
SESSO, DROGA, BUGIE E…MAFIA TURCA! VALENTINA PERONI DOPO L'OMICIDIO A SESTO SAN GIOVANNI DI HAYATI AROYO, SUOCERO DI UN BOSS TURCO, CERCAVA UN NUOVO "SCHIAVO" - LA BUGIA SULLA GRAVIDANZA (LE INDAGINI HANNO SVELATO CHE IL PADRE NON ERA AROYO, MA IL 33ENNE CONVIVENTE ALBANESE DELLA DONNA), I FESTINI A BASE DI COCA E IL "TRIO" DELLA PERONI CON IL MARITO (ANCHE LUI FINITO IN CARCERE) E IL CONVIVENTE (SI ERANO CONOSCIUTI SU UN SITO DI INCONTRI) – IL RAPPORTO TRA VALENTINA E LA VITTIMA (“LUI LE COMPRAVA TUTTO, DALLA COCAINA AI PIERCING E AL MANGIARE. VALENTINA SAPEVA DOVE LUI TENEVA LA DROGA”) - IL MOVENTE DEL DELITTO? IL FORTE ASTIO PER UN VIDEO INTIMO DELLA 36ENNE GIRATO DALLA VITTIMA - QUELLO SCHIAFFO TIRATO DAL TURCO A VALENTINA DAVANTI A UN PIATTO DI COCAINA…
Federico Berni,Matteo Castagnoli per il "Corriere della Sera" - Estratti
valentina peroni Emanuele Paganini elvis simon
«Mi ha confidato che Valentina era incinta e aspettava un figlio da lui. Me lo raccontava come certo. Vito era contento. Io ho molti dubbi.
Penso che lei lo abbia usato per “ricattarlo” chiedendo soldi o mantenimento».
A confidarlo alla polizia quattro giorni dopo l’omicidio di Hayati Hayim Aroyo — o Vittorio, Vito com’era chiamato il 62enne turco ucciso a Sesto San Giovanni (Milano) la notte del 23 luglio — è un amico della vittima.
E il suo sospetto era fondato. Perché dalle chat intercettate tra Valentina Peroni, 36 anni, e l’amico (di fatto convivente) Elvis Simoni, 33, gli inquirenti hanno scoperto che il vero padre era proprio il 33enne. Non Aroyo.
Peroni, di Busto Arsizio, e Simoni sono stati arrestati venerdì (oggi la convalida) insieme al marito della donna — Emanuele Paganini, 38 anni — perché accusati dell’omicidio del 62enne turco, suocero di Hüseyin Saral, leader dei Sarallar, organizzazione criminale turca.
L’amico di Aroyo il 27 luglio scorso aveva chiarito i rapporti tra la 36enne e la vittima. «Vito le comprava tutto, dalla cocaina ai piercing e al mangiare.
Valentina sapeva dove lui teneva la droga. Passava giorni interi con lui». L’amico aveva anche raccontato che la coppia e Aroyo avevano iniziato a frequentarsi a fine giugno. Il 62enne organizzava dei festini in cui veniva spacciata cocaina.
I tre arrestati invece s’erano conosciuti su un sito di incontri.
Ma nell’ultimo periodo — aveva aggiunto — le cose stavano cambiando: «Parlando di lei, mi aveva detto: “Adesso mi sta rompendo”». Poi l’omicidio.
Aroyo era arrivato in via Fogagnolo, a Sesto, da poco. La casa gliel’aveva lasciata un universitario, in quel momento fuori Milano. Lì la notte tra il 22 e il 23 luglio Peroni aveva fissato un appuntamento con il 62enne. Che le aveva pagato il taxi con un anticipo tramite bonifico di 100 euro.
La 36enne era però arrivata con i due complici, accompagnata da un amico estraneo ai fatti. Aveva intascato la somma. Poi era entrata in casa, aprendo la porta a Simoni che aveva aggredito Aroyo con 30 coltellate prima di incendiare l’appartamento.
A spingere gli arrestati a ucciderlo — come avrebbero spiegato alcuni di loro dopo il fermo — sarebbe stato il forte astio per un video intimo della 36enne girato dalla vittima qualche settimana prima del delitto. Dal lavoro degli investigatori della squadra Mobile, guidati da Alfonso Iadevaia e coordinati dal pm Marco Santini, era emerso anche un altro episodio.
Un mese prima dell’omicidio, mentre erano sdraiati sul letto davanti a un piatto di cocaina, Aroyo aveva tirato uno schiaffo alla donna: «Mi hai rotto». «Che schifo», la risposta della 36enne. Ma dopo averlo ucciso, la ricerca di denaro per sostenere «i suoi vizi», per trovare droga di «buona qualità» non s’era fermata.
E così il 22 agosto Peroni aveva fatto delle ricerche su Instagram. La parola chiave: «schiavi». Aveva contattato un profilo, che però aveva rifiutato di darle in cambio dei soldi.
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