CAFONALINO PALLONARO - “TOTTI, ABBASSACE LO SPREAD” - TWITTER BANDITO AI GIOCATORI CHIACCHIERONI - STRISCIONE AL VELENO CONTRO LA SANTADECHÉ, CHE HA DIFESO SPACCAROTELLA - LA ROMA RISCHIA DI PERDERE ENRIQUE: UNA CLAUSOLA GLI PERMETTE DI LIBERARSI SE A CHIAMARLO È IL BARCELLONA (E GUARDIOLA NON SA SE RESTARE) - INTER-OSPIZIO: MORATTI AL VERDE - NAPOLI, VERO METRO DELLA NOSTRA QUALITÀ ATTUALE…

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1 - «LUIS ENRIQUE, CLAUSOLA PER ANDARE AL BARCELLONA»
http://www.corrieredellosport.it/ - Il legame tra Luis Enrique e il Barcellona è fortissimo. La Roma ha scelto l'allenatore spagnolo proprio perchè incarna in tutto e per tutto le idee e lo spirito del club blaugrana. Questo legame, però, potrebbe mettere a rischio la permanenza di "Lucho" sulla panchina giallorossa. O almeno di questo sono convinti in Spagna. Secondo elEconomista.es, Luis Enrique è uno dei candidati alla panchina del Barcellona se Guardiola decidesse di non rinnovare.

LA CLAUSOLA - I dirigenti sperano che Guardiola si convinca a restare. Ma nel frattempo stanno preparando un piano B. Ernesto Valverde, attuale tecnico dell'Olympiakos, sarebbe la prima opzione. L'alternativa più credibile sarebbe Luis Enrique. Secondo alcune fonti citate da elEconomista.es, nel contratto che l'allenatore ha con la Roma è presente una clausola che gli permette di liberarsi se a chiamarlo è il Barça. In secondo piano si fanno i nomi di Oscar, Wenger, Low e Bielsa.

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2 - ROMA, TWITTER AL BANDO...

Da "Leggo" - «Basta cinguettare a sproposito». La Roma, paladina della comunicazione tramite i social network, stavolta si scaglia contro Twitter (e Facebook). O meglio, contro quei giocatori, come Kjaer, che a volte utilizzano a sproposito mouse e tastiera. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il post pubblicato dal danese sul proprio profilo Twitter lunedì notte, a poche ore dalla sconfitta col Siena. «Mi sento truffato. Il rigore non c'era». Una dichiarazione fuori luogo visto che la Roma non intende in alcun modo parlare degli arbitraggi. Il cinguettio di Kjaer ha scatenato gli sberleffi dei tifosi laziali, le ira del pubblico romanista e il dispiacere dei dirigenti che ieri hanno redarguito il danese.

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Non una censura assoluta verso i social network (utilizzati dalla maggior parte dei giocatori professionisti), ma un invito chiaro a non esagerare. «Simon pensa solo al giudizio di Luis Enrique e intende restare qui a lungo», ha replicato l'agente del danese. Ipotesi difficile. L'altro grande appassionato di computer è Josè Angel che ieri notte su Facebook se l'è presa con il terreno del Franchi: «La squadra ha cercato di adattarsi in maniera migliore al campo di Siena, duro e non favorevole al nostro gioco». La dichiarazione è stata commentata da parecchi tifosi inferociti. «Pensa a giocare, invece di perdere tempo sul computer», è stato il giudizio più edulcorato.

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All'appello degli amanti dei social network non poteva mancare Bojan, altro flop del mercato giallorosso. Lo spagnolo (che vanta 130 mila followers su Twitter) stavolta si è risparmiato l'ennesimo, inutile post, ma in settimana ha ricevuto una bella lavata di testa da Luis Enrique per le troppe uscite notturne. Il Barça ha la possibilità di riscattarlo a fine stagione per 17 milioni (l'obbligo è invece fissato al 2013), ma la Roma si accontenterebbe di rientrare dei 12 milioni spesi 7 mesi fa, magari già nella prossima finestra di mercato. Verrà presentato oggi a Trigoria, invece, Marquinho (altro fan di Twitter). Al suo fianco ci sarà Sabatini. Il ds non ha ancora rinnovato il contratto in scadenza, ma sta già lavorando per il mercato di giugno.

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3 - EUROPA, L'INTER PUÒ FARCELA SE RITROVA IL CUORE
Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"

Ci sono nell'Inter più certezze da escludere che proposte da fare. Sarebbe un errore dare la squadra a Figo perché vorrebbe dire darla in mano ai giocatori. Mentre sono i giocatori quelli che in questo momento rappresentano il lato debole. Sarebbe un errore anche Zenga, aumenterebbe la confusione allontanando la calma che serve a ricominciare. Darebbe al massimo illusioni che non servono. Ranieri non è Cesare ma è un buon generale. Se né lui né Gasperini riescono a dar vita alla squadra, la responsabilità è della squadra e di chi l'ha voluta così.

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L'Inter deve risolvere adesso un problema che da un paio di stagioni affronta in maniera incerta: vuole ancora spendere da Inter? Personalmente non lo considero un dovere, arrivano sempre dei limiti. È un dovere però dirselo chiaramente. Rifondare una squadra con i soldi ha un senso, rispettare un fair play finanziario eventuale ne ha un altro in una squadra che da tempo andava rinnovata. Si è rinnovato in effetti cedendo, ma non acquistando all'altezza. C'è però adesso una domanda ancora più urgente: può una squadra alla deriva in campionato trovare vita in Champions?

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La risposta è sì, ma nella misura in cui l'avversario lo consente. Il Marsiglia è una squadra di mezzo, più fisica che tecnica, sesta in campionato, però quadrata, abbastanza italiana nello sfondo. Non c'è un favorito, i francesi si illudono di avere un avversario ferito quasi come ci illudiamo noi. Ancora una volta toccherà ai giocatori. L'Inter non è più squadra, i suoi attaccanti non rientrano, i centrocampisti sono fermi, i difensori sono vecchi, gli attaccanti non straordinari.

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Pensare che tocchi al tecnico trasformare una coda in un convoglio, vuol dire credere che Mourinho non sia un'eccezione ma la normalità. La differenza non arriverà da un ordine, né da un'idea. Può arrivare da un vecchio orgoglio individuale deciso a vivere una notte di più. Un lampo dentro la routine, il piacere finale di se stessi, nulla di più. Ma può accadere.

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Molto di più il Napoli, forse perfino favorito rispetto al Chelsea. Il Napoli ha un solo gioco, ma quello lo fa a livello europeo. Ha attaccanti di vertice, non difensori. Non abitudine alla qualità degli altri. Forse il Napoli è il vero metro della nostra qualità attuale. È una specie di fase artigianale all'ultima potenza, non una grandissima squadra, ma il massimo della media.

Intanto il Milan dice di poter fare a meno anche di Ibrahimovic. Due partite, sempre in trasferta, due vittorie, 5 gol segnati. È questa straordinaria facilità di battere i piccoli avversari la fase che spazientisce la Juve. Dove la Juve fa fatica, il Milan galoppa. Resta la partita diretta sabato prossimo. Senza Ibrahimovic il Milan darà ancora meno riferimenti a una squadra molto forte e un po' scolastica. Ma gli darà in meno anche una grande presenza sul campo.

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