghe gli ave­ano sequestrato ogni bene, inclusa la casa d'abitazione, i mobili di pregio, i tappeti, i quadri, l'argenteria, i depositi bancari eccetera.Se la presente non fosse la descrizione fedele di una vicenda vera ma la sceneggiatura di un brutto film, ci sembrerebbe indegna di essere trasformata in pellicola. Quando si dice che la realtà supera la fantasia non si sbaglia. Qua ci sono le prove.

Nonostante un temperamento d'acciaio, una settimana fa Rizzoli è crollato: un dolore opprimente alla gola e al petto; subito il ricovero d'urgenza al Gemelli. Sarebbe stato indispensabile ricorrere ai bypass perché le coronarie erano otturate. Ma come si fa a operare un individuo col diabete e l'insufficienza renale, più la solita polmonite che di norma sopraggiunge nei cardiopatici, e per sovrammercato quotidianamente dializzato e intubato per compensare la respirazione difficoltosa?

Non so se per chi soffra la morte sia un sollievo. Ma so che Angelo non era in condizioni di sopportare altre torture in aggiunta a quelle patite dalla cosiddetta giustizia. La sfortuna, e non soltanto quella, si è accanita su di lui con una ferocia senza pari. La famiglia Rizzoli in 40 anni è stata asfaltata, saccheggiata, perseguitata.

A differenza di tanti imprenditori che ne hanno combinate di ogni colore, cavandosela sempre con pene miti o nessuna pena, e soprattutto conservando il patrimonio e la pelle, i discendenti del vecchio genio (da martinitt a proprietario di un co­losso) sono stati massacrati. È proprio vero che se il destino decide di pugnalarti alla schiena, il vento ti porta via il mantello per agevolare il colpo della lama. La morte di Angelo non peserà però sulla coscienza di coloro che l'hanno provocata: dubito che ce l'abbiano, una coscienza.

 

 

Vittorio Feltri Vescovo Rino Fisichella Ugo Brachetti Peretti Stefania Prestigiacomo Stefania Prestigiacomo AnnaMaria Rizzoli Stefania Craxi Silvio Berlusconi MELANIA E ANGELO RIZZOLI ANGELO RIZZOLI E MAURIZIO COSTANZO E BRUNO TASSAN DIN Silvio Berlusconi Robilotta e Franco Ciarrapico Silvio Berlusconi

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)