sergio mattarella giorgia meloni

SE GIORGIA MELONI VUOLE CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE (PER PASSARE UN MODELLO COMPLETAMENTE PROPORZIONALE CON PREMIO DI MAGGIORANZA) DEVE FARE IN FRETTA: ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, CON SEDE A STRASBURGO, PENDE UN RICORSO PROPRIO CONTRO IL ROSATELLUM – LA CORTE POTREBBE STABILIRE CHE UNA RIFORMA ELETTORALE NON PUO’ AVVENIRE NEGLI ULTIMI MESI PRIMA DEL VOTO MA ALMENO UN ANNO PRIMA (DUNQUE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, LA NUOVA LEGGE DEVE ARRIVARE ENTRO L’ESTATE 2026). IN CASO CONTRARIO MATTARELLA POTREBBE NON FIRMARE LA LEGGE ELETTORALE – NON SOLO: LA CORTE STA DISCUTENDO ALTRE DUE PRESUNTE VIOLAZIONI…

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

sergio mattarella giorgia meloni altare della patria 2 giugno 2025

Se Giorgia Meloni vuole cambiare la legge elettorale – e vuole farlo, in senso completamente proporzionale – deve fare in fretta, molto in fretta. Perché, come le hanno spiegato i suoi consiglieri a Palazzo Chigi e come le stanno riportando dal Parlamento, c'è un ostacolo non indifferente sul tragitto della riforma.

 

Dentro Fratelli d'Italia si guarda con timore al Quirinale. Sostengono di avere la certezza che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mostrerebbe una certa contrarietà se lo si dovesse mettere nelle condizioni di firmare la nuova legge elettorale licenziata dalle Camere negli ultimi mesi di legislatura, che avrà il suo termine intorno alla metà del 2027.

giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa

 

Meloni vuole cancellare i collegi uninominali, per evitare che i partiti di opposizione si coalizzino contro la destra, puntando al proporzionale, con premio di maggioranza (in previsione del premierato) e indicazione del candidato premier. In realtà fu proprio l'attuale Capo dello Stato a dare il via libera al Rosatellum – legge oggi in vigore – a fine ottobre 2017, quando poi si andò al voto il 4 marzo del 2018.

 

Ma è nel frattempo intervenuta una circostanza che teoricamente questa volta renderebbe più complicata la firma e che rappresenta il vero motivo dei timori della destra al governo. Alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, pende un ricorso proprio contro il Rosatellum. Ed è questo l'inciampo inatteso che potrebbe far saltare tutto.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Perché uno dei tre motivi del ricorso […] è il mancato rispetto del "principio di stabilità del diritto elettorale", determinato dalle modifiche legislative avvenute pochi mesi prima delle ultime elezioni politiche, nel settembre del 2022. […] La sentenza è attesa ragionevolmente entro l'autunno e potrebbe rispecchiare il parere che nel frattempo, lo scorso dicembre, è arrivato dalla Commissione Venezia, l'organismo consultivo del Consiglio d'Europa riconosciuto come la massima autorità internazionale in materia di diritto elettorale, composta da esperti indipendenti, in maggioranza giudici e professori universitari.

 

PROTESTE DEL M5S CONTRO IL ROSATELLUM

La Commissione a cui si era rivolta la Cedu ha stabilito che «qualsiasi riforma della legislazione elettorale da applicare durante le elezioni dovrebbe avvenire con sufficiente anticipo per consentire ai candidati e agli elettori di comprendere i cambiamenti». Anche perché, sostengono gli esperti, le frequenti riforme «minano la fiducia del pubblico nel sistema elettorale» e vengono percepite come «manipolazione per guadagni politici a breve termine».

 

Si tratta di affermazioni molto vicine alla realtà per stessa affermazione dei partiti di maggioranza. È successo in passato anche nel centrosinistra, e Meloni non nasconde la volontà di fare altrettanto: cambiare la legge per puro calcolo politico. Intende farlo per liberarsi dei collegi uninominali, che potrebbero indurre gli avversari a compattarsi.

Se arriverà la sentenza della Corte europea, il principio di evitare riforme elettorali nell'anno che precede il voto diverrà un principio di diritto valido in Italia, cosa che potrebbe convincere Mattarella a non firmare la nuova legge.

 

salvini meloni

Anche per questo attorno a Meloni si registra grande agitazione e voglia di accelerare. L'obiettivo è di evitare l'anomalia autunnale delle elezioni del 2022 e portare l'Italia al voto nella primavera del 2027. Dunque, al massimo ci sarebbe tempo fino all'estate del 2026. Sempre che la sentenza arrivi prima.

 

Al Pd farebbe gioco restare con il Rosatellum. Anche alla Lega converrebbe, ma Meloni ha spiegato a Matteo Salvini una cosa semplice: «Se non cambiamo la legge elettorale, perdiamo tutti».

 

Apportare determinate modifiche e farlo in un certo tempo diventa essenziale anche per gli altri due punti in discussione nel procedimento in sospeso alla Cedu, due presunte violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo: l'assenza della possibilità, come avviene in Germania, per un semplice cittadino di fare ricorso diretto alla Corte Costituzionale contro la legge elettorale (oggi bisogna passare da un tribunale, e nel caso del Porcellum ci sono voluti quasi 9 anni per smontarlo alla Consulta) e i limiti sul voto disgiunto.

 

ROSATELLUM SENATO

La legge attuale non prevede la differenziazione tra parte proporzionale e parte maggioritaria. Un voto vale per entrambe. Se la Cedu dovesse rilevare una violazione al diritto alla libertà di voto, il meccanismo dell'indicazione disgiunta sarebbe un aiuto in più per i partiti di opposizione: perché attraverso una strategia di desistenza sui collegi potrebbero marciare divisi per colpire uniti […] Nel caso del ricorso di un qualsiasi cittadino, una sentenza della Corte favorevole ai ricorrenti italiani renderebbe più facile appellarsi contro la nuova legge Meloni, a maggior ragione se dovesse passare negli ultimi mesi di legislatura. […]

rosatellum senato1

Ultimi Dagoreport

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO