Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
DAGOREPORT
E tre! Dopo l\'attovagliamento imperiale con Draghi e Berlusconi, Casini e Geronzi, e la serata B di mercoledì, siamo atterrati alla parola fine delle celebrazioni per il mezzo secolo dal primo articolo firmato Bruno Vespa. Pezzo del quotidiano \"Il Tempo\" che brillava ieri sera all\'interno di una cornice, per essere poi cafonalissimamente riprodotto sulla torta dalle dimensioni nuziali.
Lor Signori erano stati così dislocati. Lo staff della Mondadori (Briglia, Montanari, etc), presente anche il vecchio boss Gian Arturo Ferrari, e i parenti e vicini di Bru-neo sul terrazzino superiore della magione di proprietà di santa Propaganda Fide.
Il terrazzone di sotto, che si spara un panorama mozzafiato sulla colonna dell\'Immacolata di piazza Mignanelli e Roma tutta, era appannaggio dei forzaitalioti. In forma smagliata l\'imbrambillata Brambilla scollata con Giorgio Mulé di \"Panorama\", il prevosto Paolino Bonaiuti scortato da Charlotte Rossella, Mimun e Paolo Liguori, il duplex salottista Melania e Angelo Rizzoli, l\'avvocato e senatore Consolo, reduci dalle notti bertinottiane la nasorifatta Simona Signoracci.
RENATO BRUNETTA E LA SUA BARBIE TITTI GIOVANNONI OTTAVIANICaltariccone al fianco dell\'incantevole Malvina, la fanciulla ucraina che ha preso il posto di donna Luisa, con accanto il suo \'portaborse\' preferito: Ale-danno con l\'Isabella. A seguire il politologo di casa Angiolillo Stefano Folli, defilatissimo il postino Sarmi, il direttore del Messaggero Napolitano.
Unici sinistrati, i trans-politici Barbara Palombelli e Francesco Rutelli e Franco Marini con la sua Luisa. In mezzo Biagione Agnes, unico democristianone presente, in memoria di quando la Rai era la Rai.
PAOLO LIQUORI DESCAMISADOL\'ambulante Pizzi ha pizzicato lungo la via Gregoriana Peppe Sottile e Federico Garimberti, \'figlio di\' e giornalista dell\'Ansa che segue Berlusconi, infine la fuga dei vu cumpra preoccupati dalle scorte poliziottesce dei ministri presenti: Sacconi, Frattini, Brunetta. Piuttosto depressi tutti e tre.
Unici momenti \'forti\' della serata: la bombastica visione del figlio di Vespa affacciato alla ringhiera del balcone di casa in perfetta tenuta smutandata. E, per Lor Signori allupati, la visione di Isabella Votino. Gran pezzo di figliola di cui abbiamo rintracciato quanto segue:
NO PHOTOS DICE LA BRAMBILLAISABELLA VOTINO -
Da \"Prima Comunicazione\" Del 1 Settembre 2008.
Già portavoce di Maroni quando lui era capogruppo del Carroccio alla Camera. Allora il duo finì sulle pagine di cronaca per la vicenda Vallettopoli, quando i magistrati ipotizzarono un ricatto a Maroni basato su alcune foto che li ritraevano a cena insieme. Alla festa per il suo ultimo compleanno, nel romano palazzo Ferraioli, ebbe come ospite Silvio Berlusconi: serata storica perché fu in quell\'occasione che il Cavaliere svelò i suoi contatti con alcuni senatori \"scontenti\" del centrosinistra. Raggiungerla al telefono è praticamente impossibile: \"Più che una portavoce è una porta silenzi\" si scherza in transatlantico.
2 - MEGLIO IL SALOTTO DEL SOLITO PALAZZO
Marcello Veneziani per \"il Giornale\"
Signori, armatevi di pugnale e di cuscino, siamo alla guerra del salotto. Ieri la stampa, i gossip e perfino il Transatlantico erano sommersi dalla guerra del salotto e dalle sue trame: i direttori dei più grossi giornali, il premier e i suoi ministri, compreso il povero Tremonti ridotto al panino dall\'esclusione del salotto di Vespa; il sullodato Polpo Bruno che ordisce cene e salotti; e per contorno la censura degli esclusi, l\'omertà degli inclusi, il vituperio degli assenti, il rutto padano di Bossi contro salottieri e salottifici. Il teatrino è al completo.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA MELANIA RIZZOLIIl salotto è visto come il luogo eletto dove i poteri forti si fanno gentili e dove si misura il grado di importanza dei potenti. Una specie di élitometro che svolge funzioni analoghe all\'etilometro: misura il tasso di potere delle élite. La geografia dei salotti ormai è nota e ve la risparmio. Di qui i salotti del potere, di là i salotti radical chic; di qui i pranzi curiali da Santa Madre Vespa, di qua le terrazze rosse degli snob dove svolazzano le toghe nere.
MARICONDA E FIGLIASe vuoi far vergognare un potente o un pezzente, citagli il salotto: il primo si vergognerà di esserci stato, il secondo di non esserci andato. Entrambi tenteranno di negare la presenza o l\'esclusione. Il salotto logora chi non ce l\'ha. Sono curiose e becere le new entry: quando arrivarono i comunisti in salotto, la padrona temeva che sporcassero casa, o i fascisti, e la padrona temeva che pisciassero sul bordo del wc. Interi inserti dei quotidiani spiegavano ieri la storia e la fenomenologia dei salotti e dei salottieri.
LUISA DORAZZI MARINIScienziati del Divano, dietrologi della poltrona, discettavano con pignolo moralismo di questa perdizione oscena che sarebbero i salotti, dove il potere ordisce le sue trame tra un risotto e un dessert. Se posso dire la mia impressione, nutrita di qualche vaga e marginale esperienza diretta, direi l\'opposto: il salotto è il luogo dell\'inconcludenza. Nei salotti non nascono le trame ma abortiscono, i disegni politici finiscono nel punto giorno dei pizzi, si perdono nel ricamo del nulla o finiscono come la polvere e le briciole, sotto i tappeti.
LOTTAVORE DI ROMA FRANCESCOGAETANO CALTAGIRONE E LA SUA GIOVANE FANCIULLANel salotto si coalizzano le antipatie ma si stemperano gli odi, si tramutano le ostilità in pettegolezzi, si esprimono giudizi sommari a ragione mai veduta; si recensiscono opere e biografie senza conoscerle, basta un solo indizio, una battuta, un calzino, una cattiva compagnia.
I giudizi ingrossano lungo la conversazione, uno dice mezza cosa, e tutti ci mettono il carico, fino a che diventa una sentenza scolpita in marmo. Alla fine, nei salotti, non trionfano i potenti ma le signore, a volte i camerieri. La guerra fredda e le alleanze riguardano piuttosto le consorti. I potenti, come bambinoni, palleggiano, ma raramente tirano.
Gigioneggiano o si eclissano, perché se parli poco mostri di contare molto e di sapere tutto. Ma alla fine un piatto di tagliolini o un buco nello stomaco per penuria di portate, si ricordano più del complottone salottiero. Il rango di un salotto, e il suo passaggio alla storia, alla fine è deciso dal menu.
LOTTAVORE DI ROMA FRANCESCOGAETANO CALTAGIRONE E LA SUA GIOVANE FANCIULLANon c\'è nulla di male che i poteri forti a volte mangino insieme una sera a cena; non c\'è nulla di male che si scambino una battuta sul fatto del giorno o dicano una galanteria alla moglie dell\'anfitrione.
Non c\'è nulla di scandaloso se a volte due potenti accennano in salotto a un tema vero, a un\'alleanza o a un\'inimicizia. Democrazia parlamentare non vuol dire che la politica si debba fare sempre e solo nel grigiore delle sedi istituzionali, alla buvette di Montecitorio, negli ottusi stanzoni di Palazzo Chigi; o che so, nelle aule e aulette predisposte, magari con resoconto stenografico.
La politica si può fare al bar, a casa, allo stadio, o a studio, come dicono a Roma, persino in aereo o all\'Ikea. Taluni dicono che la politica riesca particolarmente bene al cesso. Non ci scandalizza che si stabilisca un patto davanti una crostata e perfino davanti a un paio di trionfali tettone.
LOTTAVORE DI ROMA FRANCESCOGAETANO CALTAGIRONE E LA SUA GIOVANE FANCIULLATrovo insopportabili le ironie moralistico-alimentari, tipiche di una società di morti di fame e di sfigati, sulla politica attovagliata che prende le sue decisioni nel magna-magna di un banchetto. Ebbè, che c\'è di male? Non mangiate forse pure voi, tristi giacobini dell\'anoressia giustizialista? Non preferite anche voi parlare e sparlare davanti a un bicchiere di vino e a una scollatura, anziché nello squallore asettico e astemio di un Palazzo?
Che male c\'è se si vedono a cena Casini e Berlusconi, più Draghi Geronzi e il cardinale Bertone? La vicinanza a tavola costituisce già reato e anticamera di golpe? La divisione dei poteri sancita da Montesquieu non vuol dire mica tavoli separati a ristorante... C\'è chi vive all\'ombra dei salotti per deplorarli e chi sogna irruzioni partigiane per processare gli avidi potenti.
LARRIVO DI RENATO BRUNETTAE c\'è chi chiede elezioni anticipate per sostituire degnamente il salotto della Angiolillo, scomparso con la sua Dignitaria e affidato ad interim al Vicario Vespa che organizza cene, consultazioni di governo e fornisce ai commensali pietanze, attestati e loculi nei suoi prossimi libri. Conosco salotti amabili e civettuoli, altri noiosi e paludati, in alcuni si può vivere una sontuosa estraneità, perché ci sono punti di fuga; in altri si è costretti a star dentro il cerchio magico, il circolo vizioso della Chiacchiera. A volte nei salotti si patisce la fame, a volte la fama. C\'è chi sogna di stare al centro della serata, c\'è chi gioca di sponda o si offre come spalla, ninnolo e poggiatesta.
LA FUGA DI GIORGIO MULEC\'è chi, più perverso, è presente ma straniero, o si sente una microspia e un voyeur; c\'è chi accetta di buon grado il ruolo di ornamento, decorazione e fregio. L\'importante è partecipare, per il piacere postumo di dirlo o di tacerlo. Di solito racconta il banchetto chi era marginale e un po\' abusivo; mentre tace chi era centrale e decisivo. I corteggiati tacciono, i cortigiani cicalano. In breve, due palle. È stupido promuovere crociate contro i salotti o brigare per entrarci. Più sano è considerarli quel che sono: serate di routine e di cortese alienazione, in cui si è persa una magnifica occasione per stare con la persona che più si ama, se stessi.